Green Deal Europeo, a Firenze il primo Congresso dei Paesaggi Rurali Storici “Ridurre l’impronta del cibo è possibile, sostenendo l’agricoltura tradizionale”

Negli stessi giorni sarà possibile visitare la mostra fotografica sui luoghi candidati alla tutela internazionale

 Dal 5 al 7 novembre all’Auditorium Sant’Apollonia si parla di territorio, produzioni tipiche,
cultura enogastronomica e modelli di sviluppo alternativi a quelli intensivi, oggi sotto accusa
per i cambiamenti climatici e l’incapacità di sostenere l’economia locale. In arrivo da tutta Italia i delegati dei 27 siti iscritti nel Registro Nazionale, i rappresentanti di FAO, Governo e Regioni, accademici e ricercatori

 

 

 

 

 

 

 

A salvare il Pianeta, ma soprattutto la permanenza dell’uomo su di esso, potrebbe essere l’agricoltura tradizionale, così come ce l’hanno tramandata nei secoli i nostri avi, adattandola di volta in volta alle mutate condizioni pedoclimatiche. Non solo, il sostegno delle produzioni agrifood tradizionali potrebbe dimostrarsi un volano economico, per l’Italia in primis, considerato il fatto che il paesaggio rurale costituisce la porzione più estesa del nostro patrimonio culturale, ma ad oggi anche la parte meno conosciuta e protetta. A partire da concetti come questo, prende le mosse il primo Congresso nazionale dei Paesaggi Rurali Storici Italianidal 5 al 7 novembre all’Auditorium di Sant’Apollonia di Firenze (via San Gallo 25/a) si parlerà di territorio, produzioni tipiche, cultura enogastronomica e modelli di sviluppo alternativi a quelli intensivi, oggi sotto accusa per i cambiamenti climatici e l’incapacità di sostenere l’economia locale, come sarà discusso proprio negli stessi giorni a Glasgow, in occasione della Cop26.

Durante la tre giorni, organizzata in diverse sessioni tematiche, prenderanno la parola i delegati dei 27 siti iscritti al Registro Nazionale dei Paesaggi Rurali Storici, provenienti da tutta Italia, i rappresentanti di FAO, Governo e Regioni, associazioni di categoria, professori e ricercatori universitari. L’evento è organizzato da Università degli Studi di Firenze, insieme allo spin off Horizons, la start up dell’Università di Firenze che si occupa della valorizzazione del paesaggio rurale, in collaborazione con il MIPAAF – Ministero per le Politiche Agricole Alimentari e Forestali e del Consiglio della Regione Toscana.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Ad aprire il Congresso, venerdì 5 alle ore 14.30 gli interventi di Mauro Agnoletti, professore della Scuola di Agraria dell’Università di Firenze e coordinatore del comitato organizzatore , Vincenzo Ceccarelli, Consiglio della Regione Toscana, Gian Marco Centinaio, Sottosegretario Ministero delle politiche agricole alimentari e forestali, Susanna Cenni, Vicepresidente Commissione Agricoltura Camera dei Deputati, Endo Yoshihide, Coordinatore del Programma FAO GIAHS, Giuseppe Ambrosio, Consigliere ministeriale e Presidente del Gruppo di lavoro MIPAAF UNESCO, Federico Caner, Assessore Turismo e Agricoltura Regione Veneto, Enrica Onorati, Assessora Agricoltura, Foreste Regione Lazio, Dino Scanavino, Presidente Nazionale CIA Agricoltori.Dal giardino pantesco, recinto circolare costruito in pietra a secco per proteggere le piante di agrumi dai venti sull’Isola di Pantelleria, ai limoneti di Amalfi, meta di un antesignano turismo imperiale, fino agli oliveti di Vallecorsa, nel Lazio, quinta della scena madre de “La Ciociara”, film che è valso a Sofia Loren il Premio Oscar, l’Italia è ricca di colture tradizionali, ancora a basso tasso di meccanizzazione, esempi di adattamento a climi ed ambienti difficili e mutevoli. Dai vigneti eroici della Valtellina, caratterizzati da muretti a secco con uno sviluppo lineare che supera i 2.500 km, agli olivi plurisecolari della Puglia, i cui esemplari più antichi hanno compiuto 2500 anni di età, l’intero Paese è percorso da esempi plurali di un’agricoltura resiliente e in grado di sostenere le comunità locali, ridurre l’importazione di cibo e di conseguenza l’impronta di CO2 di ciò che portiamo in tavola. Senza contare che alcune colture agricole, come gli oliveti, assorbono più CO2 di un bosco alle nostre latitudini. L’Italia, inoltre, è un Paese intrinsecamente fragile e le sistemazioni agrarie storiche come i terrazzamenti sono necessarie a garantirne la stabilità idrogeologica.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Tra i modelli agricoli tradizionali che saranno presentati durante il Congresso, anche gli oliveti secolari di Venafro, nel Molise, in uno scenario caratterizzato da pascoli e montagne rocciose, dove sono ancora presenti mura ciclopiche di epoca romana, i paesaggi silvo-pastorali di Moscheta, in Toscana, con castagneti di 300 anni che si sviluppano intorno a un’abbazia dell’anno 1037, ma anche le colline di Conegliano Valdobbiadene, ovvero il paesaggio del Prosecco, recentemente iscritto tra i beni UNESCO, e i vigneti di Lamole, patria del Sangiovese nel Chianti, che a 7 anni dall’iscrizione nel Registro dei Paesaggi Rurali Storici ha visto crescere notevolmente il valore di mercato dei suoi vini, oltre ad essere sede di ricerche scientifiche internazionali per comprendere il ruolo dei terrazzamenti per la qualità del vino.

