Lo Yoga terapia: lavoro sul corpo, sul respiro e poi il silenzio

Ammorbidire il corpo attraverso gli asana, placare la mente grazie alla respirazione controllata e fermare i pensieri con la meditazione

Ashtanga Yoga con Giuseppe Panarello: questo è il processo di cura

Viviamo in un mondo molto veloce, e la pratica dello Yoga ci offre la possibilità di ammorbidire il corpo, di respirare in modo controllato e di rallentare i pensieri. Il benessere è immediato; ma il processo è terapeutico e a lungo termine. Il lavoro senz’altro intenso e metodico. “Negli anni ho capito quanto sia curativa la pratica, e quanto il benessere che porta sia globale per l’individuo”, spiega Giuseppe Panarello, insegnante di Ashtanga Yoga a Torino. “Il processo di purificazione va dall’esterno verso l’interno e si affronta con un lavoro per step, su più piani: quello fisico, quello del respiro e quello del pensiero. Poi il silenzio”.

I tre step di lavoro: corpo, respiro e meditazione

Il primo lavoro è da fare sul corpo, con gli asana (posizioni comode) per rendendolo forte e flessibile. “Attraverso questo lavoro apporteremo intelligenza nel corpo risvegliando e prendendo coscienza di ogni singolo muscolo, muovendoci lentamente e con attenzione”, continua Giuseppe, che da anni cerca di condividere questa sua ricerca costante con i suoi alunni e le sue alunne. Gli asana hanno una funzione terapeutica, quindi la pratica va individuata a seconda di quello di cui si ha bisogno, personalizzando le posizioni in caso di mal di schiena, sciatalgia, problemi posturali o di mobilità o di recupero da infortunio, per esempio per gli atleti. “Ogni asana ha una funzione; l’importante è praticarli con l’intenzione giusta”.

Il secondo step riguarda il pranayama, (prana significa energia, respiro vitale, mentre ayama vuol dire estensione o espansione), il controllo del respiro, e lavora sul sistema nervoso. “Quando siamo agitati e stressati, il respiro viene fortemente condizionato dal nostro stato emotivo, diventa veloce e affannoso. Noi dobbiamo attivare il processo inverso: se le nostre emozioni condizionano il respiro, allora è anche vero il contrario; quindi possiamo controllare e modificare il respiro per condizionare il nostro stato d’animo”. Respirando profondamente e lentamente, possiamo rallentare e calmare la mente.

“La meditazione invece è la fase di osservazione. Ci si siede in silenzio ad ascoltare la mente, che come una radio accesa fa un sacco di rumore e parla tantissimo. Patañjali diceva che osservando la mente in modo distaccato, lei si imbarazza e si placa. È incredibilmente vero: se ti siedi in ascolto dei tuoi pensieri, loro piano piano iniziano a rallentare”.

Il processo terapeutico

L’aspetto teraputico dello Yoga allora è proprio questo, ed è globale. Passa attraverso un lavoro sugli asana, di cura del corpo; un metodo di controllo sul respiro per riequilibrare il sistema nervoso; e infine cerca il silenzio con la meditazione. “Queste tre cose devono essere fatte insieme, in modo metodico e continuativo, ma ci si deve arrivare in modo graduale, senza forza o violenza. Prima mettiamo a posto il corpo perchè possa stare seduto, comodo e senza troppe tensioni. Poi impariamo ad acoltare e controllare il respiro per placare la mente e prepararla all’ascolto senza giudizio”.

Lo Yoga così diventa cura, oltre che “una magnifica metafora della vita. Ci sono momenti sul tappetino in cui tutto scorre molto facilmente e altri molto faticosi, magari mentre stai facendo una postura difficile per il tuo corpo. Quando eseguiamo una postura sfidante e cerchiamo di avere un approccio non sfidante, allora riusciamo a goderci il progresso che avviene gradualmente per raggiungere questa postura senza forzare il corpo. Dobbiamo avere la pazienza di accettare per sviluppare resilienza. Lo Yoga è una profonda ricerca sul corpo e sulla mente. Ogni corpo è diverso e ognuno di noi ha una storia differente. Impariamo a trovare la “nostra” pratica”.

Video: https://www.youtube.com/watch?v=Pilbz477cDQ&t=186s

Giuseppe Panarello

Nato a Torino il 17/08/1979, pratica sport fin da bambino. Dall’età di 8 anni si dedica con costanza alle arti marziali, diventando agonista di full contact e boxe e cintura nera di Full Contact. Dopo il ritiro dall’attività agonistica si forma per lavorare nel mondo del fitness come personal trainer e istruttore di pilates, studiando anatomia, posturologia e meccanica del movimento. Si avvicina allo Yoga nel 2004 e se ne appassiona immediatamente. Nel 2009 scopre l’Ashtanga Yoga in un workshop con Lino Miele. Nel 2011 fa il suo primo viaggio in India dove studia Ashtanga con Elena De Martin, meditazione trascendentale e chanting con i maestri Narasimha e Jayasri, mentre nel 2013-2014 trascorre un periodo a Mysore, sotto la guida di Saraswati, figlia di Guruji Pattabhi Jois e nel 2016 passa alcuni mesi a Miami presso il Miami Life Center di Kino McGregor. Attualmente è studente presso SYC a Mysore, India, in cui si reca tutti gli anni per studiare l’Ashtanga Yoga sotto la guida di Sharat Jois erede di GuruJ Sri K Pattabhi Jois.

Il suo metodo di insegnamento è mirato alla terapia e all’ascolto con una particolare attenzione al controllo del respiro e agli allineamenti per rendere la pratica sicura e intelligente.

Asthanga Yoga

L’Ashtanga, definita come “meditazione in movimento”, è una forma di Yoga dinamico. Nella pratica dell’Ashtanga le posizioni fisse tipiche dell’Hatha, dette asana, si susseguono in un flusso ordinato e continuo, con una grande attenzione alla coordinazione tra respirazione (Ujjay pranayama), sguardo (Drishti) e movimento (asana, appunto). In questo modo il corpo, attraverso il movimento coordinato e controllato, si purifica, espelle tossine (fisiche, emotive, mentali), sviluppando uno stato di salute che coincide con un maggiore equilibrio e funzionalità del nostro sistema nervoso.

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