“Il cambiamento climatico: effetti sulla salute, sulla scienza e sull’agricoltura”

di Piergiacomo Oderda

 

 

 

 

 

Il primo dicembre alle ore 17.30 l’Accademia di Medicina di Torino in
collaborazione con l’Accademia delle Scienze e l’Accademia dell’Agricoltura
organizza una seduta scientifica dal titolo “Il cambiamento climatico: effetti
sulla salute, sulla scienza e sull’agricoltura”. Si potrà seguire l’incontro
collegandosi al sito (www.accademiadimedicina.unito.it.).
Intervengono Paolo Vineis, professore ordinario di Epidemiologia Ambientale
presso l’Imperial College di Londra e responsabile dell’Unità di Epidemiologia
Molecolare ed Esposomica presso l’Italian Institute for Genomic Medicine
(Iigm) di Torino, Elisa Palazzi, ricercatrice dell’Istituto di scienze dell’atmosfera
e del clima (Isac) presso il Consiglio Nazionale delle Ricerche (Cnr) e docente

di Fisica del clima all’Università di Torino e Andrea Schubert, docente del
dipartimento di Scienze Agrarie, Forestali ed Alimentari, sempre dell’Università
di Torino. Paolo Vineis è autore del libro “Salute senza confini. Le epidemie
della globalizzazione” (Codice 2020). Nel secondo capitolo, affronta il tema del
cambiamento climatico. Una delle conseguenze più drammatiche è
l’insufficiente disponibilità di risorse idriche di buona qualità per tutti. “Ogni
aumento di un grado della temperatura provocherà un calo del 20 per cento
delle forze idriche rinnovabili per un ulteriore 7 per cento della popolazione”.
Entro il 2100 milioni e milioni di persone patiranno le conseguenze di alluvione
mentre le erosioni costiere provocheranno una perdita di terreni coltivabili. Le
riflessioni si basano sul quinto rapporto dell’Intergovernmental Panel on
Climate Change (IPCC).
I cambiamenti di temperatura facilitano o inibiscono la proliferazione di specie
batteriche o parassitarie. L’aumento della temperatura del mare e delle acque
interne facilita la proliferazione del vibrione, il colera è ancora endemico in
alcuni Paesi come il Bangladesh e sta cambiando la sua diffusione geografica.
In un numero di “Science”, era apparso uno studio (Siraj et al., 2014) sul
mutamento di temperatura nelle alture colombiane ed etiopi e sulla possibilità
di trasmissione della malaria.

 

Nella postfazione del testo, il prof. Paolo Vineis si occupa di coronavirus e
cambiamento climatico. Covid-19 è un virus che arriva dai pipistrelli attraverso
catene causali che conosciamo ancora in modo imperfetto. E’ necessario
investire in ricerche che coinvolgano epidemiologi, virologi, immunologi,
veterinari, esperti di agricoltura e di produzione del cibo. Stiamo diventando
sempre più consapevoli dei legami che ci connettono al pianeta nel suo
complesso. La nostra impronta ecologica media è pari a 2,8 ettari pro capite
mentre l’”offerta” del pianeta è di 1,7 ettari; il nostro sistema economico
richiede servizi ecologici pari a una terra e mezza.

 

 

 

Sull’interazione tra nuove infezioni, clima, salute, ambiente è stato pubblicato
a inizio novembre uno studio sulla rivista “Environment International”, tra i cui
autori ricorre anche il prof. Vineis (“The COVID-19 pandemic and global
environmental change: Emerging research needs”). Si basa sullo studio
predisposto da una rete di 26 agenzie nazionali che finanziano la ricerca sulle
scienze umane (H2020 HERA, Humanities in the European Research Area).
L’epidemia si correla all’urbanizzazione, alla distruzione degli “habitat” naturali,
all’allevamento intensivo di bestiame, al commercio di animali vivi. Il
contributo del clima e dell’inquinamento richiede ulteriori studi. Va indagata
l’influenza dei fattori di stress ambientale su infezioni virali, invecchiamento e
malattie croniche come malattie metaboliche, respiratorie e cardiovascolari.

NELLE FOTO:

il prof. Isaia, presidente dell’Accademia di Medicina

Teresa Cammarota (vicepresidente), Giancarlo Isaia (presidente), Francesco Scaroina (Segretario generale)

il frontespizio del libro di Paolo Vineis

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