Sostenibilità e transizione ecologica: partire dalla ricerca scientifica per Provolone Valpadana è la priorità

Il Consorzio Tutela Provolone Valpadana coinvolge le proprie aziende associate nel progetto “Made Green in Italy”

 

 

 

 

 

 

Si è concluso ieri l’incontro in diretta You Tube per la presentazione del piano operativo per l’avvio di “Made Green in Italy”: lo schema nazionale volontario per la valutazione e la comunicazione dell’impronta ambientale dei prodotti (beni, servizi, prodotti intermedi o semilavorati), promosso dal Ministero per la Transizione Ecologica.

E’ proprio attraverso il logo “Made Green in Italy” che il Ministero vuole orientare le iniziative del sistema produttivo italiano verso l’utilizzo dell’impronta ambientale come leva per il miglioramento della sostenibilità e lavalorizzazione del “Made in Italy”, al fine di promuovere la competitività dei prodotti italiani all’interno della crescente domanda, a livello nazionale ed internazionale, di prodotti ad elevata qualificazione ambientale.

Lo schema “Made Green in Italy” infatti, intende valorizzare sul mercato i prodotti italiani con elevate prestazioni ambientali (garantite da un sistema scientificamente provato) e punta con il suo logo a rendere riconoscibili i prodotti per i consumatori, al fine di incoraggiare scelte più consapevoli.

Quali sono i passi compiuti dal Consorzio Tutela Provolone Valpadana?

In collaborazione con la Scuola Superiore Sant’Anna di Pisa, grazie al contributo del Ministero dell’Ambiente, a partire da Aprile 2020 il Consorzio ha condotto un progetto di ricerca, raccogliendo attraverso un campione rappresentativo delle aziende associate, i dati necessari per la realizzazione dello studio PEF del Provolone Valpadana DOP, partendo dall’azienda agricola, passando per il caseificio, per arrivare alla fase finale di stagionatura, confezionamento e successivo inserimento sul mercato.

Dallo studio, risulta che la fase del ciclo di vita più impattante sia, senza dubbio, la produzione del latte. Per questo motivo, future azioni per la riduzione degli impatti ambientali nel ciclo di vita del prodotto si concentreranno proprio su questa fase. In misura inferiore, le azioni dovrebbero focalizzarsi sulle fasi direttamente gestite dai caseifici, con un focus particolare sui consumi energetici e, soprattutto, sulla capacità di misurare gli impatti di ogni singola fase di produzione, al fine di massimizzare l’efficacia di intervento.

Lo studio, accompagnato da una relazione tecnica, ha consentito al Consorzio di predisporre la bozza di Regole di Categoria di Prodotto (RCP) che sono state sottoposte a consultazione pubblica sul sito del Ministero della Transizione Ecologica, dal 03/04/2021 al 03/05/2021. In seguito a tale consultazione, il Consorzio ha provveduto a redigere la versione finale di RCP, attualmente in fase di approvazione finale da parte dello stesso Ministero.

Una volta approvate le RCP, ogni singolo produttore di Provolone Valpadana DOP avrà l’opportunità di ottenere il marchio “Made Green in Italy”, sottoponendo il proprio processo aziendale, condotto nel rispetto delle suddette RCP, a una verifica da parte di enti terzi accreditati per la certificazione, secondo quanto prevede il Regolamento dello schema “Made Green in Italy”.

“Le aziende hanno accolto con grande interesse la proposta avanzata dal Consorzio, coscienti del fatto che l’adesione allo schema “Made green in Italy” rappresenterà la possibilità di comunicare i traguardi ambientali che ciascuna azienda si pone come obiettivo di miglioramento al consumatore finale” – ha dichiarato Libero Giovanni Stradiottti, Presidente del Consorzio Tutela Provolone Valpadana – “Made green in italy” –  prosegue, concordando con quanto espresso dal Ministero –  “è la prima certificazione di natura pubblica basata sulla metodologia europea PEF, attuata inserendo ulteriori requisiti di sostenibilità e più ambiziosi requisiti di qualità ambientale nazionali, in grado di distinguere la produzione italiana, così ben rappresentata dal Provolone Valpadana DOP.”

