CHIRURGIA: A VILLA IGEA APRE IL COLECISTI CENTER

Sulla scorta dell’attività svolta negli ultimi anni e della casistica, la Casa di Cura di via Maggini ha strutturato un percorso diagnostico-terapeutico dedicato ai pazienti con problematiche di calcoli e polipi della colecisti, patologie che, se trascurate, possono portare a gravi complicanze

 

 

 

 

 

La Casa di Cura Villa Igea apre il Colecisti Center. E’ stato recentemente attivato unpercorso diagnostico-terapeutico dedicato, sulla scorta dell’attività svolta dalla Chirurgia Generale negli ultimi anni e della relativa casistica, dedicato ai pazienti con problematiche di calcolosi (litiasi) o di polipi (adenomatosi) della colecisti, una piccola sacca adesa al fegato che funge da serbatoio per la bile da essa prodotto e detta anche cistifellea. Queste patologie benigne, se trascurate, possono portare a gravi complicanze, in alcuni casi mortali.

  “Le patologie della colecisti – spiega Giovanni Dalla Serra, chirurgo generale a Villa Igea – sono patologie molto frequenti, benigne e trattabili in assoluta sicurezza soprattutto in centri dedicati. E’ molto importante che i pazienti sappiano, magari resi edotti dai propri medici di base o grazie ad open day dedicati, che si tratta di patologia benigna ma non banale in quanto, se trascurata, può avere conseguenze di estrema gravità, anche mortale. Per evitare anche complicanze chirurgiche è molto importante sottoporsi nei tempi giusti all’intervento, che è l’unico trattamento della calcolosi o adenomatosi della colecisti”. A Villa Igea sono stati trattati con metodiche mininvasive da settembre a oggi oltre 110 pazienti con tasso di conversione dello 0%, cioè senza dover ricorrere alla tecnica tradizionale a “cielo aperto”, che prevede un’incisione ampia nell’addome, oltre che senza complicanze e con rientro al domicilio dopo due giornate di degenza.

Come si formano i calcoli della colecisti

La cistifellea è un organo dell’apparato digerente che ha lo scopo di immagazzinare la bile prodotta dal fegato per poi rilasciarla nell’intestino tenue durante la digestione, in particolare quella dei grassi.

La bile è un liquido di colore verde formato da una miscela di colesterolo, sali biliari e lecitine. Finché queste sostanze sono miscelate tra loro in quantità giusta la bile resta fluida. Nel caso in cui, invece, si crei nell’organismo un alterato metabolismo dei grassi – ad esempio, quando se ne ingeriscono troppi nella dieta – allora si altera la quantità di colesterolo nella bile stessa, che precipita sotto forma di cristalli intorno ai quali si stratificano e cristallizzano i sali biliari. Si formano così i calcoli della colecisti.

“Circa il 15% della popolazione occidentale – spiega Piero Tomassetti, chirurgo generale a Villa Igea – è affetta da litiasi della colecisti, chiamata anche colelitiasi, ovvero presenza di calcoli nella colecisti, con maggiore incidenza nelle donne. In Italia l’incidenza varia dal 7 al 12% in quelle regioni la cui dieta è guarda caso più ricca di grassi, soprattutto insaturi quali quelli di origine animale. I calcoli sono delle piccole formazioni dure e simili a piccoli sassi. Possono essere formati raramente da colesterolo, ma molto più spesso da un sale duro e insolubile, il bilirubinato di calcio”.

Le dimensioni possono variare da pochi millimetri a qualche centimetro, così come la quantità (singoli o multipli). “Particolare attenzione – prosegue – va prestata ai calcoli multipli di piccole dimensioni (microlitiasi) che possono passare direttamente dalla colecisti nella via biliare principale creando possibili gravi conseguenze quale l’ittero o la pancreatite acuta, malattia molto grave che può portare a morte il paziente nel 20% dei casi nonostante le cure mediche”.

Ogni patologia, dunque, che determini un’alterata produzione o presenza dei grassi nel sangue costituisce un fattore predisponente alla formazione dei calcoli: l’eccesso di colesterolo nel sangue, l’obesità, la gravidanza, il digiuno prolungato, l’uso di estrogeni e la famigliarità.

I sintomi

La sintomatologia più tipica è rappresentata dalla colica biliare caratterizzata da dolore addominale, spesso localizzato in fianco destro e al di sopra dell’ombelico e spesso irradiato alla spalla destra, insorgente dopo i pasti, a volte notturno, accompagnato da nausea e vomito. “La sintomatologia –  specifica Dalla Serra – è caratterizzata da dolori addominali di lieve entità, ricorrenti, da dispepsia (digestione lunga e difficoltosa), soprattutto dopo pasti ricchi di grassi e che spesso il paziente non ricollega alla possibilità di essere portatore di calcoli alla colecisti finchè non ha una vera e propria colica biliare oppure direttamente una complicanza: infiammazione della colecisti (colecistite),dilatazione e ostruzione della colecisiti (idrope), infezione della colecisti (empiema)”.

