RIVOLUZIONE NELLA CURA DEL PAZIENTE AMPUTATO DI UN ARTO……

………..IL NUOVO TRATTAMENTO RIABILITATIVO SI CHIAMA THEAL THERAPY

La perdita di un arto rappresenta per il paziente un momento doloroso della propria esistenza sia dal punto psicologico che fisico. Infatti, oltre alla disabilità con cui dovrà convivere ogni giorno, la persona a cui è stato amputato l’arto troppo spesso dovrà convivere con una cicatrice non perfettamente guarita e con un dolore al moncone e dovrà sottoporsi a lunghi cicli di riabilitazione. Si calcola che in Italia ogni anno ci siano circa 15mila nuovi pazienti e secondo l’Istituto Superiore di Sanità per i soggetti anziani oltre i 74 anni vi sono state nel 2003 4.877 amputazioni chirurgiche relative agli arti inferiori dovute a vasculopatie e non a cause traumatiche. Dopo l’amputazione il paziente ha bisogno di un lungo percorso riabilitativo e, proprio per aiutarlo nel recupero, giunge in soccorso l’innovativa tecnica messa a punto da Mectronic, l’azienda italiana leader internazionale nel campo dei laser per la riabilitazione, che dopo anni di ricerca e innovazione ha messo a punto la Theal Therapy (Temperature controlled High Energy Adjustable multi-mode emission Laser) ovvero lalaser terapia a energia modulata e termo controllata, punto di arrivo dopo anni di ricerca, tecnologia e innovazione che ha stabilito un nuovo standard nel settore. “Il problema del dolore del moncone è particolarmente importante perché vanifica ogni possibile utilizzo della protese anche se fatta ad arte e con una impeccabile riabilitazione – spiega il dottor Roberto Casale, direttore scientifico di Habilita e responsabile dell’ambulatorio di fibromialgia di Habilita Poliambulatorio San Marco di Bergamo – Il suo controllo è quindi indispensabile per ridare al paziente amputato la migliore qualità di vita possibile. Le lunghezze d’onda e le modalità d’emissione utilizzate nella Theal Therapy sono in grado di agire indipendentemente sia sui processi di guarigione primari e secondari della ferita chirurgica, che sul dolore del moncone”. Molte di queste amputazioni riguardano gli arti inferiori in particolar modo il piede diabetico: secondo l’Associazione Italiana Podologi infatti, un diabetico su quattro ne soffre e nel 2003 sono stati dimessi dagli ospedali italiani 6.725 pazienti amputati che nel 2005 sono aumentati a 7.082. Anche secondo l’OMS i dati mondiali sono allarmanti: si stima che il numero dei diabetici raddoppierà entro il 2025 raggiungendo quota 300 milioni rispetto ai 120 milioni del 1996 e il 15% dei diabetici riscontrerà un’ulcera che sfocerà, nel 3% dei casi, in un’amputazione sopra la caviglia. Infatti, 84 pazienti amputati su 100 hanno avuto un peggioramento che è sfociato in un’ulcera del piede che in seguito, si è aggravata sfociando in cancrena ed amputazioni.

 

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