RODOLFO GRASSI: “I CANI, L’ENCI E LA NOSTRA STORIA”

Le molte (piacevoli) sorprese da un libro fra storia e attualità

 

 

Il testo nato dalla collaborazione fra Abele Barbati direttore tecnico dell’Ente nazionale della cinofilia italiana e Rodolfo Grassi noto giornalista del Corriere della sera. Efficace e bella la presentazione del presidente nazionale Dino Muto.  

E’ un libro nuovo, diverso, originale e proprio per questo destinato a rimanere unico. Testimonia le vicende della cinofilia italiana nella storia nazionale ed ha l’ambizione, pienamente giustificata, di raccontarne una parte, da troppi dimenticata e forse anche per questo l’averla riportata all’attualità diventa ancor più pregevole.

Il titolo è già di per sé esplicativo: “L’ENCI, una storia che ha fatto la storia. Le meravigliose vicende della cinofilia italiana”. Eppoi le due date(1882-2016) che diventano una promessa che il lettore scopre mantenuta riga dopo riga e al termine delle 473 pagine.

Belle anche le fotografie, poche e ben distribuite e che acquistano sempre il significato di documento storico, insomma, sono notizie anche loro secondo il miglior giornalismo di vecchia scuola. Perché il libro, scritto da Rodolfo Grassi, giornalista prima dell’ANSA, la nota agenzia giornalistica internazionale poi del Corriere della Sera in cui ha ricoperto per sedici anni l’incarico prestigioso di membro del Comitato di redazione, con  il contributo determinante di Abele Barbati già direttore dell’ENCI (Viale Corsica 20 Milano) e quindi protagonista della storia dell’ente di cui ancor oggi è Consigliere nazionale, racconta una vicenda lunga, bella e coinvolgente.

Pone il cane al centro degli avvenimenti e racconta come questi hanno influito sulle razze.

Una sorta di cerchio immaginario – e Rodolfo Grassi riferendosi ai suoi studi universitari ed alla cultura filosofica ( è stato allievo del francescano professor Marino D’Amiata docente negli atenei di Messina e Firenze) in cui fatti e passioni si inseguono gli uni con le altre e il tutto in uno stile immediata e pieno di notizie proprio come lo sono gli articoli dei quotidiani.

Ed è pienamente conforme al testo la citazione, che risale a Dioniso il Vecchio, che fa il presidente nazionale Dino Muto nello scritto in cui presenta il testo:” la storia è la filosofia che insegna con gli esempi”.

Così com’è ragguardevole anche la frase del Presidente e che riassume il significato dell’intero libro: “..Racconti di vita in cui si legge, come in un coinvolgente mosaico, la voglia di render concreta una passione che si vuol tramandare perché altri possano sentirla propria e donare a quanti seguiranno”.

L’inizio della storia.. è nel dicembre del 1882 quando un gruppo di egregi gentiluomini appassionati di caccia e cani decidono di dar vita ad un’organizzazione che tuteli sia la pratica venatoria, le grandi riserve di caccia ed i cani che trovano sempre più spazio nelle abitazioni e nelle pagine dei  giornali cosiddetti sportivi.  Fra quei protagonisti nella Società c’è il senatore Giuseppe Cesare Borletti che fonderà l’omonima azienda, Gerardo Majno gentiluomo ed industriale milanese, Felice Scheibler, industriale, scrittore e tra i fondatori nel 1915 della Croce Azzurra e numerosi altri che la storia e la politica ricordano con rispetto. Sono anni di profondi rivolgimenti sociali ed a Milano prendeva vigore il Partito operaio italiano fondato il 17 maggio 1882.  Allora i giornali erano privilegio di pochi: il Corriere della Sera stampava 90 mila copie, il Secolo 115 mila, poco più del doppio del Messaggero,55.000.

Da poco erano stati inaugurati la Galleria Vittorio Emanuele e il teatro Alla Scala ed era ancor vivissimo il ricordo di Garibaldi.

Il libro elenca le caratteristiche delle razze di quegli anni e le prime esposizioni a Milano nei Giardini oggi dedicati al grande Indro Montanelli, lo stupore del pubblico e la fatica dei “giudici cinofili” nel districarsi fra cani di razza o presunti tali e palesi incroci. Di pagina in pagina scorre …la storia ricordando anche che mister Cruft, fondatore della più importante esposizione del mondo, in Inghilterra, ebbe l’idea della rassegna non perché cinofilo ma in quanto …direttore di un’azienda che produceva biscotti per cani. Nelle pagine compaiono anche citazioni di antichi autori, da Plinio a Columella, a Brunetto Latini, Lorenzo il magnifico e molti altri. Tante le pagine dedicate alla prima grande guerra ( poche righe spiegano opportunamente perché scoppiò, quali e quante furono le vittime di quella tragedia) in cui cani svolsero un’attiva opera per rintracciare i feriti, portare medicinali, esser di guardia con i soldati nelle trincee.

La storia, si potrebbe dire…cammina sulle gambe dei cani perché il libro fa poi ampi riferimenti al mutamento di regime, all’avvento del fascismo, all’autarchia ed alla crisi del ‘29 spiegandone – ed è questo un grande pregio – le motivazioni sociali e politiche.

I riferimenti storici, sempre pregevoli.

Belle le pagine sull’autarchia che portò allo sviluppo dei cani da gregge, tante quelle al progresso delle razze da caccia . Originali i riferimenti alla moda, al costume, al mutamento della società. Insomma, un libro originalissimo che spazia dalla cinofilia-descritta con autentico rigore e non v’è chi non vi colga la mano di Abele Barbati, grande tecnico – alla moda alla sociologia, a quell’attualità che Rodolfo Grassi ha vissuto e dato testimonianza sulle pagine del Corriere della Sera, testimone in prima linea e cronista scrupoloso, delle lotte sindacali e delle tante vicende drammatiche.

La lettura è sempre piacevolissima e piena di sorprese e ben lo riassume Dino Muto quando a conclusione della prefazione scrive “ Mi sono smarrito lungo quelle pagine che ripropongono con  un linguaggio capace di essere cronaca e storia, il cammino di un popolo grande qual è il nostro”

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