Andrea Tambè in piedi dopo 13 anni: a Marina di Ragusa ha “camminato” grazie all’esoscheletro

La sua vita si è spezzata, improvvisamente, 13 anni fa. Per Andrea Tambè, 35 anni, di Barrafranca, c’è un prima ed un dopo. Prima di quel terribile incidente che, all’improvviso, cambiò il corso della sua vita. Aveva 22 anni ed una vita davanti a se: era stato paracadutista della Folgore, in Iraq, ed era appena tornato nel suo paese. Aveva comprato una moto. Un giorno, un terribile giorno, un’auto lo travolse. Rimase con la sua moto sulla schiena per ore. Sopravvisse, ma le sue gambe non si muovevano più. Da allora, Andrea vive sulla sedia a rotelle.

 

È tornato in piedi, per la prima volta, il 25 giugno. A Marina di Ragusa tocca a lui provare, per primo, l’esoscheletro Free walk, un esoscheletro di ultima generazione, realizzato con tecnologia giapponese, che consente a chi ha avuto delle lesioni midollari di tornare in piedi e di “camminare”. Traduce in movimento la volontà del paziente che, aiutato dalle stampelle, riesce a muovere i primi passi. È stato così per Andrea che, dapprima timidamente, poi più decisamente, è riuscito a muovere quel piede fermo da 13 anni. Sono i tecnici della Rizzoli di Bologna, Alessandro Nobili e Mattia Corsi, aiutato da Pietro Di Falco, di Orthom Group Ragusa, di guidare i primo movimenti di Andrea. «L’esoscheletro Free Walk – spiegano – è uno strumento adatto per soggetti con lesione midollare grave, completa o incompleta, che può essere utilizzato a seguito di lesioni da C7 in poi. Chi deve utilizzarlo deve avere l’uso delle braccia su cui poggia gran parte dello sforzo che il soggetto dovrà fare. Questo modello di esoscheletro pesa appena 20 chili, è molto leggero, flessibile, facile da manovrare. Possono utilizzarlo persone con un’altezza da 1,50 a 1,90 e con un peso inferiore ai 100 chili. Per pazienti giovani, che imparino ad utilizzarlo bene, può consentire una camminata con una media di 4 chilometri orari. Ha una batteria con un’autonomia di 4 ore. I pazienti devono essere aiutati e sostenuti, ma via via si può acquisire una quasi totale autonomia».

«Andrea mi ha dato una grande emozione – aggiunge Pietro Di Falco – Questo modello dà la sensazione che sia il soggetto a guidare il movimento, rispettando l’intenzionalità della persona che lo utilizza. Un tecnico della riabilitazione sa quanto questo aspetto sia importantissimo, anche da un punto di vista psicologico, per il soggetto disabile».

 

 

 

Di Falco ha un sogno: dar vita, anche in Sicilia, dove i viaggi della speranza, fuori dall’isola, portano costi esorbitanti per la sanità siciliana, a centri specializzati dove i pazienti possano utilizzare l’esoscheletro. Esso ha un costo di circa 7500 euro, ma è possibile una forma di noleggio,  molto economica. «Alla fine della dimostrazione a Marina di Ragusa – ha detto Di Falco _ un uomo in carrozzina mi si è avvicinato: “Il prossimo anno si sposa mia figlia – ha detto – io vorrei accompagnarla all’altare camminando. Mi dica cosa devo fare”. E io ho un obiettivo: che il sogno di quell’uomo diventi realtà».

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