Tigray: aumentano i casi di Epatite E tra i rifugiati nei campi in Sudan
MSF: risposta umanitaria insufficiente rispetto ai bisogni della popolazione
L’Epatite E sta colpendo centinaia di rifugiati arrivati dal Tigray in Sudan orientale, nei campi degli stati di Gedaref e Kassala, e sta mettendo a rischio anche le comunità locali del Sudan.
Nelle scorse settimane le équipe di Medici Senza Frontiere (MSF), nel campo di Umm Rakouba e nel centro di transito ad Al Hashaba/
L’epatite E è un virus contagioso che colpisce il fegato. Come altre malattie come tifo, dissenteria e colera, prolifera in ambienti in cui manca l’acqua potabile e le condizioni igienico sanitarie sono scarse. Causa una colorazione giallastra di occhi e pelle, stanchezza e urine scure, può portare a un grave malfunzionamento del fegato e persino alla morte. Alcuni pazienti curati dai team di MSF sono entrati in stato di coma. Il virus è particolarmente pericoloso per le donne in gravidanza, per le quali il rischio di mortalità è del 25% circa.
“Sin dal primo giorno, la risposta umanitaria è stata insufficiente rispetto alle necessità della popolazione,” afferma François Zamparini, coordinatore emergenza di MSF nello stato di Gedaref. “I primi segnali delle scarse
Nei campi di Al-Tanideba e Umm Rakouba, che ospitano circa 40.000 persone, le latrine sono insufficienti o inutilizzabili: nel primo molte latrine sono state distrutte da forti piogge e vento, mentre nel secondo ci sono solo 175 latrine per 20.000 persone.
È già in corso la costruzione di nuove latrine ma con la stagione delle piogge in arrivo, molte non saranno pronte prima di diversi mesi. Alcune sono posizionate proprio vicino ai punti di accesso all’acqua e questo aumenta il potenziale rischio di contaminazione. Questa settimana, le forti piogge hanno inondato alcune parti del campo di Al-Tanideba peggiorando ulteriormente la situazione. È importante che gli attori umanitari incrementino la quantità e la qualità delle latrine, soprattutto con l’arrivo della stagione delle piogge in cui probabilmente aumenterà la diffusione delle malattie che si trasmettono con l’acqua.
“I servizi igienici sono stati un problema sin da quando siamo arrivati,” dice Mehrut che vive nel campo di Al-Tanideba con i suoi cinque figli. “Non sono mai puliti, non c’è nessuna manutenzione e non ci sentiamo sicuri ad usarli.” Visto che la distribuzione del cibo è stata irregolare, molti rifugiati hanno anche deciso di vendere le scorte di sapone per comprare da mangiare.
In risposta all’aumento dei casi di epatite E, i team di MSF hanno innalzato i livelli di cloro nell’acqua distribuita e hanno adottato diverse misure per la protezione e la disinfezione dei pozzi di propria gestione dalle acque superficiali sporche. MSF sta inoltre portando avanti attività di promozione della salute nei campi, tra cui una campagna di pulizia delle taniche per far sì che i contenitori utilizzati dai rifugiati siano sicuri. Alle donne in gravidanza MSF fornisce scorte aggiuntive di detergenti come ulteriore misura di prevenzione.
“La diffusione dell’Epatite E poteva essere evitata se le infrastrutture di base
MSF in Sudan
MSF lavora nei campi di Umm Rakouba e Al-Tanideba rispettivamente da novembre e dicembre 2020. In entrambi i campi lo staff medico gestisce cliniche che forniscono assistenza primaria e secondaria, ambulatoriale o ospedaliera, tra cui servizi per la maternità, per la salute mentale, vaccini per neonati sotto i 18 mesi e trattamenti per la malnutrizione. MSF fornisce anche acqua e servizi per l’igiene e gestisce un impianto di trattamento delle acque di emergenza per fornire acqua clorata e acqua potabile ai rifugiati, oltre a offrire grandi contenitori per conservarla. MSF lavora inoltre nei centri di transito a Hamdayet e ad Al-Hashaba/Village 8 e i servizi sono disponibili sia per i rifugiati del Tigray che per le comunità locali del Sudan.