CONGRESSO “NOI SIAMO UNO”: DAL TRAUMA PSICOLOGICO ALL’IMPATTO SULLA SALUTE ORGANICA

Dalla consapevolezza sulle radici e sulle conseguenze del trauma, un nuovo paradigma per la cura e la prevenzione, soprattutto per le nuove generazioni.

Si è concluso da poco il Congresso “Noi Siamo Uno – Terapia integrata per la prevenzione e la cura del trauma”,promossodal centro di psicoterapia Essere Esseri Umani sotto la direzione scientifica della Dott.ssa Marta Zighetti e finalizzato alla diffusione della cultura del trauma psicologico. Dal trauma collettivo a quello individuale, sono stati presi in esame i sintomi, le conseguenze e l’integrazione multidisciplinare come via maestra per la prevenzione e la cura.

L’esperienza pandemica che, in misura e modi diversi ha toccato tutti, ha reso evidente la fragilità del nostro sistema sociale ed economico – quello che Massimiliano Valerii ha descritto come “società dell’incertezza” – con la necessità di una riflessione ampia e collaborativa sullo stress e sul trauma: per conoscerlo, prevenirlo e curarlo al meglio delle possibilità di tutti i caregiver coinvolti.

Di questi temi hanno dibattuto, dal 12 al 14 novembre, coloro che svolgono professioni di aiuto come psicologi e psichiatri, medici specialisti e infermieri, ma anche filosofi ed esperti in discipline come mindfulness e yoga.

Stress e trauma concorrono allo sviluppo di numerose patologie organiche, oltre che psicologiche, portando con sé anche un impatto sulla collettività e ingenti costi che gravano sul SSN” osserva la dott.ssa Marta Zighetti, psicologa e psicoterapeuta. “Se i caregiver collaborassero, ognuno secondo le proprie competenze, nella presa in carico del paziente, si potrebbero avere migliori risultati nelle cure ed anche minori costi per la sanità. E’ auspicabile dunque una progressiva integrazione tra scienze mediche, terapie psicologiche e pratiche bottom up, in modo da cambiare insieme, concretamente, l’approccio verso la complessità dell’essere umano che soffre”.

Il potere delle esperienze infantili sulla salute organica della persona

Salute organica e salute psichica sono strettamente collegate: molte ricerche hanno dimostrato quanto esperienze relazionali avverse o traumatiche, soprattutto durante l’infanzia, siano altamente correlate a gravi patologie organiche, a stati infiammatori anche in età adulta, ad un drastico abbassamento della aspettativa di vita, a modificazioni del nostro patrimonio genetico ed in particolare dei telomeri (che agiscono come protettori dei cromosomi).

È stato ormai dimostrato che, anche durante la gravidanza, le esperienze traumatiche della madre influiscono pesantemente sulla salute globale del futuro nascituro anche una volta adulto, quindi la qualità della vita affettiva entra nel corpo e modifica la nostra biologia, potenziando o indebolendo la nostra resilienza.

D’altra parte il sistema nervoso, il cervello e persino il DNA, non sono strutture fisse ed immutabili, sono anzi esperienza-dipendenti e soggette a modificazioni nell’arco di tutta la vita. Sia la salute psichica sia la salute organica della persona dipendono strettamente dalla qualità dell’ambiente fisico e relazionale in cui vive.

Quali percorsi possibili

Quanto sopra accennato evidenzia la necessità di inserire nella cultura attuale un concetto di salute molto più complesso ed integrato, la cui base consiste nello studio delle interazioni reciproche tra attività mentale, comportamento del sistema nervoso ed endocrino, la reattività immunitaria e le continue e reciproche interazioni con l’ambiente esterno in tutte le sue forme. Il trauma psicologico, anche quando non diventa foriero di patologie, lascia sempre tracce nel corpo (Bessel Van Der Kolk): esistono però nuovi approcci possibili per la guarigione. Casi di successo si sono registrati con il trattamento di pazienti traumatizzati attraverso il coinvolgimento attivo di figure professionali diverse, secondo un piano terapeutico personalizzato che prevede oltre alla psicoterapia, l’integrazione della terapia EMDR (approccio elettivo per il trauma) con pratiche complementari come mindfulness, yoga del trauma, shiatsu, neurofeedback e coaching.

