La profilassi antitrombotica a domicilio nei pazienti affetti da Covid-19, il modello Cremona

Sophie Testa, Presidente della Federazione Centri per la Diagnosi della Trombosi e la Sorveglianza delle Terapie Anticoagulanti

 

 

 

 

 

 

 

 

Formazione continua ai medici di base per permettere agli ospedali di accogliere solo i casi che necessitano
di un immediato ricovero (e non solo per il Covid-19) e in particolare corsi sulla profilassi antitrombotica per
trattare i pazienti a casa, fanno di Cremona un modello da replicare, anche grazie al sostegno di
Italfarmaco. Lo spiega Sophie Testa, Presidente della Federazione Centri per la Diagnosi della Trombosi e
la Sorveglianza delle Terapie Anticoagulanti.

“La realtà vissuta a Cremona – uno dei fronti principali della pandemia –ha permesso al personale sanitario
di accumulare velocemente grandi esperienze soprattutto in funzione del fatto che l’ospedale, nel giro di
pochi giorni, si è riempito di pazienti Covid con 650 posti letto occupati.

Subito ci si è resi conto che l’infezione da Covid-19, con espressione di una grave insufficienza respiratoria,
aveva due caratteristiche salienti: da una parte, come in molte condizioni infettivologiche acute, esponeva i
pazienti ad un rischio tromboembolico venoso elevato (e di questa si aveva già conoscenza rispetto ad altre
situazioni), secondariamente c’era lo sviluppo di una malattia infiammatoria acuta che determinava poi le
lesioni microvascolari polmonari tipiche della fase più avanzata della malattia.

Nel considerare l’aspetto trombotico legato al tromboembolismo venoso, viene messa in atto la profilassi
eparinica. Con la medicina generale, sono stati strutturati degli incontri in quanto i medici stessi chiedevano
aggiornamenti ed informazioni al fine di poter gestire a domicilio quei pazienti che non erano giunti ad
ospedalizzazione, che non trovavano posto in ospedale, che non erano in fase di insufficienza respiratoria
acuta, ma che comunque meritavano un trattamento che non fosse la semplice osservazione o il semplice
controllo della temperatura corporea e dell’ossimetria. A seguito di questa esperienza e della letteratura
disponibile vengono oggi presi in considerazione tra i fattori di rischio, l’immobilità a letto (o comunque
l’ipomobilità), eventuali precedenti eventi trombotici venosi, l’obesità, un trattamento ormonale in atto,
l’età, eventuali malattie concomitanti (es. cancro) e viene assegnata la profilassi eparinica. Inoltre si
sottolinea l’importanza di una buona idratazione.

È stato un percorso che è partito dall’evidenza della prevalenza di complicanze tromboemboliche e della
conseguente necessità di profilassi precoce domiciliare, profilassi da proseguire in alcuni casi anche dopo la
dimissione ospedaliera; nella seconda e terza ondata questa pratica si è consolidata.

Una raccomandazione per il futuro è quella cercare di avere sempre controllo e conoscenza dell’emocromo e
della funzionalità renale per escludere condizioni di controindicazione assoluta alla profilassi. Se questo
aspetto è stato difficile da gestire nella prima ondata, passati i primi due mesi si è organizzato un servizio
domiciliare anche per controllare l’assetto emostatico e la creatinina, sempre memori che
dell'indispensabilità della modulazione del trattamento”.

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