3 milioni di italiani hanno rinunciato a curarsi per difficoltà economiche

Il 9,1% di chi ha fatto ricorso alla sanità privata ha dovuto chiedere un prestito causate da Covid e lockdown

Oltre 32 milioni si sono visti cancellare o rimandare cure mediche. 53 giorni il tempo medio di rinvio

 

Sono ben 3 milioni gli italiani che, tra marzo e dicembre 2020, a causa di
difficoltà economiche sopraggiunte per pandemia e lockdown hanno dovuto rinunciare a cure
mediche; questo è uno dei numeri emersi dall’indagine condotta per Facile.it da mUp Research e
Norstat su un campione nazionale rappresentativo della popolazione adulta*, ma non è l’unico che
racconta l’influenza del Covid sulla cura della salute dei nostri connazionali.
Continuando a scorrere l’analisi si scopre che 32,8 milioni di italiani si sono visti rimandare, se non
addirittura annullare, visite, esami o operazioni in programma nel 2020; nello specifico, circa 27,9
milioni di italiani, vale a dire il 73,6% di coloro che avevano in programma un appuntamento
presso una struttura sanitaria, hanno subito uno o più rinvii, mentre 13 milioni di cittadini, pari a
più di un paziente su tre (34,3%), hanno dovuto fare i conti con l’annullamento.
L’impatto del coronavirus sul sistema sanitario
Come detto, gran parte della popolazione adulta a causa dell’emergenza sanitaria ha dovuto fare i
conti con disservizi che, dati alla mano, hanno riguardato praticamente tutte le specialità; ma se il
triste primato spetta, in percentuale, a gastroenterologia e urologia (rispettivamente con l’81,2%
e il 75% di pazienti che hanno subito ritardi o annullamenti su visite, esami od operazioni già
programmate), anche patologie molto gravi non sono state esenti da questo fenomeno e, ad
esempio, hanno subito ritardi o annullamenti il 61,1% dei pazienti cardiologici ed il 47,2% di quelli
oncologici.
Mediamente il rinvio è stato di quasi due mesi (53 giorni), ma il dato ancor più preoccupante è
che nel 68% dei casi l’appuntamento è stato rimandato sine die. Per alcune specialità, però, i
giorni di rinvio sono stati ben più lunghi; nel caso dell’oncologia, ad esempio, lo slittamento medio
è stato di 63 giorni, per la cardiologia di 72 giorni e addirittura 81 giorni per la ginecologia.
Aumenta il ricorso alla sanità privata
La pandemia ha messo sotto stress tutte le strutture sanitarie, ma in particolar modo quelle
pubbliche; fra coloro cui è stato rinviato o annullato un appuntamento già programmato, nel
54,7% dei casi questo si sarebbe dovuto svolgere in struttura pubblica, nel 45,3% in una privata.
Fra chi ha subito un rinvio o un annullamento, il 30,2% degli intervistati ha poi scelto di svolgere il
controllo in struttura privata, il 31% in struttura pubblica, ma soprattutto, per il 38,8% l’esame è
stato annullato senza alcuna riprogrammazione.
Questa situazione ha spinto molti italiani ad abbandonare la sanità pubblica in favore di quella
privata: secondo l’indagine circa 7 milioni di cittadini, a seguito del rinvio o annullamento, hanno
scelto di spostare da una struttura pubblica ad una privata una o più visite.

 

 

Quando si chiede la ragione del ricorso al privato si scopre che il 18,9% dei pazienti lo hanno fatto
per paura che la loro patologia peggiorasse, il 12,6% perché avevano un’assicurazione che ne
copriva i costi.
Chi si è rivolto ad una struttura privata ha dichiarato di aver speso, in media, 292 euro per singola
visita, esame o operazione.
Per far fronte ai costi legati alla sanità privata, il 73,2% ha pagato usando i propri risparmi, mentre
il 16,6% ha fatto ricorso ad un’assicurazione sanitaria; interessante notare, invece, come circa 2,2
milioni di pazienti (pari al 9,1% di chi è ricorso alla sanità privata) abbiano dovuto chiedere un
prestito ad amici, familiari o finanziarie. La soluzione del prestito è più frequente tra i rispondenti
residenti al Sud e nelle Isole, dove la percentuale arriva all’11,9%.
Prestiti per le cure mediche
Il ricorso ad una società di credito per far fronte alle spese mediche è stato analizzato anche
dall’osservatorio di Facile.it e Prestiti.it; dall’esame di oltre 125mila domande di finanziamento* è
emerso che, nel 2020, l’importo medio dei prestiti personali richiesti per questa motivazione è
stato pari a 6.145 euro, da restituire in 53 rate (circa 4 anni e mezzo).
Il profilo tipo di chi ha presentato domanda è quello, in media, di una persona di 46 anni, valore
elevato se confrontato con il totale prestiti, per i quali l’età media del richiedente è pari a 42 anni.
Interessante notare, inoltre, come nel 39% dei casi a presentare domanda di prestito per spese
mediche sia stata una donna; anche in questo caso la percentuale è più alta rispetto al totale
prestiti, dove il campione femminile rappresenta solo il 25%.
Rinunce “spontanee”
Oltre ai disservizi, vi è una fetta importante della popolazione italiana che nel 2020 ha scelto di
propria iniziativa di rinunciare a prenotare o effettuare una o più visite, esami specialistici od
operazioni; secondo l’indagine sono 68,6% degli italiani, pari a circa 30 milioni di individui.
Perché milioni di italiani hanno rinunciato ad una o più cure? Nel 71,3% dei casi lo hanno fatto
per paura di contrarre il Covid recandosi in una struttura medica, nel 19,7% perché scoraggiati dai
lunghissimi tempi di attesa.
Come detto prima, però, sono tantissimi coloro che hanno rinunciato per ragioni economiche e
cioè il 20,9% del campione intervistato e, tra questi, per circa 3 milioni di individui le difficoltà
sono sopraggiunte a causa di pandemia e lockdown.

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