Alla Pelvic Floor Unit il dispositivo per il trattamento dell’incontinenza urinaria
Una nuova opzione terapeutica per la riabilitazione del pavimento pelvico
La Pelvic Floor Unit afferente alla Clinica di Ginecologia
dell’Ospedale San Gerardo di Monza – Università degli Studi di Milano-Bicocca diretta dal
prof. Fabio Landoni, si è dotata di un dispositivo innovativo per il trattamento
dell’incontinenza urinaria. Questo dispositivo terapeutico non invasivo interagisce con il
tessuto neuromuscolare inducendo intense contrazioni attraverso un campo
elettromagnetico specifico con tecnologia TOP FMS (Flat Magnetic Stimulation). Grazie a
questa innovativa tecnologia, il campo elettromagnetico è distribuito omogeneamente senza
picchi di intensità, garantendo una migliore tolleranza ed efficacia. Questo campo
elettromagnetico stimola i muscoli del pavimento pelvico e ripristina il controllo
neuromuscolare. La terapia può essere eseguita con le pazienti che restano vestite.
“La Pelvic Floor Unit della ASST Monza nasce dall’esigenza di offrire alle pazienti con
disfunzioni del pavimento pelvico il miglior percorso diagnostico-terapeutico, offrendo un
approccio integrato e personalizzato in un’unica infrastruttura dedicata alla donna – afferma
il dott. Matteo Frigerio, coordinatore della Pelvic Floor Unit di Monza -. I servizi offerti sono
molteplici, e tra gli altri includono la riabilitazione del pavimento pelvico, le iniezioni
intravescicali di tossina botulinica, le instillazioni vescicali di acido ialuronico, la laserterapia,
sino a ricorrere, nei casi più complessi, a trattamenti chirurgici individualizzati. Con questo
dispositivo l’unità potrà offrire una terapia innovativa e non invasiva alle donne affette da
incontinenza urinaria”.
Una patologia che riguarda circa 5 milioni di italiani – di cui il 60% donne – e che porta
anche a problematiche di natura psicologica. Sono questi i dati ufficiali, relativi
all’incontinenza urinaria, della Fincopp – Federazione Italiana Incontinenti e Disfunzioni del
Pavimento Pelvico – che forniscono un quadro molto dettagliato su questa problematica.
“L’incontinenza è un problema che spesso si vorrebbe non vedere ma che tuttavia riguarda
il 13,7% della popolazione sopra i 65 anni – dichiara la dott.ssa Serena Maruccia, medico
chirurgo specialista in Urologia, collaboratrice della Clinica Ginecologica del San Gerardo di
Monza per la supervisione scientifica del progetto e docente di Riabilitazione del Pavimento
Pelvico in ambito Uro-Andrologico per l’Università degli Studi di Milano-Bicocca –. Non è
assente nei giovani ma è innegabile come l’invecchiamento della popolazione ci costringerà
a fare i conti con questa che sarà una condizione sempre più comune, con una prevalenza
delle donne maggiore di quella degli uomini. Preoccupante è il fatto che solo il 25% delle
persone affette da incontinenza ha poi il coraggio di parlarne con il proprio medico”.
Continua il dottor Frigerio: “Nelle forme più lievi di incontinenza urinaria molto spesso le
donne tendono a considerare il problema come una naturale evoluzione dell’avanzare
dell’età e a posticipare il consulto medico solo all’aggravarsi dei sintomi. Al fine di sfatare
questo tabù occorre sempre di più, anche mediante i mezzi di comunicazione, far presente
alle donne che esistono numerose possibilità di cura e non basta utilizzare quotidianamente
un assorbente per poter vivere serenamente la vita di tutti i giorni, ma bisogna affidarsi a
medici esperti per migliorare la propria qualità di vita”.
Poter intervenire tempestivamente su queste problematiche permette di avere risultati
migliori ed uscire da situazioni in cui si è condizionati anche nella vita sociale perché
l’incontinenza influisce in modo sostanziale sulla qualità della vita. Infatti, i costi psicosociali
comprendono imbarazzo, rabbia, restrizione sociale e isolamento, perdita di autostima,
attività sessuale inibita e assenteismo dal lavoro. È per questo che diventa necessario
intervenire con le giuste tempistiche, come sostiene la dottoressa Maruccia: “Il vissuto
emotivo delle donne affette da incontinenza ha un impatto negativo sulla quotidianità e sulla
gestione delle relazioni interpersonali. L’imbarazzo che accompagna queste donne è forse
più rumoroso del loro silenzio. La persistenza del problema non aiuta a rafforzare il tessuto
sociale di queste donne. Anche dal punto di vista clinico, tuttavia, la tempestività di
intervento terapeutico e riabilitativo, riduce la necessità di interventi invasivi. Prima si
interviene sul sintomo, maggiori saranno le possibilità di evitare un intervento chirurgico”.