Le complicanze

L’espulsione dei calcoli può determinare oltre al dolore colico anche l’ostruzione del dotto biliare (coledocolitiasi) con conseguente ittero e colangiti, infezioni molto gravi che possono portare, se ripetute nel tempo, alla cirrosi biliare secondaria. Altra temibile complicanza dell’espulsione dei calcoli è l’ostruzione del dotto pancreatico con pancreatite acuta che, nelle forme necrotico-emorragiche, è mortale.

I tumori

In alcuni casi, soprattutto in caso di grossi calcoli che occupano da tempo l’interno della colecisti e che danno uno stimolo irritativo cronico, è possibile che la parete della colecisti vada incontro a degenerazione tumorale. “Il cancro della colecisti – spiega Dalla Serra – è una malattia che necessita di un intervento chirurgico molto complesso e demolitivo, alla portata di pochi chirurghi e soprattutto con una sopravvivenza davvero molto breve, spesso solo di mesi”.

I polipi

La seconda delle patologie seguite dal Centro anconetano è rappresentata dagli adenomiomi della colecisti, detti anche polipi della colecisti, che spesso sono associati al cancro della colecisti e vengono scoperti per caso in corso di ecografia. “Si tratta di una patologia molto pericolosa – evidenzia Tomassetti -, poiché molto spesso questi polipi, che nascono come formazioni benigne e degenerano nel tempo, non danno coliche – a differenza dei calcoli – per cui il paziente tende a non operarsi o a farlo con ritardo, correndo un serio rischio per la sua vita”.

La diagnosi

E’ importante dunque rivolgersi anche per la diagnosi e approfondimenti a una struttura specializzata. La diagnosi viene posta, oltre che con un’accurata anamnesi, con un’ecografia dell’addome che mostra la presenza dei calcoli nella colecisti. Talvolta l’ecografia documenta la presenza di calcoli anche nella via biliare principale intra od extra-epatica, il che rappresenta, come già detto, una seria complicanza.

   “Generalmente – spiega Tomassetti – i calcoli provengono dalla colecisti, ma possono formarsi anche nei dotti anche in seguito ad altre patologie quali anemie emolitiche croniche, colangiti recidivanti, infestazione delle vie biliari da parassiti, anomalie anatomiche dei dotti. In questi casi, prima dell’intervento il paziente dovrà essere studiato da un gastroenterologo per definire una diagnosi e una successiva terapia anche medica”.  La diagnosi viene fatta con la colangio-risonanza magnetica (Colangiornm) oppure con la colangio-pancreatografia endoscopica retrograda (ERCP), che è un esame molto più invasivo ma che permette di estrarre i calcoli dai doti biliari quindi è anche curativo.

L’intervento

   “Il trattamento della colelitiasi – spiega Dalla Serra – è l’intervento chirurgico, che comunque va riservato a pazienti sintomatici o che presentino alterazioni della parete della colecisti evidenziabili con l’ecografia.

L’intervento consiste nell’asportazione di tutta la colecisti contenente i calcoli per via laparoscopica. La tecnica operatoria, salvo complicanze che dovessero verificarsi durante l’intervento, prevede solo quattro piccole incisioni di pochi millimetri nella cute dell’addome, un recupero post-operatorio veloce e la dimissione dopo 48 ore.

 “Questo approccio – sottolinea Dalla Serra – è ritenuto dalla letteratura mondiale il gold standard nel trattamento della colelitiasi. Nei casi in cui anche la via biliare, oltre la colecisti,  sia interessata dalla presenza di uno o più calcoli, il trattamento di scelta consiste nell’asportazione dei calcoli che può essere effettuato durante l’intervento di colecistectomia laparoscopica con l’utilizzo di uno strumento endoscopico dedicato oppure  eseguendo una colangio – pancreatografia retrograda endoscopica (ERCP) con papillotomia (PST) e bonifica della via biliare  (tecnica del randez-vous) quando la via biliare sia troppo sottile per essere bonificata con il coledocoscopio”.

A tal proposito è importante che il paziente sappia che l’ilo epatico nel quale è localizzata la colecisti è il distretto dell’organismo con più variazioni anatomiche, che possono interessare il circolo arterioso, venoso e biliare. Per questo è importante rivolgersi a un centro che abbia documentata esperienza nel trattamento chirurgico di queste patologie dove venga posta l’indicazione all’intervento solo dopo aver effettuato un attento e specifico studio del paziente stesso.

 

 

Nella foto: da sx, Giovanni Dalla Serra e Piero Tomassetti, chirurghi dell’U.O. di Chirurgia Generale di Villa Igea.

 

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