Accademia Medicina UniTo: una giornata di formazione per giornalisti dal titolo “Professionisti della sanità: come li cambia il Covid 19”

di Piergiacomo Oderda

Loredana Masseria, responsabile social media ASL Città di Torino, introduce
una giornata di formazione per giornalisti dal titolo “Professionisti della sanità:
come li cambia il Covid 19”.

 

 

 

 

 

 

L’intento consiste nel «dare spazio alleprofessionalità più in ombra che lavorano dietro le quinte».

Sono seimila i dipendenti dell’ASL Città di Torino e l’azienda ha subito «un impatto enorme
dal Covid». Il Direttore generale, Carlo Picco, conferma «un cambiamento
significativo per tutte le professionalità sanitarie» a partire dalla sua carica
generalmente intesa come «figura di riferimento con ruolo istituzionale».
Invece, «la pandemia ha obbligato a scendere in campo». Cita tra gli esempi di
superamento delle difficoltà i cinquanta medici e infermieri di Cuba «con un
percorso culturale, tecnologico diverso dal nostro… questo contingente ha
richiesto un cambio di ottica per entrare in sintonia». Data la forzata assenza
di parenti, «il paziente andava seguito a tutto campo. Nessuno poteva portare
un messaggio di aiuto e speranza se non i sanitari». La campagna vaccinale è
iniziata con ambulatori intesi secondo un approccio tradizionale, senza la
capacità poi raggiunta attraverso gli “hub”, «una modalità nuova per operare».
E’ stato necessario superare i vincoli burocratici in «un contesto di
collaborazione con il personale». Elenca gli “hub” del Cus Torino, Reale Mutua,
Lavazza, Lingotto, Castello di Moncalieri, Compagnia San Paolo, «il rapporto
con il privato è stato complesso sul piano della contrattualistica». Dopo
l’esperienza della prima Unità di crisi presso la Protezione civile, si è costituito
il Dirmei (Dipartimento Interaziendale Malattie ed Emergenze Infettive) per
«prendere in mano gli aspetti sanitari della gestione della pandemia a livello
regionale».

 

 

 

 

 

 

 

Gianluca Collo, direttore della Struttura Complessa Ortopedia Traumatologia
presso l’Ospedale Maria Vittoria ma nella funzione di moderatore durante
l’incontro, introduce il Direttore sanitario ASL, Lorenzo Angelone. Racconta la
sua esperienza «dal punto di vista degli operatori sanitari». Testimonia «la
velocità di intesa fra le varie amministrazioni». Definisce il virus come “nemico
invisibile”, «in guerra si conoscono i nemici, si sceglie in questo scenario di
gestire i pazienti più gravi» ma con il Covid «tutti i pazienti erano gravi!».
Alcuni operatori sanitari potevano essere esentati dal gestire pazienti Covid
eppure «si mettevano in prima linea». Quando alcuni operatori sanitari hanno
preferito “gettare la spugna”, «l’elemento che determinava la decisione era
esterno all’ambiente lavorativo… “potrei contrarre il virus e portarlo a casa!”».
Tuttavia, «la sanità non si fa con la buona volontà di chi è in prima linea».
Serve «investimento tecnologico, formativo, comunicativo, la vicinanza delle
istituzioni pubbliche». Anche i sindaci hanno compreso la necessità di “fare
squadra”.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Tra un relatore e l’altro vengono lette alcune testimonianze. Nelle parole di un
medico di famiglia si legge come «il virus si è installato abusivamente
imponendo un prezzo alto», «si sono cercate tutte le strade, si sono dribblati
ostacoli burocratici» pur di portare a casa qualche risultato. Guido Giustetto,
presidente dell’Ordine dei Medici, parla di “paradosso”, la necessità di

«distanza per proteggerci» è l’opposto dell’operato dei medici di famiglia la cui
caratteristica teorica principale è la vicinanza, «la prima porta a cui il paziente
bussa».

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Un’altra caratteristica scardinata dal Covid è «la continuità
dell’approccio con il paziente lungo tutto il corso della vita». Il Covid «ha
svelato la debolezza della medicina territoriale», «un piccolo numero di medici
si è abituato a lavorare in gruppo con altri professionisti». Una legge regionale
del marzo scorso (5/21) ha previsto un investimento finanziario al fine di
raggiungere per la totalità dei medici di famiglia e dei pediatri una forma di
collaborazione, «non si può più lavorare da soli!». Giustetto parla anche di
“tempo di cura”, le persone non sono insoddisfatte per quello che fa il medico
dal punto di vista tecnico, sono scontente del poco tempo che dedicano, «non
si sentono prese in carico». Marco Araldi, membro della Commissione Ordine di
Torino sul Burnout, parla di “barriere” quali lo schermo davanti alla segretaria,
la visita su prenotazione, il medico bardato con camici e mascherina,
«l’approccio alla visita è differente, il paziente ha bisogno di essere visitato».
Talvolta è sufficiente appoggiare il fonendoscopio sul torace e il paziente si
sente già rassicurato. Con la limitazione di accesso alle aree ospedaliere
chiuse, «abbiamo perso in salute!». Racconta di pomeriggi trascorsi in
ambulatorio con tre pazienti da visitare e cinquanta telefonate in agenda, «si è
ricostruita la capacità di ascoltare i nostri assistiti». Quest’anno si registra una
carenza di 42 medici in medicina generale, «molti medici hanno deciso di
lasciare per il logorio della situazione creatasi negli ultimi due anni».

