MioDottore: l’elisir di lunga vita si chiama abbraccio!

In occasione della Giornata Mondiale dell’amicizia che ricorre oggi, MioDottore – piattaforma leader nella prenotazione online di visite mediche e parte del gruppo Docplanner – ha voluto esplorare il potere benefico dell’abbracciare le persone care, andando ad indagare l’atteggiamento e il percepito degli italiani in questo specifico periodo storico-sociale. Inoltre, per commentare le evidenze emerse, approfondire la tematica osservando anche i risvolti che possono registrarsi a livello corporeo, psicologico ed emotivo quando il contatto fisico viene a mancare, la piattaforma ha coinvolto una delle sue esperte, la Dottoressa Annamaria Eblovi, psicologa.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Gli italiani e gli abbracci: il loro comportamento pre e “post” pandemia

In base alle evidenze emerse dall’indagine di MioDottore, avere un contatto fisico con i propri amici è fondamentale per la quasi totalità degli abitanti dello Stivale (91%): basti pensare che pre-pandemia più di 8 su 10 erano soliti (81%) salutare e accogliere le persone del cuore con abbracci, quasi 7 su 10 (69%) con baci sulle guance, i più burloni anche con simpatiche “azzuffate” (10%) e altri addirittura con schiocchi a stampo sulle labbra (6%). Dopo la pandemia però il loro approccio è profondamente mutato, almeno per oltre tre quarti degli intervistati (76%) che per toccare nuovamente gli amici e abbozzare abbracci e baci indossano sempre e comunque la mascherina (35%). Un terzo (33%), invece, ha ripristinato il contatto in maniera ancora più soft, limitandosi a pacche sulla spalla o a un contatto gomito-gomito. Mentre è ben oltre 1 italiano su 10 (15%) che non tocca più in alcun modo i propri amici.

Ma come stanno gli italiani senza gli abbracci di un tempo?

Secondo la ricerca di MioDottore il distanziamento sociale imposto dalla pandemia ha destato una spiccata sofferenza negli italiani, con quasi il 58% che ha molto sofferto dell’impossibilità di abbracciare i propri amici. I motivi di tale tristezza sono variegati e molteplici, ma prevalentemente associati al fatto che per gli italiani stringere a sé un proprio affetto significhi creare un momento in grado di sostituire le parole (secondo il 69%) facendo comprendere quanto ci si vuole bene (per il 22%). A conferma di questo sentimento molto diffuso, l’85% degli intervistati ritiene che la propria quotidianità trarrebbe beneficio dal contatto fisico amicale in quanto consente di esprimere consolazione e supporto (60%), comunica sentimenti spesso complessi da rendere a parole (48%), fa sentire coccolati (33%), ma anche meno soli (22%) e impauriti (19%).

Infine, in maniera più o meno consapevole, la quasi totalità degli italiani (94%) è a conoscenza dell’effetto benefico di un abbraccio sulla salute, sia a livello fisico che psicologico. Il 73% sa, infatti, che questo gesto attiva un rilascio di endorfine, l’ormone della felicità, e un altrettanto 67% che è in grado di attenuare l’ansia. Di contro, è curioso notare che meno di 1 italiano su 10 sappia che abbracciare un amico aumenta anche le potenzialità cerebrali (9%).

Alla luce di questo scenario, la psicologa di MioDottore commenta: «Il contatto fisico è un aspetto fondamentale delle relazioni interpersonali e in particolare l’abbraccio rappresenta uno dei gesti umani più significativi, attraverso il quale esprimere e comunicare le proprie emozioni e decifrare quelle altrui. Inoltre, attraverso questa azione si ricevere e trasmette “calore umano”, sperimentando una situazione emotiva di condivisione e comunione, in cui ci si sente “soddisfatti” perché sostenuti e rassicurati.»

Circa i benefici fisici che un abbraccio può innescare, la Dottoressa Annamaria Eblovi spiega: “Un abbraccio può ridurre la pressione sanguigna e il mal di testa e migliorare la risposta immunitaria o in generale il modo in cui il corpo reagisce alle malattie. Inoltre, durante gli abbracci viene rilasciata nel sangue l’ossitocina, l’ormone che contribuisce a ridurre il cortisolo, che è associato a stress e ansia. Il contatto con gli altri non produce solo ossitocina ed endorfine, ma anche serotonina e dopamina, lasciando una sensazione di benessere, un senso di tranquillità che funge da sedativo nei momenti tristi. Si aggiunga che il rilascio di dopamina si traduce in una maggiore motivazione e una migliore attenzione, facilitando l’apprendimento. Abbracciarsi potenzia la memoria, stimola il cervello, attiva emozioni e schemi che rafforzano l’identità e il senso d’appartenenza.”

Ma cosa accade quanto l’abbraccio viene a mancare, come in questi tempi così particolari? «La mancanza di contatto fisico scoraggiata in questo periodo di pandemia ha segnato molto le vite di tutti, stravolgendo quelle che erano le abituali modalità di relazione e di comunicazione anche sul piano fisico, arrivando a parlare anche di “skin hunger” (fame di pelle) ovvero astinenza da contatto fisico. Basti pensare che l’abbraccio è il primo gesto che si sperimenta una volta venuti al mondo.»

L’assenza di contatto fisico ha generato difficoltà differenti a seconda delle fasce d’età, confermando però per tutte un comune denominatore legato al senso di solitudine. Commenta la specialista: “Per gli adolescenti le relazioni rappresentano un aspetto basilare per esplorare se stessi, il proprio corpo, la propria identità e quella dell’Altro, soprattutto quest’ultimo è l’occasione per potersi rappresentare e confrontare. Circa la costruzione del valore del proprio corpo, con la mancanza di contatti, abbracci e confronto anche sul piano fisico, si corre il rischio di svalutare la propria fisicità a favore di una fin troppo idealizzata, causando vissuti di non accettazione. Anche gli adulti registrano ripercussioni personali date dal distanziamento sociale, specialmente donne e uomini single che si sono dovuti scollegare dai loro contatti amicali. Infine per i componenti più maturi della famiglia, soprattutto coloro che vivono in autonomia o in strutture di cura, la distanza corporea è un aspetto doloroso”.

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