Andrea Pandolfi nuovo consulente per la Massese (Serie D)……..

“L’infortunio di natura tendineo/muscolare/articolare sia da trauma, sia da affaticamento, sia posturale non deve esistere nella carriera di un’atleta”

In esclusiva, applicato ad una squadra di calcio, un protocollo di prevenzione educativo a sfondo “olistico”.

 

 

 

Sarà il dott. Andrea Pandolfi ad affiancare la Massese (Serie D) per la prevenzione infortuni. Il Consulente Olista, occupandosi dell’area studio, ricerca e metodologia applicata all’attività agonistica e prevenzione infortuni, avrà come suo unico obiettivo, quello di accompagnare la persona nella sua crescita come professionista, ma anche nel renderlo consapevole del come il suo corpo agisce e funziona nel momento in cui entra sotto stress. Unica via, dapprima per ridurre e successivamente, eliminare la possibilità di infortunio nella sua carriera. Questo perché vedere la persona/calciatore in infermeria, significa aver fallito nel progetto di crescita e affermazione del talento.

Ne parliamo proprio con Andrea Pandolfi.

D: Le società più blasonate in Italia come, ad esempio, Roma e Milan, hanno investito milioni di euro nella prevenzione infortuni attraverso un laboratorio munito sia di professionisti specializzati nel campo, sia di tecnologie all’avanguardia, per garantire un unico obiettivo: la salute di ogni singolo calciatore. Non vorrà mica dirci che quanto realizzato, non serve a nulla?

R: Rispondere con un semplice si o, con un no, non ci aiuta ad entrare nel vivo della questione. Quanto fatto da queste società ma, anche, da altre sparse in Europa e, nel mondo, per come funziona il modo di fare ricerca e prevenzione, è magnifico, anzi, inappellabile. Ma, la questione, è capire che cosa significa fare prevenzione e, una volta messa in chiaro, applicarla. Ora, se analizziamo il significato della parola: prevenire osserviamo che, tale concetto, si occupa di impedire che accada qualcosa. Bene. In che modo, quindi, decidiamo di stabilire delle regole da seguire, per evitare che possa accadere, in questo caso, un infortunio? Da sempre, si è deciso, divenendo una modalità convenzionale, di aspettare che accada l’evento per, poi, studiarlo in modo da “prevenire” che, tale incidente, non accada nuovamente ma, purtroppo non è così,: vedi ad esempio, il caso Strootman, Florenzi, tanto per citare qualche nome. Evidentemente, seguendo questa procedura qualcosa, ad oggi, a livello di prevenzione, non funziona neanche spendendo milioni di euro. Dunque, la metodologia convenzionale, sulla prevenzione, non è vincente nell’espletamento delle sue funzioni.

D: Con questo, cosa ci vuol dire, che il sistema non funziona? Che si occupa di prevenzione, è un’incompetente? Che a oggi, i milioni investiti nella ricerca, sono soldi buttati?

R: Tante domande, un’unica risposta: no. Ma, è fondamentale, spostare l’attenzione su altri aspetti legati alla persona/calciatore. Solo così, è possibile tirare fuori un progetto di studio, ricerca e sperimentazione all’avanguardia e, soprattutto, funzionale, per quanto riguarda l’eliminazione dell’infortunio. Fissarsi solo ed, esclusivamente, su agenti esterni per, poi, ritenerli la causa scatenante dell’infortunio, mi creda, siamo molto lontani dalla soluzione definitiva. Non posiamo addossare la colpa ai tacchetti, al campo, al clima, allo stress allenamenti ravvicinati. Riconoscerlo, significa che ogni distinto calciatore, è infortunato. Ma, non è così, quindi, cominciamo a porci domande sul perché non accade tutto ciò. Certo, se vogliamo fare business, speculando sulla salute della persona, accomodatevi, ma a questo punto, non dobbiamo più parlare di prevenzione ma, bensì, di altro. A lei, la scelta dell’argomento.

D: Ebbene, se l’infortunio non dipende da agenti esterni, se quanto applicato, a livello di prevenzione, non tutela la salute del calciatore, lei, cosa è in grado di proporci?

R: Prima di entrare nello specifico, voglio citarle una frase di un professionista, addetto ai lavori, in merito di prevenzione nel calcio e, nello sport in generale: “Quando vedo un’atleta in infermeria, significa che ho fallito”. Detto da un fisioterapista, ossia, da una figura sanitaria, legata al metodo convenzionale, significa che, il sistema, non funziona. Questo perché l’infortunio, non fa parte della carriera di un’atleta. Ecco, questo, è quello che cerco di fare, ossia, impedire, realmente, che tale evento “dannoso” possa accadere. Naturalmente, la metodologia d’intervento, che applico, prevede un protocollo di lavoro che, staccandosi dai cosiddetti agenti esterni, perché conseguenza del danno, prende in considerazione tutto ciò che riguarda l’identità della persona, la sua storia e, il come, entrambe, le utilizza nel momento in cui esercita la sua professione, in questo caso, il calciatore. Nessun algoritmo, che tiene in considerazione l’aspetto tattico/tecnico, perché secondari alla persona. Bisogna vedere “il cavallo”, prima di comprare la sella, altrimenti, sono guai, in questo caso: infortunio.

D: Alla luce dei fatti, come fa ad impedire che, l’infortunio, possa accadere?

R: La questione infortunio, rappresenta un’anomalia legata ad uno stress cronico, ossia, prolungato nel tempo. Che conduce il corpo mediante la sua postura, a perdere il suo assetto naturale e, di conseguenza, ad intaccare una specifica parte del corpo, procurando il danno fisico. Per poter evitare tale effetto domino, è necessario produrre una chiave di lettura diversa, da quella a cui siamo abituati. Una strategia d’intervento, quindi, che prende in considerazione una serie di informazioni che, se non comprese, andranno a produrre il danno. Ecco, questo, è quello che cerco di fare, ossia, decodificare tali informazioni per, poi, neutralizzarle prima che, le stesse, attivino la modalità stress/infortunio. Nel fare tutto ciò, mi avvalgo di un protocollo di lavoro capace di costruire, grazie ad una metodologia e, l’applicazione di una serie di strumenti innovativi ed esclusivi, una mappatura della Struttura Persona che, evidenzia, nei minimi particolari, sia l’aspetto: energetico/emozionale, simbolico/posturale, caratteriale/comportamentale, semantico/semiotico, memorie cellulari/anamnesi; concepimento/gravidanza/travaglio/parto; in modo da consentirmi di stabilire una modalità d’intervento ad hoc sia a breve, sia a medio e, infine, a lungo termine, fondamentale, sia per ripristinare l’omeostasi a livello di organismo, sia per stabilizzare l’aspetto posturale, sia per diffondere un equilibrio e continuità a livello di autostima, sia per diffondere un senso profondo di consapevolezza nei confronti del proprio corpo. Tutti aspetti, questi, che garantiscono, dapprima, l’abbassamento del rischio infortunio, fino ad evitarlo definitivamente. Questo per me, significa fare prevenzione.

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