In tempi di emergenza sanitaria Covid-19 la scuola si riscopre familiare

Il dopo covid-19 sarà un’altra storia o un’altra scuola?
Nell’emergenza capita che i “limiti del sistema” siano talmente evidenti che i “processi naturali” appaiono la soluzione.

Mi pare di poter verificare che cosi stia avvenendo al Capitolo Scuola.

In questi giorni in cui le scuole sono chiuse, i genitori si trovano a trascorrere le giornate con i propri figli. In tempi di coronavirus la famiglia viene riscoperta come prima responsabile educativa dei figli e la scuola garantisce sostegno e supporto a distanza.

D’altronde le origini della Scuola emergono dalla notte dei tempi.

Se la Storia nasce con la scrittura, la Scuola nasce con la preistoria, con l’uomo e con la donna. E con il primo bambino.

1. La Scuola nasce con la Prima Famiglia della Storia. Nella grotta o sulla palafitta.

Limpidi occhi di bambino che si aprono alla vita, all’esperienza: vedono come si accende il fuoco, come si macina il seme, come si scheggia la selce, come si tende la trappola. La “scuola paterna” consiste non solo nella capacità di progettare e fabbricare strumenti utili alla vita quotidiana, ma anche, soprattutto, attraverso il racconto, le madri della preistoria insegnano ai loro figli le tradizioni e il sapere degli antenati.

E nascono la Conoscenza, l’Apprendimento, la Riflessione, la Competenza.

Imparare, è conditio sine qua non per “vivere”.

Passano i secoli e i millenni: è sempre la Famiglia al centro di scelte educative certamente “obbligate”. Di padre in figlio scorre la vita quotidiana attraverso i mestieri: il sapere è nelle mani di coloro che lavorano con l’esperienza tramandata a garanzia di un domani.

Il futuro pastore, l’agricoltore, il vasaio, il mercante, il marinaio – affidato dai genitori ai grandi esperti del loro mondo – frequenta la scuola della “gavetta”, dell’esperienza, della dura lotta per acquisire la ricchezza di “contenuti” necessari alla sopravvivenza. E si ricomincia sempre, di padre in figlio.

E il filosofo? Da chi apprendeva, a chi insegnava?

E’ il mistero della mente umana, è lo sviluppo di tanti “perché”, coltivati pazientemente nel cuore delle scuole familiari del Mondo Antico e giunti a maturazione in Grecia in un punto “alfa” della storia, un’epoca d’oro, in cui viene intuito il senso profondo e perpetuo della Buona Scuola: l’e-ducere, il condurre fuori dal Sé tutto il bagaglio necessario all’uomo per essere felice. Ecco il Maestro e l’Educatore di eccelso spessore pedagogico: Socrate. A lui le famiglie ateniesi affidavano il bene più prezioso, i piccoli Platone della situazione.

2. La scuola familiare, Buona Scuola per eccellenza, si specializza e si affina, arriva alla sua massima realizzazione affidandosi a chi ne interpreta il profondo desiderio: formare l’Uomo. Talmente alta, questa missione della Buona Scuola, che fin dalle origini la sua sorte è segnata: Socrate, il maestro, è costretto al suicidio. Lo Stato (i trenta Tiranni di Atene) non gradisce. Teme.

Non sarà, comunque, la morte della Buona Scuola. La Famiglia resiste e insiste: i precettori greci dell’antica Roma, i monaci benedettini dopo la crisi dell’Impero Romano, i raffinati scrivani carolingi, i maestri di bottega del Medioevo e del Rinascimento, i letterati delle corti e dei seminari nel Cinquecento e nel Seicento, i maestri dei grandi ordini religiosi europei… si pongono in continuità con il desiderio delle Famiglie, un tempo dei Padri più che delle Madri, in un continuo, ininterrotto affidare e riaffidare il tesoro dei loro giovani, per i quali una società sempre più complessa e ricca esigeva una adeguata e stimolante istruzione ed educazione.

Anche per le piccole Gertrude, a un certo punto, la Famiglia decide e affida, passando dai conventi di clausura, superati solo ai primi dell’Ottocento dal coraggio e dall’intraprendenza di uomini come mons. Luigi Biraghi, fondatore delle Marcelline, o san Giovanni Bosco, iniziatore dei Salesiani.

Tempi moderni: oggi una serie di occasioni perse, una buona dose di ideologia radicata ci portano ad un sistema scolastico classista, regionalista e discriminatorio.

