DPCM COVID-19: “Infermieri al servizio del Paese, ma anche le Istituzioni ci sostengano con i fatti”

Infermieri attori principali dell’assistenza, ma anche principali attori per l’attuazione delle misure
emergenziali del Governo e “vittime” potenziali di situazioni che queste possono creare.

Il decreto del presidente del Consiglio dei ministri dell’8marzo assegna agli infermieri compiti fondamentali
come quelli, dopo la comunicazione telefonica e l’accertamento del sospetto di contagio, di accertare
l'assenza di febbre o altra sintomatologia del soggetto da porre in isolamento e degli altri eventuali
conviventi; informare la persona dei sintomi, le caratteristiche di contagiosità, le modalità di trasmissione
della malattia, le misure da attuare per proteggere gli eventuali conviventi in caso di comparsa di sintomi;
informare la persona sulla necessità di misurare la temperatura corporea due volte al giorno (la mattina e la
sera).
“Le istituzioni sottolinea la Federazione -, proprio con l’infittirsi degli interventi, devono provvedere prima
di tutto a maggiori garanzie di presidi di protezione dal virus per ‘gli operatori della sanità pubblica’ di cui
però il Dpcm non parla in modo esplicito e che invece sappiamo essere uno degli aspetti più critici di questa
situazione”.
La FNOPI denuncia anche altri problemi che rischiano di emergere. Il divieto agli accompagnatori dei
pazienti di restare nelle sale di attesa dei dipartimenti emergenze e accettazione e dei pronto soccorso
(salvo specifiche diverse indicazioni del personale sanitario) e la limitazione dell’accesso di parenti e
visitatori a strutture di ospitalità e lungo degenza, residenze sanitarie assistite, hospice, strutture
riabilitative e strutture residenziali per anziani, autosufficienti e non, solo a casi indicati dalla direzione
sanitaria della struttura per prevenire possibili trasmissioni di infezione, potrebbero essere un motivo in più
per scatenare in molti casi la violenza contro gli operatori sanitari, ancora una volta infermieri in
testa. Anche su questo aspetto il silenzio del decreto riguardo alle misure a tutela degli operatori è
assordante.
“Le attese stressanti in pronto soccorso – spiega la FNOPI – sono considerate come una delle prime cause
scatenati della violenza, immaginiamo ora che evoluzione potrebbero avere con il divieto di restare accanto alla persona che ha bisogno di assistenza sanitaria”.
Per questo l’emergenza straordinaria e indiscutibile legata a COVID-19, oltre a tutte le necessarie misure di protezione degli operatori dal virus,  non deve far dimenticare secondo la FNOPI altri provvedimenti, come quello contro la violenza sugli operatori ai quali in questo caso è richiesto un impegno che va al di là delle proprie forze e che rischia anche di dare come contropartita una ulteriore occasione di stress e di pericolo
in più prima di tutto per i professionisti, ma anche per l’assistenza ai pazienti.

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