Da un sogno premonitore ad una sana e robusta realtà Haziel associazione ONLUS internazionale: Rossana Rodà Daloiso

rossana-roda-daloisoRossana, come va?
Buongiorno! Anche se è sabato siamo qua a lavorare anche oggi…
Sono nata in Calabria, papà è calabrese, mamma invece è di origine greca.
Vivo a Milano da quando sono una bambina.
Avendo delle attività imprenditoriali, ci siamo trasferiti quando avevo pochi anni.
Mi sono diplomata al liceo classico, ho studiato Economia.
Ora sono socia con mio marito in un’azienda dove ci occupiamo di amministrazione del personale. Nel 2013 ho fondato l’associazione Haziel, dopo aver fatto un sogno.
Un sogno. Interessante. Premonitore.
Sì, questo sogno è stato una svolta. Stavo attraversando un periodo particolare della mia vita. Ogni tanto ci si perde, anche se con tanti sacrifici sono riuscita a formare una bella famiglia. Succedono dei periodi bui. Mi trovavo in un periodo molto malinconico. Sono molto credente: ognuno poi crede a quello che vuole, la religione è sicuramente un aspetto molto intimo. In quel periodo ho chiesto aiuto alla mia fede di indicarmi una strada. Mi sentivo smarrita. Ho sognato un angelo, che non sapevo fosse Haziel: l’ho scoperto in seguito dai libri. Mi diceva: aiuta gli altri, che aiuterai te stessa. Non capivo. Diceva: “non sono come appaio”. Era come se mi volesse dire che dovevo guardare meglio qualcosa. Il giorno dopo ho chiamato dei miei collaboratori, e ho detto che avevo bisogno di trovare quest’angelo che avevo sognato. È come se quella notte avessi fatto un viaggio tra le ombre. Un mio caro amico che è anche la mia guida spirituale mi ha fatto realizzare che dovevo fare tutto quanto potevo per aiutare gli altri: ho scoperto solo in seguito che Haziel è un cherubino che diffonde amore, gioia e ricchezza dovunque si trovi.
Questa è la tua missione, dunque.
Sì. Sono contenta di aver potuto realizzare una rete di aiuto che passa tra pubblico e privato a livello internazionale, finanziata attraverso le aziende che amministro come consulente del lavoro. Da quando ho iniziato a occuparmene sto bene con me stessa. Prima ero arida, arrabbiata.
Mi sono imposta in un mondo che forse non mi apparteneva.
Ti vedo commossa.
Sì. A 22 anni ho avuto il mio primo figlio. Mi sono laureata con sacrificio. Ho creduto nelle mie possibilità quando ero da sola e nessuno credeva che ce l’avrei fatta. Essere coerenti e puliti con sé stessi è l’unico modo per meritarsi quanto si conquista.
Del resto sei giovanissima. Ti conosco da poco, ma per l’apertura e la sincerità con cui ti poni mi sento già un po’ tuo amico. Ti ho conosciuto in un’occasione in cui hai ricevuto una risposta positiva per una raccolta fondi: raccontami un po’ com’è andata questa giornata.
Sono molto contenta che Rotary e Lions abbiano voluto appoggiarmi in questo progetto. Si tratta di una raccolta fondi per distribuire dei giocattoli ai bambini ospedalizzati. Trovo che sia fondamentale offrire un appoggio di tipo umano a situazioni così delicate, che magari prevedono degenze lunghe, poche o nulle possibilità di guarigione, e che sicuramente comportano un peso psicologico notevolissimo. Mi emoziona incredibilmente quando qualcuno di loro si ricorda di me. Avere una carica di fiducia è importante nonostante le sofferenze. Al di là del contributo concreto, mostrare che è sempre possibile trovare una fiducia interiore è il vero gesto che può effettivamente aiutare. Essere uno stimolo, in un certo senso. È importante testimoniare l’umanità.
La semplicità e l’umiltà che porti nella tua personalità mi ha colpito molto.
Questa positività l’hai trasmessa anche a me.
Questo passa per numerosi sacrifici e una grande volontà. Se la vita toglie, bisogna riprenderselo. È sempre possibile.

Che progetti hai per il 2017?
L’associazione www.associazionehaziel.com è diventata una ONLUS internazionale. Faremo uno scambio culturale con molti altri paesi con i quali già lavoriamo. Oltre al rapporto professionale già esistente trovo molto importante un approccio anche culturale. Non si può più ragionare provincialmente. La vera integrazione passa per questo genere di spinta. Lo scambio culturale è innanzitutto aiuto reciproco. La sinergia locale con aziende e camere di commercio è solo uno dei possibili aspetti concreti: ci sono spazi inesplorati vastissimi ai quali oggi rivolgersi è un dovere.

Da quanto tempo sei impegnata nel sociale?
Dal 2013. Ho iniziato da sola, e ora piano piano con l’evidenza della credibilità stanno arrivando molte persone. Ci sono molte persone che hanno una sensibilità diversa.

