CONSEGNATO IL PREMIO “FIORETTI MANZIN” ALLA RICERCA A TRE GIOVANI RICERCATRICI DEL VIMM

Dal 2007 il Premio istituito dalla Sig.ra Luisa Fioretti Manzin in memoria del padre e del marito
riconosce la qualità del lavoro di ricerca scientifica con l’assegnazione di borse di studio

 

 

 

 

 

 

 

 

Ieri, nella sede della Fondazione Ricerca Biomedica Avanzata, la cerimonia di consegna del Premio
“Fioretti Manzin” per la ricerca scientifica, giunto nel 2021 alla quattordicesima edizione.
Il premio, consegnato personalmente dalla Sig.ra Luisa Fioretti Manzin, è stato assegnato a tre
ricercatrici del VIMM che si sono distinte nel corso dell’ultimo anno per la qualità della ricerca
scientifica svolta.
La selezione è stata curata da un comitato di Principal Investigator del VIMM che,
nell’impossibilità di valutare i lavori nel tradizionale “Retreat”, sospeso a causa della pandemia, ha
elaborato nuovi criteri di scelta, premiando sia la qualità scientifica che l’efficacia nell’esposizione.
Le vincitrici di questa edizione, che si sono aggiudicate tre borse di studio del valore di 2.000 euro
ciascuna, sono Samantha Corrà (per gli studi contro le malattie mitocondriali), Laura Quotti Tubi
(per gli studi in ambito ematologico) e Martina Spacci (per gli studi sul tumore del pancreas). I tre
lavori sono stati illustrati dalle stesse vincitrici davanti a una nutrita platea di Principal Investigator
e di ricercatori dell’Istituto.
«Siamo grati alla Signora Fioretti Manzin – commenta il Presidente della Fondazione prof.
Francesco Pagano – perché dal 2007 ad oggi ci ha permesso di premiare il lavoro di più di 40
ricercatori e ricercatrici del VIMM: è un esempio da seguire per tutti coloro che comprendono
l’importanza di sostenere il nostro Istituto e la ricerca scientifica in Italia».
«La ricerca è strategica per limitare la sofferenza delle persone – afferma Luisa Fioretti Manzin – e
sostenerla significa contribuire al miglioramento della qualità della vita di tutti. Questo per me è il
giorno più bello dell’anno, la premiazione dei “miei ragazzi”, perché grazie ai risultati del loro
prezioso lavoro, mi sento anch’io partecipe di questa grande sfida che l’umanità ingaggia da
sempre contro il dolore e la malattia».

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