HIV. CONCLUSO A PALERMO IL “WORKSHOP ON HIV AND HEPATITIS CO-INFECTION E CO-MORBIDITY”
di maria grazia elfio
In Sicilia, nel 2017, sono stati registrati 278 casi di nuove infezioni da HIV; dato rilevante, se si considera che i casi notificati nel 2012 erano stati 187.Secondo l’Osservatorio Epidemiologico dell’Assessorato alla Salute della Regione Siciliana (DASOE), in particolare, al 2017 la trasmissione con rapporti eterosessuali costituisce il 91 % dei casi fra le donne italiane e il 97% fra quelle straniere; nel caso degli uomini vi è una notevole differenza: fra gli italiani la modalità principale è quella legata ai rapporti omosessuali (68%) ed i rapporti eterosessuali sono responsabili del 27% dei casi, mentre fra gli stranieri i rapporti eterosessuali costituiscono il 68% dei casi e solo il 19% delle trasmissioni è legato ai rapporti omosessuali. Il 67,5% di tutti i casi Siciliani relativi al periodo 2009-2017 sono stati diagnosticati negli ospedali delle province di Palermo e Catania, seguiti da Siracusa, Messina, Trapani, Ragusa e Caltanissetta.
Questi alcuni dei dati regionali rilevati durante la settima edizione del workshop “On HIV and Hepatitis Co-Infection & co-morbidity” conclusasi a Palermo presso il Grand Hotel Piazza Borsa. Presidente del Convegno, Antonio Cascio, ordinario dell’ateneo palermitano e direttore dell’UOC di Malattie Infettive e Centro regionale AIDS dell’Azienda Ospedaliera Universitaria Policlinico “P. Giaccone” di Palermo. Responsabili Scientifici: Giovanni Mazzola e Pietro Colletti, rispettivamente, responsabile UOS Co-infezioni e responsabile UOS AIDS, presso la stessa UOC di Malattie Infettive.
La tre giorni ha visto la partecipazione di autorevoli relatori che si sono confrontati sulle esperienze cliniche, gestionali e scientifiche dei Centri Infettivologici delle varie Regioni d’Italia. Nel corso del meeting sono stati trattati gli argomenti più attuali della ricerca su HCV e HIV e le problematiche assistenziali e gestionali del paziente co-infetto. Tra i focus piu’ interessanti, quelli relativi alle innovazioni farmacologiche ed ai nuovi regimi terapeutici nell’approccio clinico dei pazienti con co-morbidità, invecchiamento e poli-farmacoterapia; il ruolo della dual therapy, oltre ai principali temi di attualità inerenti malattie sessualmente trasmesse, chemsex e nuove sfide per la prevenzione.
Un’ampia attenzione è stata dedicata alla PrEP, profilassi pre-esposizione. Cascio sul punto afferma: “Consiste nell’assunzione di farmaci antiretrovirali da parte di persone non HIV infette che prevedono di aver rapporti sessuali a rischio. Si sostanzia nell’assunzione di 2 compresse di tenofovir /emtricitabina, da 2 a 24 ore prima dei rapporti sessuali, seguite da una terza compressa, 24 ore dopo la prima assunzione e una quarta compressa 24 ore dopo, o assumendo una compressa al giorno. Chiaramente dietro prescrizione dell’infettivologo”. “La priorità – continua Cascio – rimane l’identificazione di coloro che non sanno ancora di essere HIV positivi, perché soltanto trattandoli è possibile impedire la diffusione dell’epidemia, in quanto raggiungendo la negativizzazione della viremia, non saranno più contagiosi”.Pietro Colletti aggiunge: “La sfida adesso è di trattare il più presto possibile, già al momento della scoperta della positività, diagnosticare il maggior numero dei soggetti non consapevoli di essere infetti, offrire gratuitamente ed in modo organizzato la profilassi farmacologica (PREP) e ridurre, pertanto, la diffusione dell’infezione specialmente tra i giovani”. Mentre Giovanni Mazzola ricorda l’importanza della ricerca avanzata nell’ambito dell’infezione da HIV, che “ ha consentito la scoperta di nuove terapie ad altissima barriera genetica con soli due farmaci, inclusi in un’unica compressa, da assumere una sola volta al giorno. Questi schemi innovativi i cui studi registrativi sono stati pubblicati sulla prestigiosa rivista Lancet, permettono di ottenere pari efficacia rispetto ai regimi a tre o quattro farmaci finora praticati, con l’oggettivo vantaggio di ingerire meno medicine e, quindi, di ridurre gli effetti indesiderati ”. Ai lavori – che sono stati aperti da Giuseppe Liberti, infettivologo e componente del consiglio direttivo dell’ordine dei Medici di Catania, che ha portato il saluto dell’Assessore alla Salute della regione siciliana, Ruggero Razza – hanno partecipato anche il prof. Massimo Galli ed il prof. Massimo Andreoni, rispettivamente Presidente Nazionale e direttore scientifico della SIMIT (Società Italiana di Malattie Infettive e Tropicali), oltre al presidente regionale della stessa società scientifica, Antonio Davì.