AVANZA LA RICERCA SUL PARKINSON, POSSIBILITA’ DI CURA ASSOCIATA A UN ENZIMA

Pittsburgh, 25 luglio 2018 – Si chiama LLRK2 ed è un enzima specifico del Morbo di Parkinson. Fino ad oggi si pensava che la sua mutazione fosse responsabile solo di una ridotta percentuale (il 3-4%) di casi di malattia.

 

 

 

Un nuovo studio condotto dalla University of Pittsburgh School of Medicine, UPMC e Ri.MED, recentemente pubblicato sulla rivista Science Translational Medicine, ha rilevato un’attività anomala dell’enzima LRRK2 anche nelle forme non ereditarie di Parkinson.

L’autore della ricerca è Roberto Di Maio, palermitano, Assistant Professor presso il Pittsburgh Institute for Neurodegenerative Diseases, diretto dal Prof. J. Timothy Greenamyre e Principal Investigator della Fondazione Ri.MED, grazie all’accordo tra i due enti. “Si tratta di una scoperta rilevante – ha dichiarato – che potrebbe consentire di espandere l’utilizzo di alcuni farmaci in via di sviluppo in grado di bloccare l’attività enzimatica di LRRK2 – pensati inizialmente solo per alcune forme di Parkinson familiare – ad una ben più vasta popolazione di pazienti affetti da Parkinson idiopatico”.

Secondo il Ministero della Salute, il morbo di Parkinson colpisce 230 mila persone in Italia e circa 10 milioni nel mondo, ma ad oggi non si conoscono con certezza le cause dell’insorgere della mattia, attribuite ad un insieme di fattori genetici e ambientali. Dal 2004 però qualche passo in avanti è stato fatto, grazie all’evidenza scientifica che alcune mutazioni del gene LRRK2, in grado di inattivare l’enzima che porta stesso nome, sarebbero in grado di ‘accendere’ la malattia di Parkinson a trasmissione ereditaria in un piccolo gruppo di pazienti.

Lo studio ha messo in luce due importanti novità, ovvero che l’iperattività di LRRK2 può essere rilevante in tutte le persone con Parkinson, non solo in pazienti con la mutazione del gene e un possibile collegamento tra la LRRK2 e un’altra proteina, chiamata α-Sinucleina, entrambe separatamente riconosciute responsabili nell’insorgenza del Parkinson. Quest’ultima quando in eccesso, porta alla formazione di strutture fibrillari, chiamate “corpi di Lewy”, marker tipico dei neuroni della dopamina in pazienti affetti da Parkinson.

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