3. Oggi siamo in Emergenza Coronavirus. In questi giorni tutte le nostre famiglie si trovano ad affrontare un’emergenza cui non erano pronti: la “convivenza forzata” con i figli. Una full immersion, che da mattina a sera li vede coinvolti su due fronti, in contemporanea: quello professionale e quello genitoriale.

Può essere un’opportunità per ciascuno di noi e per chi ci governa. Un ritorno alle origini per riscrivere l’epilogo: Riconoscere concretamente la titolarità, in ambito educativo e formativo, della persona e della famiglia. Tale titolarità si esercita attraverso una “libertà di scelta educativa” che va garantita a tutti, superando gli attuali ostacoli economici e sociali che ne impediscono di fatto l’esercizio ai meno abbienti.

Si introduca il costo standard di sostenibilità per allievo (declinabile in convenzioni, detrazioni, buono scuola, voucher, ecc.) che costituisce, una “quota capitaria” spettante all’alunno, che i genitori assegnano poi alla scuola prescelta.

In tempi di covid al Governo abbiamo lanciato questo appello: Aiuti la Famiglia salvando la scuola paritaria.

Le richiesta al Governo sono giunte chiare in modo trasversale e sono tutte percorribili per dare un reale sostegno alla famiglia, salvare la scuola pubblica, paritaria e statale, e dare così un futuro alla Nazione.

Le richieste che abbiamo rivolto attraverso una task force senza precedenti da parte dei cittadini e della politica sono le seguenti:

1. Almeno per il tempo di questa emergenza togliamo tutti gli occhiali dell’ideologia;

2. E’ doveroso per lo Stato garantire i diritti che riconosce: “Libertà per i genitori di scegliere la scuola senza discriminazioni economiche” in Italia, come avviene in Europa;

3. Le scuole paritarie fanno risparmiare circa 900 milioni di euro l’anno allo Stato, che quindi non dovrebbe aspettare un istante per stanziare i fondi a loro favore;

4. Utilizziamo le 40.749 sedi scolastiche statali e le 12.564 sedi paritarie per consentire agli 8.466.064 studenti di ritornare in classe in sicurezza;

5. Aiutiamo i genitori a ritornare sereni al lavoro;

6. Diamo una possibilità all’Italia di rialzarsi.

Queste le misure urgenti richieste: lo Stato non abbandoni i genitori!

– Detrazione integrale delle rette pagate in tempi di Covid-19;

– Quota capitaria (secondo i costi standard di sostenibilità per allievo) spettante ad ogni figlio/a per iscriversi alla scuola statale oppure in quella paritaria.

– Fondo straordinario alle scuole paritarie per scontare la retta ai genitori.

Dobbiamo credere che senza la Scuola il Paese non riparte.

Le Famiglie – di qualsiasi sponda, matrice, formazione – si sentano un po’ più libere; lo Stato un po’ più giusto e intelligente ai loro occhi.

Sr Anna Monia Alfieri

Esperta di politiche scolastiche
PROFILO ANNA MONIA ALFIERI

Anna Monia Alfieri, religiosa delle Marcelline, si è laureata in Giurisprudenza nel 2001, in Economia nel 2007, conseguendo anche il Diploma Superiore di Scienze Religiose. E’ legale rappresentante dell’Istituto di Cultura e di Lingue Marcelline. Tra le voci più accreditate sui problemi dell’organizzazione dei sistemi formativi, collabora con la Divisione Enti non Profit di Altis (Alta Scuola Impresa e Società) dell’Università del Sacro Cuore di Milano, per l’organizzazione dei corsi di Alta Formazione (in management e alta dirigenza scolastica) per gli Istituti Religiosi e per la docenza negli stessi. Dal 2016 fa parte della Consulta di Pastorale scolastica e del Consiglio Nazionale Scuola della CEI. Numerosi sono i suoi contributi scientifici su Riviste specializzate e in volumi collettanei. Segnaliamo i saggi “La buona Scuola Pubblica per tutti Statale e Paritaria” (in collaborazione con (M. C. Parola e M. Moltedo, Laterza, Bari 2010); “Il diritto di apprendere. Nuove linee di investimento per un sistema integrato” (in collaborazione con M. Grumo e M. C. Parola, Giappichelli, Torino 2015); “Lettera ai politici sulla libertà di scuola” (in collaborazione con Dario Antiseri, Rubbettino 2018).

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