Nel Centenario della nascita di Alberto Sordi (1920-2020) Roma e l’Italia lo celebrano con una grande mostra.

di  Francesco Franza

 

 

 

 

 

Un evento straordinario celebra il centenario dalla nascita
di Alberto Sordi (1920-2020), l’apertura per la prima
volta al pubblico della sua storica villa romana, dove è
ospitata un’esposizione a lui dedicata, che è stata aperta
e si snoda tra i vari ambienti della casa e del giardino. Un
luogo leggendario, un’oasi di tranquillità e riservatezza
nascosta a sguardi indiscreti dal verde di Caracalla che la
circonda, dove Sordi si rifugiava per sfuggire a mondanità,
riflettori e bagni di folla e che diventerà presto un museo.
L’esposizione, che non ha precedenti, si snoda tra i vari
ambienti della casa e del giardino per illustrare la lunga
carriera e la vita dell’attore attraverso documenti inediti,
oggetti, abiti, fotografie, video, curiosità. Oltre alla Villa, il
Teatro dei Dioscuri ospita una seconda sezione con un
importante focus su “Storia di un italiano”, il programma tv
degli anni Settanta, a cui il Nostro era particolarmente
affezionato.

 

 

 

Il percorso nella VILLA-MUSEO è tematico:
Sordi artista, Sordi Sciupafemmine, Sordi Benefattore, Sordi
americano. La mostra si avvale anche di  materiale
recentemente ritrovato che rivela al pubblico l'aspetto più
intimo e nascosto di questo grandissimo attore. Il progetto
espositivo rappresenta un’esperienza immersiva e
totalizzante, un viaggio alla scoperta dell’artista e dell’uomo,
un ritratto completo che fa emergere il contributo unico e

insostituibile che Sordi ci ha lasciato in eredità. Il progetto si
compone di due racconti che si sviluppano in parallelo: il
Sordi pubblico e il Sordi privato. Nel percorso la vita
pubblica e quella privata dell’attore si intrecciano generando
non poche sorprese, dando vita a una narrazione vivace e
avvincente conducendo il visitatore alla scoperta di alcuni
tratti inconsueti e poco conosciuti della personalità
dell’artista. La mostra monumentale dedicata ad Alberto
Sordi  si  prefigura dunque come  una esperienza
immersiva e totalizzante, un viaggio spettacolare alla
scoperta dell’artista e dell’uomo, un ritratto completo in
tutti i suoi risvolti e le possibili sfaccettature; un racconto
che lascia emergere il contributo unico e insostituibile che
ci ha lasciato in eredità. Sordi è entrato a gamba tesa nella
memoria collettiva, attentissimo come era all’evoluzione
della società da cui traeva ispirazione per le storie e i
personaggi da portare sullo schermo;   è stato fondamentale
per averci confezionato il ritratto di un’epoca e  restituito la
storia  del  nostro  paese dagli anni a cavallo della seconda
guerra mondiale fino al boom economico e agli anni ’60. I
suoi film e i suoi personaggi sono lo specchio della società
dell’epoca raccontata con sottile ironia cogliendone, con
profonda leggerezza ma anche ferocia, voli e cadute,
speranze e delusioni, altezze e miserie umane, con uno
sguardo sempre arguto e geniale. “Una grande sezione
chiamata  “Alla scoperta di Alberto Sordi”, contiene
diversi materiali pieni di sorprese, che possono
accompagnare il pubblico alla scoperta della dimensione più
autentica, e per molti versi inaspettata, di Sordi”,
sottolinea Alessandro Nicosia, tra i curatori della mostra.

 

 

“Proprio per valorizzare la storia di questa casa ho cercato di

rispettare gli ambienti che sono rimasti intatti dopo la morte
dell’attore, così come lui li aveva voluti e vissuti, facendoli
dialogare con la proposta espositiva studiata per consentirne
la visita come se si fosse ospiti dell’attore”.
Un viaggio peculiare alla scoperta dell’artista e dell’uomo, la
cui unicità è rimarcata anche dal presidente della Fondazione
Albero Sordi, Italo Ormanni: “Le mostre sono, in genere,
qualcosa di astratto rispetto a quello che è stata la vita
quotidiana del soggetto. Questo caso rappresenta un unicum
perché si svolge nella sua abitazione, si cammina proprio lì
dove aveva camminato, ci si siede dove si era seduto, si vede
l’inginocchiatoio dove pregava. Tutto questo dà allo
spettatore una particolare sensazione di intimità”. Daniela
Porro, Soprintendente MIBACT, ricorda che la mostra è non
solo l’occasione per ricordare una grande personalità del
cinema e della cultura, ma anche l’opportunità di aprire la
villa che amava molto e di cui era molto geloso. “La casa era
molto frequentata, soprattutto fino alla scomparsa della
sorella maggiore di Sordi. Carlo Verdone, che aveva visitato
la casa ne scriveva, infatti, dicendo di aver avuto da quella
visita un’immagine di Sordi diversa da quella pubblica, di
aver percepito un’anima riservata e controllata, legata al
passato e poco propensa al presente. Per Sordi la casa era una
fortezza, in cui trovava il rigore e la disciplina dopo il
clamore della folla”.
La mostra, è aperta al pubblico  fino al 31 gennaio 2021  e le
celebrazioni culmineranno il 15 giugno 2021, giorno del
compleanno dell’attore, in cui sarà organizzata una festa con
tutti quelli che hanno lavorato con lui, con

