OSTEOPATIA E TUMORE ALLA MAMMELLA: ALCUNI RISULTATI

Il carcinoma alla mammella
risulta essere la neoplasia più frequente nella popolazione femminile sia
in termine di nuove diagnosi che di decessi oncologici: si stima che in Italia solo
nel 2018 siano state colpite 52.800 donne e circa 12mila rappresentano i
decessi annuali.

 

 

 

 

L’aumento di incidenza riguarda le
donne sopra i 50 anni il cui rischio di contrarre il tumore al seno aumenta
con l’età, ma esistono anche altri fattori di rischio legati a fattori
riproduttivi (ad esempio menarca precoce e menopausa tardiva, nullaparità,
gravidanza a termine dopo i 30 anni), ormonali (terapia ormonale sostitutiva
durante la menopausa), dietetici e metabolici (elevato consumo di alcool e di
grassi animali) ed ereditari.

Molte sono le diagnosi effettuate
in una fase precoce, grazie anche all’introduzione nei livelli essenziali di
assistenza dello screening mammografico nella fascia di età 50-69 che insieme a
trattamenti sempre più efficaci spiega la buona prognosi della malattia.
La sopravvivenza a 5 anni si attesta infatti all’87%, a 10 anni all’80%.

Ma nonostante il tasso di
mortalità sia diminuito grazie anche alla prevenzione, ciò che risulta
complesso per la donna affetta da cancro alla mammella è imparare a
convivere con le cure invasive e riprendere in mano la propria vita dopo la
malattia.

A fianco delle cure mediche
convenzionali, può risultare efficace la collaborazione tra medico curante e
osteopata. A seguito di un’accurata anamnesi per allontanare eventuali
controindicazioni, in alcuni casi l’osteopatia può risultare un valido supporto
nel ridurre gli effetti collaterali legati al trattamento farmacologico del
cancro, in particolare quelli causati dalla chemioterapia come stanchezza,
dolori, nausea, vomito e diarrea.

Uno studio condotto dal Centre
Georges François Leclerc (CGFL) in Francia, in particolare, si è posto
l’obiettivo di verificare se effettivamente l’osteopatia possa avere
rilevanza sugli effetti collaterali della chemioterapia adiuvante a cui si
sottopongono le donne operate di carcinoma mammario, con focus sulle tossicità
digestive. Sebbene l’osteopatia non riduca l’incidenza di nausea e vomito, è
emerso che ci sia comunque un’ottima percezione di risposta delle pazienti.
L’impatto della stipsi e della diarrea sulla qualità della vita è
risultato infatti significativamente inferiore nel gruppo sottoposto
a trattamento osteopatico viscerale.

“Il miglioramento della
funzione intestinale porta con sé diversi effetti benefici sullo stato di
salute delle pazienti” commenta il Dottor Emanuele Botti, fondatore
insieme al Dottor Marco Chiantello di Advanced Osteopathy Clinic (www.advancedclinic.it) e Advanced
Osteopathy Institute (www.advancedosteopathy.it).
“Questo perché una migliore regolarità nel transito significa anche un
migliore assorbimento degli alimenti e soprattutto dei farmaci, dunque un
notevole contributo all’equipe medica in questo senso. Inoltre, secondo gli
ultimi studi in ambito psicologico, la funzione intestinale risulta essere
fortemente correlata agli stati depressivi e di alterazione di umore in
generale, oltre a incidere su tutta una serie di aspetti metabolici di tipo
endocrino e immunitario che possono quindi beneficiarne”.

L’osteopatia può risultare molto
utile anche dopo la chirurgia. Lavorando in equipe con il team
riabilitativo, l’osteopata può interviene su sistema miofasciale delle
strutture coinvolte nell’intervento e sulle cicatrici per renderle più
flessibili.

FONTE – Tutti i dati sono stati
estratti dal rapporto: “I numeri del cancro in Italia 2018” Aiom-Airtum

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