Quale scenario per il futuro

Il livello di incertezza in cui viviamo si è mostrato senza veli anche attraverso l’esperienza Covid-19, che ha evidenziato come le nostre società e l’educazione dei più giovani siano basate su pilastri ormai fragili perché disallineati rispetto alle esigenze reali degli esseri umani” ha notato Zighetti. Questo scenario rende urgente un cambio di paradigma, auspicato non solo dagli psicologi, ma invocato da diversi neuroscienziati e da numerosi Relatori del Convegno Noi Siamo Uno. “È auspicabile approcciare l’educazione in un modo diverso, abbiamo il dovere di portare avanti un cambiamento anche nel formare con contenuti diversi le nuove generazioni, le più colpite dallo stress collettivo, non solo causato dalla pandemia, ma dall’intero scenario sociale ed economico che si è dimostrato estremamente mutevole e vulnerabile. Significa insegnare ai più giovani ciò che è realmente importante per la nostra vita come esseri umani: la connessione e la relazione. Ormai è chiaro che oltre ai beni materiali abbiamo bisogno di beni relazionali e della cooperazione come risorsa per la collettività” conclude Zighetti.

Un ruolo importante gioca poi l’informazione, perché il linguaggio non solo descrive la realtà, ma in parte contribuisce a costruirla a partire dall’uso appropriato della parola trauma, fino alla narrazione degli eventi;

un esempio eclatante quello degli operatori sanitari, prima mitizzati poi screditati, che hanno risentito in modo sensibile l’altalenante rappresentazione di sé stessi. “Crediamo sia una responsabilità sociale quella di utilizzare la comunicazione per creare sacche di narrazione condivisa, in grado di unire anziché dividere ed esacerbare il confronto sociale” dice Zighetti.

“Il tempo della pandemia ha stravolto le nostre vite, ma restano alcune certezze: la solitudine è il peggior nemico del nostro benessere, erode e sfalda le facoltà più alte dell’essere umano ed è persino in grado di disattivare un network di protezione immunitaria dal cancro. Per contro la profonda connessione con se stessi, l’interocezione, favorisce la connessione con l’altro essere umano, potenziando empatia e legame ed innescando quel circolo virtuoso di relazione, connessione e compassione di cui abbiamo tanto bisogno.

Noi siamo Uno, recita il titolo, perché integrazione vuol dire salute.

È arrivato il tempo opportuno, il kairos, per porre le basi della cooperazione e della integrazione per sviluppare una maggiore resilienza collettiva e affinché la nostra cultura abbia rispetto della nostra natura.”

SCHEDA – Conoscere il trauma

Il trauma (dal greco “ferita”) è un evento, una ferita dell’anima, che spezza la capacità di resilienza e che non permette più all’individuo di restare dentro la sua finestra di tolleranza, dividendo la vita in un prima e in un dopo, con un senso di orrore e di impotenza che connota l’esperienza traumatica. Il trauma può essere collettivo: se l’esperienza pandemica da Covid-19 rappresenta per la società uno stress, può trasformarsi in trauma in determinate situazioni individuali.

Il trauma si manifesta con una varietà di sintomi raggruppabili in:

*sintomi da intrusione (come flashback, incubi, pensiero ricorrente)

*sintomi da evitamento (non aprire la posta, evitare persone e luoghi legati altro trauma, fuga fisica)

*sintomi di disregolazione dell’arousal (iper-arousal, ovvero estrema irritabilità, scatti di ira, rabbia, aggressività o, sul fronte opposto, ipo-arousal, quindi lo “spegnimento” della persona).

Il trauma produce l’effetto di spezzare le connessioni all’interno dell’individuo – tra le strutture cerebrali, tra i due emisferi, nel sistema nervoso e tra neuroni – e connessi tra individui, ovvero nelle relazioni con gli altri. Il trauma produce evitamento da parte degli altri. “Spesso le persone traumatizzate vengono colpevolizzate a causa dei sintomi che manifestano, perché gli altri non li riconoscono e non ne comprendono le origini. Dai comportamenti aggressivi, all’evitamento ai disturbi alimentari, alla mancanza di concentrazione, tutte le manifestazioni di disregolazione producono allontanamento dagli altri. I pazienti vengono colpevolizzati e questo peggiora la situazione, alimentando un circolo vizioso” commenta Zighetti. “Per questo vogliamo lavorare ad una società trauma-informed, una collettività che abbia consapevolezza e capacità di riconoscere i campanelli di allarme”.

