IBI LORENZINI: CENT’ANNI DEDICATI (CON SUCCESSO) ALLA SALUTE

39 principi attivi ideati, utilizzati in prevalenza per la produzione di antibiotici e farmaci per patologie gastrointestinali, 186 prodotti finiti, 10% di produzioni biotech, 80% di farmaci esportati all’estero, per la gran parte negli Stati Uniti, 2 filiali distributrici in Europa che soddisfano le richieste di 20 Paesi nel mondo, 84 milioni di euro di fatturato, 50 milioni di euro investiti in innovazione, ricerca e sviluppo negli ultimi 10 anni.

Sono i numeri di IBI (Istituto Biochimico Italiano) Lorenzini, raggiunti in 100 anni di produttività, presentati Sabato 29 Settembre, presso lo stabilimento di Aprilia dove l’azienda risiede dal 1975 dopo il trasferimento dall’originaria sede milanese di via Ripamonti. Dopo aver ‘scoperto’ il valore biologico delle vitamine nella prevenzione di diverse malattie e avere sviluppato molecole per terapie antibiotiche o per patologie gastrointestinali innovative, oggi l’azienda punta all’high-tech. Ovvero alla creazione di cure all’avanguardia basate, ad esempio, su anticorpi monoclonali e sistemi di delivery innovativi come le nanoparticelle per implementare la conoscenza soprattutto in ambito di neuroscienze e/o nuove terapie per malattie neurodegenerative come Alzheimer e tumori. «Per arrivare a colpire nel segno queste malattie – commenta Camilla Borgese, Presidente IBI – esplorando nuovi ambiti scientifici, come ad esempio l’immuno-oncologia, è fondamentale la collaborazione fra ricerca di base e ricerca clinica industriale, implementando ‘forti’ partnership internazionali». IBI è fra le 9 istituzioni internazionali che partecipano al progetto “B-Smart”, finanziato dalla Comunità Europea (Horizon 2020), focalizzato alla migliore conoscenza dell’Alzheimer. «Stiamo lavorando – aggiunge la Presidente – su un principio attivo, l’RNA cioè l’acido ribonucleico, che ha la potenzialità di poter bloccare la produzione di proteine responsabili dell’insorgenza e progressione delle malattie degenerative». A questo si affiancano “Nanogskin”, un progetto di ricerca internazionale (EuroNanoMed III) dedicato allo studio e allo sviluppo di nanoparticelle contenenti antibiotici, utili a superare i lunghi tempi di crescita della pelle e l’insorgenza di complicanze associate a infezioni in caso di ferite croniche o nei grandi ustionati. Poi c’è “MenHub” (proposto da Menarini, con IBI tra i partener industriali) che punta invece alla creazione di un polo di attrazione industriale per aziende biotech nel Lazio, basato sulla tecnologia molecolare DEPArrayTM per isolare le cellule tumorali. «Cerchiamo di applicare il nostro know-how e expertise nella produzione GMP (Good Manufacturing Practice, ovvero nome di buona fabbricazione) e nella messa a punto di farmaci, collaborando con centri europei altrettanto all’avanguardia e innovativi. Inoltre, in funzione di nuove autorizzazioni AIFA del 2015, siamo entrati a pieno regime nella produzione di prodotti biologici per studi sperimentali. Ad essi contribuiamo sia ‘tecnologicamente’, isolando e purificando la proteina da cellule di mammifero, sia ‘materialmente’, confezionando il prodotto finale per la sperimentazione».

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *