La luce e i silenzi. Orazio Gentileschi e la pittura caravaggesca nelle Marche del Seicento  

La Regione Marche, il Ministero per i Beni e le Attività culturali, il Comune di Fabriano e Anci Marche presentano la mostra La luce e i silenzi: Orazio Gentileschi e la pittura caravaggesca nelle Marche del Seicento a cura di Anna Maria Ambrosini Massari e Alessandro Delpriori, che coinvolgerà non solo la Pinacoteca Civica Bruno Molajoli di Fabriano, ma anche due evidenze storico-artistiche molto importanti della città, il Duomo e la Chiesa di San Benedetto.

 

 

 

L’esposizione fa parte del progetto Mostrare le Marche, nato dal protocollo d’intesa fra la Regione, il Mibac, l’Anci Marche, la Conferenza Episcopale e i Comuni di Macerata, Ascoli Piceno, Fermo, Loreto, Matelica e Fabriano per promuovere la conoscenza e lo sviluppo dei territori colpiti dal sisma del 2016. La mostra è l’ultima di un ciclo di 5 grandi mostre che hanno già interessato le città di Loreto, Macerata, Ascoli Piceno, Fermo, Matelica. Ora è Fabriano e il suo territorio a raccontare un altro grande artista – Orazio Gentileschi – che lavorò e soggiornò nelle Marche nel secondo decennio del Seicento, puntando i riflettori sulla sua attività marchigiana con importanti scoperte, confronti, anche inediti, e un ulteriore approfondimento del rapporto di Gentileschi con Caravaggio e l’influenza che questo suo caravaggismo ebbe sulla regione.

La mostra, che sarà visitabile dal 2 agosto all’8 dicembre 2019, riunisce i capolavori di Gentileschi realizzati tra Ancona e Fabriano,  come la sublime Circoncisione, La Vergine del Rosario oggi nella Pinacoteca Civica, la Visione di Santa Francesca romana oggi a Urbino (Galleria Nazionale delle Marche), e l’intensaMaddalena per l’Università dei Cartai, nucleo di una stanza tematica in cui Gentileschi viene messo a confronto con Guerrieri, il grande caravaggesco marchigiano cui è riservata una mostra nella mostra, Baglione, Turchi, Valentin, Vouet, Cagnacci e molti altri.

Infine, le opere della Cattedrale di San Venanzio, tra cui la Crocefissione, e della Chiesa di San Benedetto, contesti ricchissimi, sono parte integrante del progetto e del percorso espositivo e riflettono, a gradazioni diverse, la conversione caravaggesca dell’artista.

La mostra vuole anche dimostrare come ci siano state presenze altrettanto preziose tra coloro che hanno fatto da contrappunto alla diffusione del linguaggio caravaggesco, mostrandone l’impatto ma con un’inflessione più classicista, tra Bologna e Roma, come in Giovanni Lanfranco, Emilio Savonanzi, Simone Cantarini, Guido Cagnacci, Giuseppe Puglia, Girolamo Buratti o nel dibattersi di due anime e due epoche, come inPomarancio, Andrea Lilli e Filippo Bellini.

 

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