GIORNATA MONDIALE DELL’OSTEOPOROSI: ANCHE L’AMBIENTE IMPATTA SULLA DENSITA’ OSSEA

Oltre un milione e mezzo di fratture femorali da osteoporosi negli over 65enni dal 2000 ad oggi, con una crescita costante fino a raggiungere quasi 100.000 ricoveri/anno per questo tipo di problematica dell’anziano (+20% nelle donne e +30% nei maschi).

Due fratturati su tre hanno più di 80 anni e quattro volte su 10 si tratta di una donna oltre gli 85 anni di età, come emerge dalle proiezioni basate sulla recente pubblicazione su “Archives of Osteoporosis”, condotta dall’epidemiologoPrisco Piscitelli e coordinata dal professor Umberto Tarantino dell’Università di Roma Torvergata (Piscitelli, Neglia, Feola, Rao, Gimigliano, Iolascon, Tarantino https://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/29523987).

Una fotografia allarmante se si pensa agli esiti: 400.000 decessi post-frattura e 200.000 casi di invalidità permanente. Tra il 2000 e il 2019 si stimano in 18 miliardi di euro i costi sanitari per ricoveri, interventi e riabilitazione, a cui si aggiungono almeno 2 miliardi di pensioni d’invalidità pagati dall’INPS.

Alla vigilia della Giornata Mondiale dell’Osteoporosi, che si celebra domenica 20 ottobre, recenti studi suggeriscono che, oltre all’età, a una ridotta attività fisica e al fumo, anche le esposizioni ambientali possono essere associati a un aumento di fratture.

L’inquinamento atmosferico (il particolato con un diametro minore di 2.5 micron) è stato recentemente associato a un incremento di tasso di ospedalizzazione per fratture femorali e di polso in 9 milioni di americani over 65 anni[1] e in 6000 norvegesi[2]”, dichiara la professoressa Elena Colicino del Mount Sinai Hospital di New York e componente del Comitato Scientifico della Società Italiana di Medicina Ambientale. Una cattiva qualità dell’aria (con elevati livelli di PM2.5, PM10 e black carbon) è stata, inoltre, associata a una riduzione della densità ossea in uno studio condotto sia su uomini di mezza età[3], che su uomini tra 75 e 76 anni[4]. Alcuni fattori ambientali — tra cui Il piombo, il mercurio, e il cadmio — hanno mostrato di contribuire alla demineralizzazione ossea e a un più alto rischio di osteoporosi[5]. Si affacciano anche nuove esposizioni chimiche (PFAS – sostanze perfluoroalchiliche o acidi perfluoroacrilici) — principalmente presenti nei packaging alimentare, nel pentolame e come inquinanti indoor — che agendo sul sistema endocrino modulano gli ormoni e hanno un impatto sulla salute delle ossa, provocando una riduzione della loro densità e osteoporosi, principalmente nelle donne in menopausa[6]”.

 

Questi risultati indicano che tra i possibili rischi della decalcificazione e fratture ossee si possono includere anche fattori ambientali. Cambiamenti tecnologici e politici volti a ridurre le emissioni atmosferiche dannose potrebbero ridurre l’impatto economico per la sanità pubblica anche in quest’ambito”, conclude il professor Alessandro Miani, Presidente di SIMA.

 

 

[1] Prada et al. Lancet Planetary Health 2017

2 Alver K et al. Osteoporos Int. 2010

3 Prada et al. Lancet Planetary Health 2017

4 Alver K et al. Osteoporos Int. 2007; 18:1669–74

5 Engstromet al. 2011; Khalilet al. 2008; Pollacket al. 2013; Pradaet al. 2017

6 Khalil, N.; Chen, A.; Lee, M.; Czerwinski, S.A.; Ebert, J.R.; DeWitt, J.C.; Kannan, K. Association of Perfluoroalkyl Substances, Bone Mineral Density, and Osteoporosis in the U.S. Population in NHANES, 2009-2010, Environmental health perspectives 2016;12

 

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