Il trauma può essere causato da un singolo evento, improvviso, puntuale e profondamente avverso che minaccia la sopravvivenza di un individuo, di una persona cara o della sua comunità, quindi lutti, incidenti, disastri naturali. Esiste poi il trauma complesso, di tipo relazionale causato da un’esperienza cronica e cumulativa di microtraumi che riguardano la violazione delle aspettative sociali del bambino, quindi di risposte inadeguate da parte dei caregiver, alle richieste di cure fisiche e emotive nell’infanzia. Nel novero delle esperienze negative, merita di essere citata la trascuratezza: è l’evento più avverso in quanto quello meno riconosciuto, anche socialmente, difficile da identificare rispetto ad esperienze di abuso attivo, come la violenza. La trascuratezza, sia fisica sia emotiva, si riferisce all’omissione cronica di comportamenti da parte genitoriale che non permette ad alcune strutture cerebrali dei bambini di integrarsi.

STUDI SCIENTIFICI

  • Lo studio con i risultati più eclatanti in tal senso è quello di Felitti (2012) realizzato nell’arco di 16 anni su un campione di quasi 18.000 persone malate organicamente che ha evidenziato quanto sia forte l’impatto delle esperienze infantili negative sulla salute organica oltre che psichica degli adulti. Ancora nel 2017 i risultati di tale ricerca sono portati ad esempio come un indicatore di morte precoce. “L’aspettativa di vita, nel mondo occidentale, solo qualche anno fa, risultava ridotta di vent’anni quando le persone hanno vissuto sei tra le dieci esperienze avverse evidenziate dallo studio” commenta Zighetti.
  • Una revisione recente della letteratura sul rapporto tra esperienze sfavorevoli nell’infanzia e lunghezza dei telomeri in soggetti tra i 3 e 15 anni ha, infatti, mostrato che le avversità hanno un impatto sulla lunghezza degli stessi (Coimbra e altri, 2017). Va infatti tenuto presente come il DNA, lungi dall’essere solo una struttura fissa, si modifichi continuamente. “L’epigenetica ci mostra come fattori legati all’ambiente fisico, come inquinamento e alimentazione, l’ambiente sociale e l’ambiente relazionale, entrano nel nostro corpo e lo modificano arrivando persino a condizionare l’espressione del nostro DNA” commenta Zighetti.
  • Un più recente studio longitudinale (Li et al, 2012), basato su una vasta indagine epidemiologica che ha seguito 2 milioni di persone per oltre 30 anni (1979-2008), ha evidenziato come i soggetti la cui madre avesse subito un lutto durante la gravidanza o nell’anno precedente abbiano riportato una prevalenza di diabete di tipo 2 maggiore del 30% rispetto alla media della popolazione generale. Nel caso, poi, che il lutto fosse relativo ad un precedente figlio, tale incidenza arriva al 50%. Altri autori, analizzando gli stessi dati, hanno rilevato che il lutto della madre durante la gravidanza produceva un’incidenza di diabete di tipo 1 doppia rispetto alla popolazione generale e un’incidenza tripla nel caso di soggetti femminili (Virk e altri, 2010).

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Essere Esseri Umani

Il gruppo Essere Esseri Umani è composto da uno Studio di Psicoterapia e da un’Associazione di Promozione Sociale con il comune denominatore della promozione del benessere. Due soggetti che, pur operando autonomamente, uniscono le forze per favorire conoscenza e consapevolezza che orientino l’individuo, in tutta la sua complessità, alla salute. Cura, formazione e divulgazione sono i tre pilastri sui cui si fondano le iniziative del Gruppo che, guidato dalle recenti scoperte delle neuroscienze, favorisce le attività di integrazione mente e corpo, fondamentali per il benessere dell’essere umano. www.essereesseriumani.it

Dott.ssa Marta Zighetti

Direttore Scientifico del Virtual Congress “Terapia Integrata per la Prevenzione e la Cura del Trauma”, Marta Zighetti è Psicologa Psicoterapeuta familiare (sistemico relazionale), Terapeuta Supervisor EMDR, Terapeuta TFC (Compassion Focused Therapy), Trainer neurofeedback advanced e formatrice e Consulente Tecnico del Tribunale di Varese. Dopo un lavoro clinico di oltre vent’anni, la Dott.ssa Zighetti ha fondatoil Centro di Psicoterapia e Formazione Essere Esseri Umani che ricomprende la precedente esperienza de il “Ciclo di Vita” integrata dalle competenze acquisite sulle pratiche necessarie al benessere basate sul nuovo concetto di salute basato sull’integrazione psico-fisica. Laureata anche in filosofia, vive a Varese con i suoi quattro figli.

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