SALUTE AL MASCHILE: LA PREVENZIONE DELLE PATOLOGIE UROLOGICHE A 40, 50 e 60 ANNI E LE CURE DISPONIBILI

Novembre è il mese tradizionalmente dedicato alla prevenzione delle patologie urologiche maschili e all’informazione sulle cure disponibili in questo ambito. Ne parliamo con il dottor Daniele Romagnoli, direttore dell’Unità Operativa di Urologia del Policlinico Abano Terme.

D. Quali sono le principali malattie dell’apparato urologico maschile? Quale l’incidenza?

R. In ambito maschile bisogna prima di tutto ricordare il tumore della prostata, uno dei tumori più diffusi nella popolazione maschile e che rappresenta circa il 20% di tutti i tumori diagnosticati nell’uomo. La sua incidenza è cresciuta fino al 2003, grazie anche alla maggiore diffusione dello screening mediate test PSA per individuarne le forme precoci. Attualmente, circa un uomo su otto, in Italia, ha probabilità di ammalarsi di tumore della prostata nel corso della propria vita. Una altra condizione prettamente maschile è la ipertrofia prostatica ostruente, legata all’ingrossamento “benigno” della prostata, la cui incidenza aumenta con l’età. Si va dall’8% in caso di pazienti più giovani di 40 anni, sino al 50% nei soggetti ultrasessantenni. Quando si parla di giovani maschi adulti va sempre ricordato il tumore del testicolo, che rappresenta il tumore più frequente nel sesso maschile tra i 15 e i 35 anni, per quanto a bassa incidenza, in quanto in Italia si registrano circa 1.600-1.800 nuovi casi ogni anno.

D. In termini di prevenzione, quali sono i consigli da dare agli uomini a 40, 50 e 60 anni? A quali esami devono sottoporsi? Se c’è una familiarità, come si devono comportare?

R. In caso di presenza di parenti con tumore della prostata, soprattutto se di primo grado, occorre sottoporsi a visita urologica annuale con esplorazione rettale e dosaggio del PSA sierico a partire dai 40 anni di età. In caso non vi siano parenti con questa patologia, è sufficiente iniziare i controlli a partire dai 50 anni.

Bisogna sottolineare che il solo dosaggio del PSA non è sufficiente a garantire che “vada tutto bene”. Secondo le più recenti linee guida nazionali e internazionali, è ancora la combinazione di visita rettale e dosaggio del PSA sierico la modalità più completa di inquadramento urologico, soprattutto dal punto di vista della prevenzione. Inoltre, in caso di famiglie con più individui affetti da tumore della prostata, è opportuno uno studio genetico per individuare la presenza di mutazioni predisponenti in determinati geni, il più celebre dei quali è il BRCA, le cui mutazioni sono fortemente connesse all’insorgenza di tumore della mammella.

Per quel che riguarda il tumore del testicolo, fondamentale è l’autovisita: eseguire a cadenza regolare l’autopalpazione è un’abitudine che va insegnata sin dall’inizio, per sensibilizzare le persone alla ricerca di eventuali aumenti di consistenza del testicolo, la prima avvisaglia del tumore in questione.

D. Quali sono i campanelli d’allarme da non trascurare?

R. Per quello che riguarda il tumore della prostata spesso ci si trova di fronte a una malattia silenziosa, che provoca sintomi solo nelle fasi finali, quando la compromissione si estende alle ossa (dolori diffusi) o agli organi vicini (quali retto e vescica, con alterazioni dell’alvo e della minzione).

In merito alla ipertrofia prostatica, il corteo sintomatologico è estremamente vasto, e comprende sintomi quali flusso urinario debole, minzioni ripetute e di scarsa entità, senso di svuotamento vescicale incompleto, risvegli notturni per urinare, fino alla incontinenza urinaria. Nei casi in cui la vescica non riesca a svuotarsi completamente sopraggiungono anche le infezioni urinarie, legate alla colonizzazione delle urine rimaste da parte dei batteri, i quali, nei casi più gravi, possono anche migrare dalle urine al sangue, provocando vere e proprie sepsi che possono anche mettere a rischio la vita del paziente.