Come ti vede la gente intorno a te?
È una bella domanda. Io sono sempre me stessa. Chi mi vuol bene mi segue: tutto quello che cerco di fare è di essere sempre corretta. Non ho secondi fini. La mia associazione è finanziata con il mio lavoro. Io non percepisco nulla dalle aziende: tutto è una loro contribuzione volontaria, non economica, ma materiale. Per giochi e uova di Pasqua, io non ricevo fondi, ma giochi e uova di Pasqua. In base alle necessità dell’associazione, ci rivolgiamo alle aziende secondo le loro possibilità di aiutarci. A me interessa la trasparenza: non ho nulla da nascondere. Mi meraviglia che esistano tante associazioni che ogni sera organizzano eventi, ma se tutte queste associazioni facessero la benevolenza che dicono di fare! Il nostro compito dovrebbe essere di arrivare dove non può arrivare lo Stato. Si tratta di un supporto alle istituzioni, che ricambiano la fiducia quando vedono correttezza e trasparenza.

Che rapporto hai con i tuoi figli?
Sono contenta di essere un po’ un punto di riferimento per loro. Cerco di dare ai miei figli la famiglia che non ho avuto. Del resto a fare il genitore non te lo insegna nessuno. E del resto mio figlio che ha quasi 16 anni si prende cura di me come una bambina. Sono contenta che cerchino di proteggermi. È naturale che ci siano le difficoltà, ma se ci si vuole bene passano sempre. Un insegnamento che cerco di dargli è che non bisognerebbe mai approfittare di un peso sociale per avvantaggiarsene. È l’unico modo per non dovere nulla a nessuno, salvo che a sé stessi, e per meritarsi realmente quanto si ottiene. In un certo senso, anche per ottenerlo veramente.

Amministrando aziende di una certa importanza, alcune quotate anche in borsa, ricevo tantissimi curriculum. Molto spesso ricevo domande da amici, da figli degli amici, da figli di amici degli amici… Preferisco essere “sociale” anche nella valutazione dei curriculum: credo che sia corretto dare la precedenza a chi abbia effettivamente necessità del lavoro che cerca. Penso ai figli dei dipendenti, oppure a chi si trova in una situazione economica per la quale un lavoro sia indispensabile. Al centro di ascolto in via dell’Unione presso associazione polizia, nel quale ho avuto un’esperienza nello scorso giugno grazie all’ ex questore Savina, ho avuto la possibilità di ascoltare una quantità enorme di cittadini in situazioni veramente precarie, con necessità lavorative assolutamente improrogabili. Va da sé che ho tentato di inserirne quanti più possibile all’interno delle società che amministro. Se vengono da me io sono la loro ultima possibilità: tutti la meritano, e bisogna cercare di dargliela.

Quali sono i tuoi progetti per il 2017?
Cosa ti aspetti dal nuovo anno?
A livello professionale, l’investimento in altri Paesi. La globalizzazione obbliga ad offrire una strada alternativa per i nostri imprenditori, affinché possano impiegare il loro know-how su un terreno che sappia valorizzarli e ricompensare i loro meriti. Un altro settore importantissimo è quello farmaceutico. Non si può più ragionare in termini nazionali. Si parla molto di internazionalizzazione, ma siamo molto chiusi. Curiamo il nostro orticello. Basta varcare un confine per vedere questa chiusura.

Trovi che oggi ci sia effettivamente una attenzione per il sociale da parte delle istituzioni, oppure che sia una strumentalizzazione?
Con le alcune membri delle istituzioni l’arma, le prefetture, questure, esercito… persone meravigliose a disposizione dei più deboli, io mi confronto con gli industriali, con la stampa, primari dirigenti scolastici politici ambasciatori infermieri volontari disagiati.
vedo il mondo percepisco attraverso di essi la vita a 360 gradi, vivo in ogni singola realtà e spesso vedi un’umanità un amore di cui si parla poco ma c’è ci sono ancora le brave persone, ci sono le persone corrette che hanno valori che credono che vivono con dignità  penso ai miei ragazzi che visito periodicamente nelle strutture penso al personale che cura con amore questi alle persone che parlano male o criticano dico che loro vedono gli altri con i loro occhi per cui se sono persone intellettualmente sporche vedono la mondezza anche negli altri noi generiamo la nostra vita vediamo negli altri ciò che siamo noi, voglio dire che non c’è bisogno di scendere a compromessi, non ce bisogno di sfruttare glia altri per arrivare, se hai capacità ti prendi tutto e sono gli altri a seguire te.
Un augurio per i tuoi ragazzi, uno per te stessa, uno per chi ti vuole bene.
Siate sempre felici.
Sorridete sempre.
Siamo energia:
se siamo positivi l’universo ci dà quello che vogliamo.
Noi generiamo quello che siamo.

www.associazionehaziel.com

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