Io, terapista occupazionale, aiuto i pazienti in carrozzina a tornare a essere se stessi

Il ruolo del terapista occupazionale è fondamentale per i para/tetraplegici. Chi
subisce una lesione al midollo deve imparare di nuovo a essere autonomo,
nonostante la sedia a rotelle

Insegna come occuparti della tua igiene quotidiana, come vestirti e
spogliarti, ma anche come muoverti in casa, come chiedere alla motorizzazione di ottenere la
patente o al condominio il posto auto riservato, è un po’ un amministrativo e un po’ un sanitario, è
un professionista della salute, un fisioterapista: è un terapista occupazionale. Un ruolo complesso
e di fondamentale importanza per il paziente che ha subito una lesione spinale e che, superata la
fase chirurgica, ha bisogno di tornare a essere se stesso, ma in un corpo diverso.
Un ruolo che la dott.ssa Chiara Russo, 38 anni di cui 14 passati nel reparto riabilitazione mielolesi
del Presidio CTO dell’ASST Gaetano Pini-CTO, ricopre con grande passione. “Ho scelto questa
professione perché, seppur molto complessa, in ambito riabilitativo offre la possibilità di essere
fondamentale per il paziente tanto quanto lo è un chirurgo”. Il percorso con il terapista
occupazionale comincia dalla valutazione posturale, come spiega la dott.ssa Russo: “Nel corso
della mia carriera, mi sono specializzata nella valutazione posturale che è il primo step per rendere
autonomo paziente che ha subito una lesione”.
Stabilito se si tratta di un paziente paraplegico o tetraplegico e compreso quindi quali sono le
azioni che può compiere autonomamente, comincia la fase più delicata e cioè l’approccio al
paziente: “Nella fase inziale i pazienti mal sopportano la presenza del terapista occupazionale
perché lavorare con noi significa essere messi di fronte ai limiti che indubbiamente una lesione
spinale comporta. Il semplice gesto di lavarsi i denti, per esempio, diventa faticoso perché il
paziente deve imparare a sedersi in carrozzina, a raggiungere il bagno che deve essere modificato
sulla base delle sue attuali esigenze e a usare uno spazzolino che ha l’impugnatura adattata. Tutto
questo, solo per compiere uno dei tanti gesti della routine quotidiana”.
Accettare e convivere con un corpo diverso non è facile per nessuno e diventata ancora più
complicato se la lesione sembra costringe il paziente a rinunciare alle proprie passioni. La
dott.ssa Russo si emoziona raccontando di una ragazza di 22 anni che grazie alla terapia
occupazionale è tornata a ballare la salsa: “Tutti i pazienti sono importanti per me, ma porto
sempre nel cuore le risate di una mia paziente quando è tornata con la carrozzina sulla pista da
ballo. All’inizio della terapia era molto arrabbiata e triste, spesso mi aggrediva verbalmente
quando io la spronavo a imparare a compiere un determinato gesto piuttosto che un altro. Così,
conoscendo la sua passione per i balli caraibici, le ho lanciato una sfida: le ho detto che se mi
avesse seguita avrei fatto in modo di farla tornare a ballare. Quando è successo è stata una

serata magnifica che mi ha ripagato di tutto l’impegno. Oggi, non solo trascorre le serate libere in
discoteca, ma guida la sua auto e ha ripreso gli studi universitari”.
Il terapista occupazionale, quindi un operatore sanitario in possesso del diploma universitario
abilitante, per la riabilitazione simula con il paziente azioni della vita quotidiana e utilizza attività
espressive, manuali/rappresentative, ludiche per aiutarlo a recuperare il più possibile
l’autonomia: “Al Presidio CTO, anche grazie alla presenza di APL, Associazione Paraplegici
Lombardia, utilizziamo molto la sport-terapia, aiutando i pazienti a imparare a tirare con l’arco, a
giocare a calcio balilla o a tennis tavolo”. Non solo, il terapista occupazionale si reca a casa del
paziente per costatare se l’ambiente che lo accoglierà è adeguato e sottoscrive una relazione. Lo
stesso avviene per la sede di lavoro. Inoltre, mette in contatto il paziente con la motorizzazione
per poter avviare le pratiche per avere l’abilitazione alla guida. Suggerisce ai pazienti e ai cargiver
le attività e le associazioni sul territorio con le quali entrare in contatto.
Il terapista occupazionale è, quindi, una figura chiave nell’erogazione della integrazione
sociosanitaria e nella presa in carico delle persone portatrici di una mielolesione, a garanzia del
rientro protetto al proprio domicilio. La presenza dei terapisti occupazionali e delle associazioni di
pazienti è infatti un valido supporto per il paziente para e tetraplegico, ma anche per i caregiver
che dovranno imparare anch’essi a convivere con la nuova condizione dei loro familiari. Proprio
per la necessità di avere una maggiore attenzione nei riguardi dei pazienti medullolesi, l’ASST
Gaetano Pini-CTO ha deciso di investire i fondi ricevuti da Regione Lombardia per la
ristrutturazione (in corso) del reparto mielolesi e della vasca riabilitativa che saranno ancora più
confacenti alle esigenze di chi ha subito una lesione spinale.

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