D. Da un punto di vista della diagnosi, quali le strumentazioni e gli esami più all’avanguardia?

Per lo studio della prostata l’esame più raffinato è rappresentato dalla Risonanza Magnetica Multiparametrica della prostata, che rappresenta uno dei fiori all’occhiello del Policlinico di Abano Terme. Tale indagine, infatti, permette di elaborare in modo non cruento una mappa della prostata, con informazioni sia di tipo morfologico che funzionale, individuando le eventuali aree sospette. A questo punto, una volta individuate le lesioni, queste vanno sottoposte a prelievo mirato, con tecnologia fusion. Tale metodica, infatti, consente di eseguire biopsie mirate ad elevata precisione e a ridotto numero di prelievi, evitando i rischi infettivi ed emorragici connessi a un numero eccessivo di prelievi o a campionamenti eseguiti in aree indenni.

D. Una volta diagnosticata la patologia, quali sono le soluzioni terapeutiche disponibili?

R. Quando viene diagnosticato il tumore della prostata, occorre innanzitutto stratificarlo per rischio: i tumori a basso rischio sono quei tumori che possono essere anche mantenuti in osservazione nel tempo con periodici dosaggi del PSA, risonanze e biopsie di controllo, in quanto a progressione talmente lenta da non influire sull’aspettativa di vita del paziente. Per le malattie a rischio intermedio, alto o molto alto, invece, occorre un trattamento radicale, che può essere di tipo chirurgico oppure radioterapico, con o senza ormonoterapia associata, o, nelle forme metastatiche, di tipo chemioterapico.

In caso di diagnosi di ipertrofia prostatica, solitamente si ricorre in prima battuta a farmaci che consentono di migliorare la qualità di vita del paziente. Quando tali farmaci cessano di funzionare, oppure i pazienti vogliono sospenderli, allora si ricorre alla chirurgia disostruttiva.

In caso di tumore del testicolo, il primo passo è sempre l’asportazione chirurgica dell’organo coinvolto (orchifunicolectomia) e il posizionamento di una protesi a sostituzione del testicolo asportato. Successivamente, sulla base dell’esito dell’esame istologico e degli esami di stadiazione corporea globale, si procederà con eventuali terapie di supporto (adiuvanti), che possono essere di tipo chemioterapico o radioterapico.

D. Quali sono le principali tecnologie a disposizione per il trattamento delle patologie urologiche maschili?

R. Il Policlinico di Abano Terme, tramite la U.O. di Urologia, mette a disposizione del paziente un ampio ventaglio di trattamenti per la patologia prostatica, sia di tipo tumorale che benigno. Nel caso del tumore della prostata ci si avvale della piattaforma robotica di ultima generazione daVinci Xi, che consente di asportare l’organo coinvolto riducendo al minimo il trauma alle strutture nobili vicine, coinvolte nei meccanismi della continenza urinaria e della potenza sessuale. Inoltre, il basso trauma garantito dalla chirurgia robotica consente la riduzione dei sanguinamenti nel post-operatorio e una più rapida ripresa delle attività della vita di tutti i giorni.

Alla Chirurgia Robotica si affianca anche la radioterapia, che utilizza acceleratori ad elevata precisione e prevede il ricorso a protocolli di ipofrazionamento, al fine di ridurre al minimo necessario il numero di sedute necessarie per il ciclo di trattamento.

In caso, invece, il paziente soffrisse di ostruzione prostatica, l’Urologia del Policlinico di Abano Terme è in grado di cucire il trattamento specifico su ogni singola situazione, in quanto si avvale di molteplici metodiche, tutte accomunate dall’essere a minima invasività, con approccio endoscopico e di elevato livello tecnologico. Si va dall’enucleazione dell’adenoma prostatico con laser ad Holmio, in merito a cui l’Urologia del Policlinico vanta una delle casistiche più ampie a livello nazionale, che consente di trattare qualsiasi volume prostatico con approccio mini-invasivo, senza incisioni “open”, alle tecniche disostruttive con possibilità di preservazione dell’eiaculazione, quali il Rezum (per prostate di peso sino a 80 grammi) e l’Aquabeam (per ghiandole di peso superiore). In tutti i casi si tratta di procedure a minima invasività e degenza assai breve (meno di 24 ore nel caso del Rezum), al fine di consentire agli operati un pronto ritorno alle attività della vita di tutti i giorni.

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