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Alessandro Comandone, Coordinatore rete oncologica ASL, evidenzia la
presenza di Piemonte di 30850 nuovi casi di tumore, con prevalenza alla
prostata per gli uomini e alla mammella per le donne. Sempre i dati Istat del
2018 indicano una mortalità attestata a 14391 decessi. Si calcola che circa tre
milioni di persone si stiano curando per il tumore. La pandemia ha provocato
un’accelerazione del dialogo tra strutture, un accorpamento temporaneo di day
hospital, trasferimento di medici e infermieri da una sede all’altra, si è
potenziata la terapia orale per evitare assembramenti, si sono creati
ambulatori esterni di cure palliative per pazienti dimessi dall’ospedale. I
ricoveri in area chirurgica sono diminuiti del 19%, i ricoveri per cause
oncologiche si sono ridotti del 21%. Entro il 2021 si cerca di completare il
cinquanta per cento degli esami non eseguiti nel 2020, il restante cinquanta
per cento l’anno successivo. “Come i social media trattano la materia sanitaria”
è l’input per il sociologo Giuseppe Tipaldo. L’energia necessaria a confutare una
sciocchezza è di una grandezza superiore a produrla. Cita il suo testo “La
società della pseudoscienza. Orientarsi tra buone e cattive spiegazioni” (Il
Mulino, 2019) e si domanda su come sia possibile che persone intelligenti
credano a notizie false. Cita la frase di McArthur Wheeler, “but I wore the
juice” (mi sono spalmato di succo) e racconta l’aneddoto di un personaggio che
tenta una rapina a capo scoperto, convinto che il succo si comporti su di lui
secondo il fenomeno dell’inchiostro simpatico. Cinque anni dopo, due psicologi

ricavano da questo episodio la teoria Dunning-Kruger, meno sei competente in
un settore, più tendi a sopravvalutare le tue conoscenze.
La dott.ssa Enza Paola Contuzzi, Dirigente Continuità Assistenziale, descrive le
USCA (Unità Speciali di Continuità Assistenziale) sancite dalla legge 14/20, “il
braccio armato” della medicina territoriale. Gli interventi sono stati oltre 45
mila tra l’aprile 2020 e l’agosto 2021 con una media mensile di 1400 “prese in
carico”. Marilù Foti, Referente Servizio Sociale ASL, descrive insieme a
Valentina Suriano l’esperienza del gruppo di Assistenti sociali, sottolinea la
presenza continuativa anche il sabato e domenica.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Nella visita domiciliare, si
riesce a considerare la persona nella sua globalità, si comprende se la rete
familiare sia di tipo supportivo, quale sia il tipo di autonomia del paziente, «si è
entrati in contatto con realtà di isolamento sociale». Massimiliano Sciretti,
Presidente dell’Ordine degli Infermieri, vede nell’infermiere la persona che
trascorre maggior tempo accanto al paziente, «non siamo eroi ma
professionisti che lavorano in modo intenso». Tra le criticità ricorda come in
Italia manchino 63 mila infermieri. Monica Agnesone, Dirigente Servizio socio
sanitario Psicologia, afferma come su un centinaio di personale, solo
venticinque lavoravano negli ospedali come sostegno e aiuto alle persone che
incontrano la malattia. «E’ stato chiesto dal Direttore generale, da medici e
infermieri di prendere un posto in questa nuova situazione». La psicologia
dell’emergenza richiede di agire tempestivamente e sono stati di aiuto un
centinaio di persone tra specializzandi e volontari, impegnati da casa col
telefono.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Monica Franconeri si fa portavoce delle 19 professioni sanitarie radunate dalla
legge 3/18 in un Ordine Multialbo. Si tratta di Tecnici Sanitari Radiologie
Mediche (TSRM) e Professioni Sanitarie Tecniche, Riabilitazione e Prevenzione
(PSTRP). «Pur essendo sottoposti allo stesso stress, vengono dimenticati». Lo
scorso 20 febbraio si è celebrata la prima giornata nazionale dedicata a tecnici
di radiologia, di fisioterapia, dietisti, fisioterapisti, logopedisti, educatori ecc.
Chiara Masia, Dirigente Relazioni Esterne, descrive come si sia organizzata
l’ASL a livello di comunicazione. Generalmente, Carlo Picco interveniva sul
livello organizzativo mentre Giovanni Di Perri sull’andamento epidemiologico.
Nella riunione pomeridiana, il comitato di redazione predisponeva un bollettino
da inviare alle mail aziendali, ai giornalisti e a tutti gli “stekeholders” (parti
interessate). Due volte al giorno si raccoglieva la rassegna stampa e si
rilanciavano i comunicati sulla pagina Facebook. La dott.ssa Masia ringrazia
vivamente i giornalisti che hanno fornito un’informazione tempestiva e
corretta.

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