Accademia di Medicina di Torino: Simona Ronchetti intervistata presenta i “Beni di Batasiolo”

di Piergiacomo Oderda

Simona Ronchetti, Professore Associato di Farmacologia, Università di Perugia,
interviene nella seduta scientifica organizzata dall’Accademia di Medicina di
Torino, presentando i risultati di uno studio finanziato da “Beni di Batasiolo”, a
seguito di un bando lanciato nel 2019 sempre dall’Accademia sul microbiota
come fattore di salute. Melania Sorbera la intervista per Medical Excellence Tv.


Cosa si intende per colite autoimmune? Si distingue in morbo di Crohn (CD,
Crohn’s Disease) e colite ulcerosa (CU), entrambe caratterizzate da
infiammazione cronica intestinale. Per il morbo di Crohn è interessato il tratto
digerente a distribuzione segmentaria, si localizza nell’ileo terminale sino al
colon retto mentre la CU interessa il colon e il retto. L’eziologia è complessa,
tuttora non la si conosce completamente. Interviene un fattore individuale
come la predisposizione genetica all’insorgenza della malattia o fattori come
una dieta ricca di grassi saturi, di zuccheri raffinati e povera di fibre. Possono
contribuire cattive abitudini come il fumo, la sedentarietà. Fattori ambientali e
interni modificano il microbiota la cui disbiosi è collegata alla malattia. Sono
malattie croniche, «il paziente ci deve convivere per tutta la vita» con un
alternarsi di periodi di remissione e di riacutizzazione. La giornalista si informa
sulla terapia sinora utilizzata. Per una malattia a causa multifattoriale, non
esiste terapia che curi definitivamente. Si applica una terapia che tratta i
sintomi (approccio “Step up”); si trattano le forme lievi e moderati con
aminosalicilicati (5-ASA) o antibiotici per passare poi a farmaci più aggressivi,
steroidei. Sono potenti antiinfiammatori ma con effetti avversi molto gravi. Nel
paziente che non risponde alle cure si passa agli immunomodulatori fino ai
recenti farmaci biotecnologici o biologici; si arriva infine alla chirurgia. Le
nuove Linee Guida propongono un approccio “Top down”. Si aggrediscono
subito le forme lievi con il farmaco biologico per preservare l’integrità
dell’intestino. Lo studio presentato alla Commissione nominata dall’Accademia
di Medicina, selezionato su 146 progetti (insieme ad uno studio proposto da
Andrea Baragetti, Ricercatore in Scienze Farmacologiche e Biomolecolari a
Milano), riguarda la sperimentazione preclinica di un nuovo farmaco. Si utilizza
una proteina come farmaco in animali da esperimento. Si tratta della proteina
antiinfiammatoria GILZ che mima gli effetti degli steroidei senza dare effetti
avversi. Testata su modelli animali di colite, si sono ottenuti dati significativi
che ci confermano come questa proteina migliori i sintomi della patologia. La
proteina preserva la barriera mucosa intestinale. Altri gruppi di ricerca la usano
per altri modelli di malattie croniche infiammatorie. La si può produrre in
laboratorio. Melania Sorbera domanda se esista in natura. E’ presente in tutte
le cellule del sistema immunitario, nell’epitelio ed endotelio. La esprimono
organi come il rene. Viene prodotta in seguito allo stimolo indotto dal rilascio di
glucorticoidi. Effetti sul paziente? Auspicando che tale proteina possa essere
utilizzata nella sperimentazione clinica, ha un potente effetto antiinfiammatorio
e di ripristino in caso di colite di una barriera mucosale integra, dando gli stessi
effetti antiinfiammatori dei glicorticoidi senza i relativi effetti avversi.

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