ACUFENE: DA DOVE PROVIENE IL ‘SUONO FANTASMA’?

L’AUDIOLOGO E DOCENTE UNIVERSITARIO GUIDO CONTI, REFERENTE DI WIDEX, ILLUSTRA CAUSE E TERAPIE DI UNA PATOLOGIA SOLO IN APPARENZA INSPIEGABILE

 

Oltre il 20% della popolazione si è domandata almeno una volta da dove arrivi quel fastidioso rumore che avverte negli orecchi, che sembra assai reale anche se tutto intorno c’è silenzio. Si può trattare di un suono forte o debole, grave o acuto ma, indipendentemente dai caratteri sonori, si presenta in modo inspiegabile. E’ l’acufene: una sensazione sonora percepita in assenza di uno stimolo ambientale che la giustifichi. Esistono due diverse tipologie di acufene e si differenziano per la veridicità del suono percepito. Gli ‘acufeni oggettivi’, meno comuni, sono determinati da un vero fenomeno sonoro generato nel corpo del soggetto, come un soffio o una pulsazione vascolare oppure una contrazione muscolare. Gli acufeni propriamente detti sono quelli “soggettivi”, avvertiti dal paziente in assenza di un fenomeno sonoro reale, interno o ambientale. Il professore Guido Conti, Audiologo, docente dell’Università Cattolica, in servizio presso la Fondazione Policlinico Universitario A. Gemelli – IRCCS di Roma e referente di Widex, azienda leader nella produzione di apparecchi acustici distribuiti a livello globale, spiega in cosa consiste questo fenomeno: “La sensazione scatenata dall’acufene può variare dalla semplice curiosità fino a condizioni, fortunatamente non comuni, di seria compromissione della qualità della vita. La gravità clinica degli acufeni è spesso legata infatti alle cosiddette “reazioni”: agli aspetti affettivi, psicologici e psichiatrici, all’interferenza coi ritmi sonno-veglia, ai fenomeni neuro-vegetativi, che vengono negativamente influenzati dalla percezione cronica del suono ‘fantasma’. Gli acufeni non risparmiano nessuna età, anche se sono più comuni negli adulti e negli anziani, perché il trascorrere degli anni aumenta la probabilità di avere un danno del sistema uditivo, che certamente favorisce l’insorgenza degli acufeni. Se la prevalenza degli acufeni può essere anche del 10% tra coloro che hanno un udito normale, si arriva a valori anche superiori al 30% in presenza di un’ipoacusia o sordità, la più comune ed importante disfunzione uditiva.”

Riguardo alla terapia si deve innanzitutto considerare, quando è possibile, quella della patologia che si riconosca dietro il sintomo “acufene”. Questo vale per le eventuali cure mediche o chirurgiche, ma anche per il trattamento riabilitativo con le protesiche acustiche convenzionali gli impianti cocleari, nei casi in cui è presente un’ipoacusia. L’impiego dei sussidi protesici può portare infatti alla netta riduzione degli acufeni in percentuali che arrivano 60-70% dei casi. La terapia sintomatica degli acufeni si basa su un approccio empirico, poiché farmaci diversi si equivalgono nelle probabilità di successo, in genere prossime al 20% dei casi. Oltre al corretto inquadramento diagnostico ed alla completa informazione del paziente sulla natura del disturbo, la riabilitazione sfrutta la “suonoterapia” che prevede il contrasto tra il “suono fantasma” ed una sonorità esterna, magari con caratteri rilassanti con risultati spesso sorprendentemente efficaci. Chi soffre di acufene dovrebbe quini ‘evitare il silenzio’.

 

 

ella foto Guido Conti, Audiologo, docente dell’Università Cattolica, in servizio presso la Fondazione Policlinico Universitario A. Gemelli – IRCCS di Roma e referente di Widex

 

 

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