XXIV CONGRESSO NAZIONALE ADI – TORINO, 21-23 ottobre 2021   L’APPELLO DEI PROFESSIONISTI DELLA NUTRIZIONE: “SERVONO PIÙ UNITÀ OPERATIVE DI NUTRIZIONE CLINICA NEGLI OSPEDALI ITALIANI”

Si è aperto ufficialmente a Torino il XXIV Congresso nazionale dell’ADI – Associazione italiana di Dietetica e nutrizione clinica, la prima associazione nata in Italia (1950) sui temi della nutrizione, riunita fino al 23 ottobre negli spazi della Nuvola Lavazza. Covid-19 e obesità i temi al centro delle prime giornate di lavori, due pandemie di diversa natura eppure in qualche modo correlate che l’ADI ha affrontato sia dal punto di vista clinico con un focus su nutrizione e Covid e sia dal punto di vista sociale dedicando delle discussioni al problema dello stigma clinico nell’obesità e al futuro dell’alimentazione.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

“La pandemia da SARS-CoV-2 ha mostrato con piena evidenza come la malnutrizione sia per eccesso e sia per difetto, preesistente o concomitante all’infezione virale, abbia costituito un fattore prognostico sfavorevole in tutti i pazienti, indipendentemente dal genere e dall’età – commenta Giuseppe Malfi, presidente ADI – Lo scenario di complessità e imprevedibilità con cui ci siamo trovati a operare durante le fasi più acute della pandemia ha fatto emergere ancora di più quanto il ruolo della nutrizione clinica sia fondamentale nella gestione multi professionale e integrata dei pazienti Covid, ma anche di tutte le aree di degenza delle strutture sanitarie”.

Sin dall’esordio della pandemia l’ADI, così come tutte le società scientifiche internazionali di nutrizione, ha indicato come prioritaria la valutazione dello status nutrizionale nei soggetti colpiti dall’infezione e per tenere monitorata la situazione ha condotto un’indagine, nel periodo marzo-luglio 2020, su un campione di circa 250 operatori sanitari, medici e dietisti, che lavorano nelle strutture sanitarie italiane. I risultati finali della survey, presentati oggi, hanno evidenziato che nella metà dei reparti Covid-19, allestiti nelle strutture ospedaliere italiane non è stata elaborata un’apposita procedura o istruzione operativa finalizzata alla gestione della nutrizione dei pazienti affetti da Coronavirus.

“Solo il 45% degli specialisti che abbiamo intervistato è riuscita a fare lo screening nutrizionale del paziente entro le prime 48 ore dal ricovero e successivamente a instaurare una terapia nutrizionale appropriata – spiega Carmela Bagnato, segretario ADI – Un dato che per forza di cose è legato al fatto che solo il 38% degli ospedali in cui questi operano è dotato di Unità operative di nutrizione clinica e dietetica, strutture dedicate alla diagnosi e cura delle patologie legate alla nutrizione. L’indagine ci restituisce una fotografia delle difficoltà che le strutture sanitarie e i medici si sono trovati ad affrontare, ma è evidente che la nutrizione venga ancora sottovalutata dal sistema sanitario nazionale”.

Gli esperti ADI hanno, infatti, ribadito come l’Unità operativa di Dietetica e Nutrizione Clinica può e deve essere il riferimento all’interno di un approccio multidisciplinare nella gestione di tutti i pazienti ospedalizzati e soprattutto nella prevenzione, per salvaguardare sia la salute della popolazione e sia quella del pianeta grazie all’applicazione di procedure finalizzate, nel primo caso a individuare i pazienti a rischio di malnutrizione per eccesso o per difetto o già malnutriti, nel secondo a ridurre gli sprechi alimentari.

“Non riconoscere il cibo come un tassello importante nella cura del paziente ha inevitabilmente delle ricadute cliniche, sociali ed economiche. La presenza costante di un’Unità Operativa di Dietetica e Nutrizione Clinica all’interno di una realtà ospedaliera, con un team nutrizionale e un servizio di Ristorazione adeguatamente formati permette di offrire ai pazienti cibo sano, appetibile e con valenza terapeutica e di conseguenza diminuire i tempi di degenza e quindi i costi sul Sistema Sanitario Nazionale  – conclude Giuseppe Malfi, presidente ADI – Purtroppo patologie come l’obesità, il diabete o la malnutrizione a differenza del Covid, non si attenueranno con l’uso di un vaccino, anzi senza piani di prevenzione e cura adeguati aumenteranno sempre di più. Per questo ci auguriamo che parte dei fondi del Pnrr per la sanità vengano destinati all’incremento e potenziamento dei servizi di nutrizione clinica in tutto il Paese e allo sviluppo di interventi educativi oltre che sulla scuola anche sulle famiglie, affinché rendano la dispensa di casa più mediterranea e acquisiscano maggiore consapevolezza sul consumo eccessivo di prodotti non salutari”.

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