Tumore del colon: Al S. Anna un nuovo approccio chirurgico per migliorare la qualità di vita del paziente

L’Ospedale S. Anna di Ferrara è uno dei pochi centri in Italia ad utilizzare una nuova tecnica chirurgica e riabilitativa che permette, in gran parte dei casi, di lasciare inalterate le funzionalità dell’ultimo tratto dell’intestino.

 

 

L’intervento chirurgico per neoplasie del colon-retto prevede l’asportazione della porzione di intestino malata e dei linfonodi vicini. Per quanto concerne i tumori che insorgono negli ultimi centimetri dell’intestino, in questo caso è necessario un accurato studio preoperatorio per stabilire la posizione del tumore: se la neoplasia è particolarmente vicino all’ultimo tratto dell’intestino, l’intervento sarà demolitivo e prevedrà il posizionamento di un contenitore sterile di raccolta, permanente.

Grazie ad una nuova tecnica operatoria, però, in una gran parte dei casi è possibile salvare la naturale funzionalità intestinale sia attraverso l’utilizzo di sofisticati sistemi di dissezione chirurgica, con un’innovativa tecnica mini-invasiva chiamata TA-TME (Trans Anal Total Mesorectal Excision), sia utilizzando un trattamento di radioterapia e chemioterapia pre-operatorio. Questo intervento permette di asportare radicalmente il tumore lasciando però indenne l’ultimo tratto dell’intestino,  praticando una sutura tra quest’ultimo e il colon. Il periodo post-operatorio è caratterizzato da una specifica riabilitazione funzionale dei muscoli del pavimento pelvico, associato a particolari indicazioni dietetiche e nutrizionali. Il paziente verrà quindi seguito periodicamente presso gli ambulatori.

“La ricerca rappresenta il volano per garantire una assistenza sanitaria migliore.  Questo aspetto caratterizza l’Azienda Ospedaliero – Universitaria di Ferrara”, dove didattica ricerca e assistenza si integrano prioritaria mission dell’Ospedale. Sono le parole della dott.ssa Paola Bardasi, Commissario Straordinario del S. Anna. “Sul piano del trattamento dei pazienti oncologici – prosegue Bardasi – è importante seguire la persona in tutte le fasi della sua patologia, dalla diagnosi ai controlli.

Ad eseguire questo tipo di operazione chirurgica l’equipe del prof. Paolo Carcoforo, Direttore dell’Unità Operativa di Chirurgia 2 dell’Azienda Ospedaliero-Universitaria (Arcispedale “S.Anna” di Ferrara) che, tra le altre specializzazioni, da sempre si occupa del trattamento chirurgico – ma soprattutto riabilitativo – delle patologie del pavimento pelvico. Queste specifiche competenze hanno consentito di ottimizzare il TA-TME, che prevede la presenza di due equipe che operano contemporaneamente con approccio laparoscopico addominale e trans-anale sul pavimento pelvico, mediante due diversi video ad alta definizione. L’intervento prevede l’asportazione del tratto di intestino malato direttamente attraverso l’ano; per questo motivo il paziente presenterà solo quattro cicatrici chirurgiche di 1 cm, a differenza dell’intervento tradizionale che avrebbe previsto un taglio nell’addome associato ad una stomia permanente.

Come per tutti gli altri pazienti sottoposti a chirurgia del colon, nel Reparto di “Chirurgia 2” del S. Anna, viene applicato un protocollo di recupero accelerato chiamato ERAS (Enanced Recovery After Surgery) che prevede una precoce ripresa delle attività funzionali, con un più rapido ritorno al domicilio e alle proprie attività, associato ad un uso minimo di farmaci antidolorifici. Questi pazienti poi verranno presi in carico da un ambulatorio riabilitativo dedicato e saranno sottoposti ad una serie di trattamenti specifici (elettrostimolazione, biofeedback, peristeen) per una più rapida ed ottimale ripresa delle funzioni di eliminazione delle feci.

“La tecnica chirurgica che applichiamo in Chirurgia 2 dichiara il prof. Paolo Carcoforo non è utilizzata in modo diffuso a livello nazionale. Questo fa sì che Ferrara rappresenti un centro di riferimento per il trattamento di questa patologia. L’obiettivo è quello di garantire il miglior risultato possibile in senso oncologico, riducendo al massimo il danno per il paziente: dolore, tempi di ospedalizzazione e conseguenze post operatorie. E’ fondamentale sottolineare l’importanza del trattamento riabilitativo-funzionale, soprattutto a livello del pavimento pelvico, e la conservazione della naturale funzionalità intestinale. L’obiettivo è duplice: da una parte ottenere un risultato poco invasivo per il paziente, dall’altra garantire una qualità anche alla ripresa post operatoria.

“Questa nuova tecnica dichiara il dott. Daniele Marcello –  è stata recentemente applicata presso la Chirurgia 2 e consiste in un intervento laparoscopico con duplice approccio, sia per via addominale che per via trans-anale. Questa tipologia di intervento permette di risparmiare l’apparato sfinteriale nel trattamento delle lesioni del retto e porta al paziente notevoli benefici. La lesione viene infatti asportata senza interventi invasivi. Ovviamente la tecnica chirurgica deve essere poi aiutata da una riabilitazione funzionale nel post operatorio”.

Questo approccio nel trattamento di un tumore che rappresenta la seconda neoplasia per incidenza in Italia, coniuga l’aspetto chirurgico con quello della riabilitazione e rappresenta un ulteriore passo avanti per un trattamento sempre meno invasivo dei pazienti. Un ruolo fondamentale, però, gioca la prevenzione. Il programma di screening della Regione Emilia – Romagna per il tumore del colon-retto è rivolto a uomini e donne, in un’età compresa fra 50 e 69 anni, invitati ogni due anni ad eseguire il test per la ricerca del sangue occulto nelle feci.

“Quando parliamo di cancro il tema prioritario è quello di intervenire per salvare la vita e guarire il paziente. Ma contestualmente è importante, soprattutto per determinate patologie che richiedono interventi demolitivi, cercare di garantirgli anche la qualità di vita successiva sottolinea l’assessore regionale alle Politiche per la Salute Raffaele Donini -. Non si tratta di un aspetto secondario, anzi, la qualità di un sistema sanitario si misura anche su questo. Sul fatto cioè che la ricerca e la tecnica clinica siano finalizzate anche al mantenimento di buoni livelli di vita per pazienti affetti da patologie gravi. Questo di Ferrara è un esempio che va esattamente in tal senso”.

 

 

NELLE FOTO

Il Primario, il prof Carcoforo

 

da sinistra, Carcoforo, Bardasi, Govoni, Ascanelli, Marcello, Soliani

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