“L’ex e i giovani inviati di guerra”

di Emi Tempesta

Nel primo film di George Romero i morti viventi erano pochi, lenti e impacciati; con un minimo di destrezza era facile eliminarli o fuggire. Nelle successive generazioni cinematografiche (vedi World War Z di Marc Forster) gli zombi corrono: un incubo che non dà scampo.A inizio secolo, con la nascita dei social, cose strane affermate da individui strampalati hanno iniziato a diffondersi tra strati ampi di persone facilmente influenzabili. Cose strane che una volta diceva soltanto il cosiddetto “scemo del paese”, irriso dagli altri compaesani. Così il terrapiattismo ha riunito nelle chat o in associazioni un numero sorprendente di persone, non necessariamente stupide e/o ignoranti.E via via hanno rotto gli argini altre fake non meno folli: l’uomo non è mai andato sulla luna, l’attacco al World Trade Center è stato organizzato dal Pentagono, gli Stati Uniti sono guidati da una cabala di pedofili satanisti. Con una preoccupante crescita esponenziale di creduloni, che, di pari passo con un irrazionale antiscientismo, sono arrivati a rifiutare i vaccini “perché uccidono”.Il fenomeno dell’informazione orecchiata nei talk show, delle fake rilanciate senza riflettere, del ritenere che dietro molti avvenimenti si nascondano trame e cospirazioni ora sta letteralmente contagiando una parte consistente della società civile. Si arriva persino a mettere in dubbio le testimonianze dirette o raccolte dagli inviati di guerra. Professionisti che rischiano la vita e che sanno, eroici anche in questo, in quanto testimoni di esporsi alla rappresaglia degli assassini al soldo di Putin. L’informazione tossica, è doloroso constatarlo, viene nutrita anche da ex valorosi inviati di guerra, invecchiati male e apparentemente rancorosi verso i giovani colleghi.Che dire? E’ giusto che anche i complottisti debbano avere libertà di parola. Purché non inizino a correre.

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