Acne: anche in età adulta mina l’autostima e rende difficile il rapporto con gli altri

Con 8 persone su 10 che ne soffrono in un dato momento della propria vita, l’acne è uno dei disturbi cutanei più comuni: raggiunge l’apice durante l’adolescenza, ma può persistere nell’età adulta. L’acne tardiva ha un’incidenza maggiore nella popolazione femminile ed è spesso causa di disagio psicologico e sociale, come confermano in dati di un’indagine realizzata in Italia da Kleresca, azienda attiva in ambito dermatologico.

 

Nel caso soffrisse di acne, la maggior parte delle donne intervistate (42%) sarebbe più preoccupata dal fastidio o disagio fisico – che nei casi più gravi diventa dolore – ad essa associato. Ma poiché si manifesta anche sul viso, il nostro ‘biglietto da visita‘ per eccellenza, non è da sottovalutare l’impatto sulla sfera emotiva. Secondo una donna su tre (32%), l’acne impatterebbe in maniera negativa sulla propria autostima, mentre il 26% mal sopporterebbe l’idea di essere schiava del trucco correttivo per rendersi ‘presentabile’.

 “Il pensiero comune è che l’acne, e tutte le problematiche connesse, sia una malattia che rimane circoscritta all’adolescenza”, commenta il dermatologo e dottore di ricerca in biomedicina e scienze immunologiche Matteo Bordignon. “Quando persiste oppure si manifesta per la prima volta dopo i 20 anni, può risultare ancora più difficile da accettare e affrontare, creando grande frustrazione nel paziente e aumentando il rischio di disturbi come ansia sociale e depressione”.

Minore impatto si riscontrerebbe in ambito lavorativo: il 43% delle intervistate non crede che l’acne possa rendere più complicato il rapporto con colleghi o clienti, mentre il 40% pensa l’opposto. Ma le percentuali si ribaltano se si prende in considerazione la fascia fino ai 35 anni: il 39% contro il 44%.

Per far fronte al problema l’83% delle donne intervistate da Kleresca non indugerebbe a rivolgersi a uno specialista della pelle. Non esiste una causa conclamata dell’acne, ma gli studi più recenti indicano una combinazione di quattro eventi: eccessiva secrezione di sebo, ostruzione dei follicoli o pori, presenza di batteri C. Acnes, e infiammazione.

 “Per trattare l’acne abbiamo a disposizione un ventaglio di prodotti farmacologici sia topici sia orali, dai retinoidi agli antimicrobici e antibiotici, tra cui scegliere in base alla gravità e agli specifici sintomi della patologia”, informa il dottor Bordignon. “Oggi ci sono anche alternative ai farmaci, come l’energia luminosa fluorescente, che penetra delicatamente la cute innescando i naturali processi delle sue cellule. Rispetto alle soluzioni tradizionali ha pochissimi e leggeri effetti collaterali, tutti transitori, e può essere effettuata tutto l’anno perché non provoca fotosensibilità”.

L’energia luminosa fluorescente è alla base del Kleresca® Acne Treatment, un trattamento non invasivo che uccide i batteri responsabili dell’acne, riduce l’infiammazione e stimola la produzione di collagene, attenuando le cicatrici dovute all’acne. Il trattamento, che combina l’azione della luce LED a quella dei cromofori presenti in uno speciale gel che viene applicato sulla cute, ha una durata di 9 minuti e il protocollo prevede in genere due sessioni a settimana per sei settimane.

 

Note sull’indagine Kleresca

L’indagine è stata condotta dall’ufficio studi di Demetra su commissione di Kleresca® su un campione rappresentativo di oltre 1000 persone over 18 anni residenti in Italia.

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