“In un mondo che si muove sempre più velocemente – afferma il Direttore, Vittorio E. Pisani – il Consorzio intende proporre azioni che siano in linea con le aspettative del consumatore, generando, nel limite del possibile, nuovo valore per le aziende associate. Il concetto di valore, inteso come rapporto qualità/prezzo percepito è indubbiamente un aspetto prioritario nella scelta operata dal consumatore ed è quindi necessario accrescere la considerazione del Provolone Valpadana, in particolare quando il prodotto deve confrontarsi con le tendenze. Il progetto Made Green in Italy ha mostrato come i temi della sostenibilità e dell’economia circolare possano rappresentare una opportunità, anche in stretta relazione tra Consorzi che interagiscono all’interno della medesima area di produzione. Sarà quindi necessario che il complesso delle norme che regolano le Indicazioni Geografiche vengano riviste ed aggiornate tenendo conto di come la politica europea, attraverso l’adozione della strategia “Farm to fork”, parte importante dell’European Green Deal, intenda trasformare il sistema alimentare e le filiere che ad esso si riferiscono.”

Cos’è l’impronta ambientale e come la misura Made Green in Italy?

L’impronta ambientale di un prodotto (inteso come “bene” o “servizio”) è una misura fondata sulla valutazione delle prestazioni ambientali di un prodotto, analizzate lungo tutto il ciclo di vita, dall’approvvigionamento delle materie prime al fine vita, calcolate al fine di ridurre gli impatti ambientali di tale bene o servizio.

La Commissione Europea ha pubblicato la raccomandazione 2013/179/UE del 9 aprile 2013 che definisce un metodo unico europeo per la valutazione e comunicazione dell’impronta ambientale dei prodotti denominato Product Environmental Footprint – PEF.

Lo schema “Made Green in Italy” adotta la metodologia PEF per la determinazione dell’impronta ambientale dei prodotti.

Cosa prevede l’attuazione dello schema?

L’attuazione dello schema prevede due fasi:

–       Prima fase: elaborazione delle Regole di categoria di prodotto (RCP);

–       Seconda fase: adesione allo schema “Made Green in Italy” da parte dell’azienda produttrice per il rilascio del logo;  

Lo studio di valutazione dell’impronta ambientale contiene, nello specifico, il calcolo dei valori degli indicatori ambientali relativi alle tre principali categorie di impatto individuate dalle relative RCP e del valore ottenuto per aggregazione dei tre principali indicatori di impatto attraverso normalizzazione e pesatura.

Tale valore viene confrontato con il valore del benchmark definito all’interno delle stesse RCP.

Affinché un’azienda possa aderire allo schema “Made Green in Italy” con uno o più dei suoi prodotti, è necessario che esistano le “Regole di categoria di prodotto” (RCP), ovvero i documenti contenenti indicazioni metodologiche che definiscono regole e requisiti obbligatori e facoltativi necessari alla conduzione di studi relativi all’impronta ambientale per quella specifica categoria di prodotto.

Quando è possibile usufruire del logo?

Il regolamento prevede una classificazione dei prodotti in tre classi di prestazione:

ü  classe A, prodotti eccellenti che hanno una prestazione migliore rispetto al prodotto medio (benchmark);

ü  classe B, prodotti con prestazioni uguali al benchmark;

ü  classe C, prodotti con prestazioni peggiori rispetto al benchmark.

prodotti che possono ottenere il logo “Made Green in Italy” sono quelli che presentano prestazioni ambientali pari o superiori al benchmark di riferimento (prodotti di classe A e di classe B).

I prodotti di classe C non possono ottenere l’uso del logo.

I prodotti di classe B possono ottenere l’uso del logo ma devono prevedere un piano di miglioramento da implementare nell’arco dei tre anni di validità della concessione d’uso.

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