testimonial Catherine Spaak. Il percorso espositivo parte
dalla presentazione della storia della Villa di via Druso al
Celio, costruita nel 1930 su progetto dell’architetto Clemente
Busiri Vici e acquistata da Sordi nella primavera del 1954,
che la comprò solo poche ore dopo averla visitata. Il primo
ambiente, e anche il più importante, è quello del teatro, segue
un’area dedicata all’infanzia e alla famiglia e al legame con
la sua Roma. Una sezione importante è dedicata al “Sordi
segreto”, al suo rapporto con le donne, tante nonostante la
proverbiale refrattarietà al matrimonio (famosa la sua
dichiarazione “E che mi metto un’estranea in casa?’); così
come al Sordi benefattore, torturato dalla fama di taccagno
ma in realtà generoso, rigorosamente in segreto. La mostra
continua, poi, al Teatro Dei Dioscuri ( Roma – via
Piacenza,1), che ospita una seconda sezione con parte dello
sterminato materiale trovato durante le ricerche per la
realizzazione della mostra e che contiene un importante focus
su “Storia di un italiano”, il programma tv degli Anni ’70 a
cui era particolarmente affezionato. Lo spazio è messo a
disposizione da Istituto Luce Cinecittà, partner della
Mostra, che ha anche fornito immagini fotografiche a
audiovisive conservate nel prezioso Archivio Luce, ed ha
realizzato una video-installazione, curata da Roland
Sejko (David di Donatello per Anija- la nave), che sarà
proiettata, con ingresso gratuito, in una tensostruttura situata
all’interno della Villa. “In qualche senso Sordi con Storia di
un italiano, era custode della storia e della cultura d’Italia,
così come lo è il Luce, e quindi la nostra partecipazione al
progetto è stata del tutto naturale – sottolinea Roberto
Cicutto, AD e Presidente di Luce Cinecittà. Al Teatro dei
Dioscuri c’è anche un Auditorium in cui mi auguro

ospiteremo scuole, apriremo incontri e dibattiti capaci di
sviluppare un passaggio tra la tradizione e il futuro, creando
nuovi pubblici e nuove sinergie per il nostro cinema”. Sono
già oltre diecimila le richieste arrivate nei primi otto giorni di
apertura delle prenotazioni, a testimonianza del grande affetto
del pubblico per il ‘suo’ Alberto.

 

 

 

 

Tra i curatori della mostra
la giornalista de Il Messaggero Gloria Satta, che ha seguito
in particolare la sezione ‘Il mito americano’, visitabile al
Teatro dei Dioscuri. “Un mito raccontato tra ironia e
ammirazione che è stato importantissimo nella storia di Sordi
e al centro di molti suoi film, da Un americano a Roma, a Un
italiano in America, Un tassinaro a New York, a Mafioso. Per
Alberto l’America era da ammirare ma anche da dissacrare,
come nella famosa scena dei maccheroni, realizzata con un
solo ciak”. Co-curatore Vincenzo Mollica che ricorda i
numerosi episodi di cui è stato testimone, come il Leone alla
Carriera consegnato a lui e alla Vitti nel 1995: “Ricordo
Sordi che giocava come un bambino con Monica Vitti,
dicendo ‘e mo’ che ce famo col leone??’ E lei che rispondeva
con le ipotesi più assurde e surreali”. “Sordi aveva un cuore
grande da poeta, è stato un vero rivoluzionario anche nel
mondo della musica leggera, non ci sarebbe stata la
cosiddetta canzone demenziale, ma in quelle canzoni così
surrealiste ci metteva tanta umanità”, continua Mollica che
conclude scherzando: “Sordi è stato e sarà sempre un
benefattore dell’umanità. Santo subito è un po’ esagerato,
compagnuccio della parrocchietta è più appropriato, ma
sempre Sordi sia lodato”.

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