“Il paesaggio rurale – dichiara il professor Mauro Agnoletti – non è oggetto di una adeguata protezione da parte degli attuali strumenti di tutela che tutelano soprattutto il consumo di suolo e la conservazione della natura. Il Registro Nazionale è l’unico strumento di tutela specifico per il paesaggio rurale esistente in Italia e in Europa, operando non attraverso l’apposizione di vincoli, ma sostenendo gli agricoltori che usano pratiche agricole tradizionali con le politiche agricole comunitarie”.

 Più di 10.000.000 di ettari di aree agricole, circa la metà delle aree un tempo coltivate – aggiunge – sono state abbandonate dal secondo dopoguerra. Oggi importiamo più del 50% delle materie prime.  Dal problema dell’Italian sounding (es. parmesan) e dai recenti attacchi ai prodotti tipici italiani con prodotti similari (prosek, aceto balsamico, ecc.) ci si può difendere associando il paesaggio alle produzioni di qualità: il paesaggio è un bene non riproducibile dalla concorrenza. E’ questo un punto di partenza per un modello di sviluppo che dovrebbe essere sostenuto dal Green Deal Europeo, attraverso la PAC e il PNRR”. La conservazione delle pratiche agricole tradizionali è considerata uno strumento in grado di rispondere alle sfide climatiche dalla FAO e dal Programma dedicato GIAHS.

Durante tutta la durata del Congresso sarà possibile visitare la mostra fotografica “Alla scoperta dei potenziali siti GIAHS italiani e mondiali” che presenta siti potenziali italiani e mondiali da iscrivere al Programma Globally Important Agricultural Heritage Systems (GIAHS) istituito presso la FAO. La mostra è organizzata nell’ambito delle attività del progetto “GIAHS Capacity Building”, finanziato dall’Agenzia Italiana per la Cooperazione allo Sviluppo (AICS) e che vede coinvolto il Dipartimento di Scienze e tecnologie agrarie, alimentari, ambientali e forestali (DAGRI) dell’Università di Firenze in qualità di soggetto attuatore e Polo universitario città di Prato (PIN) in qualità di partner.

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