Ogni anno 55.000 donne in Italia si ammalano di tumore al seno e 12.300 ne sono vittime…..

 ……..Le prospettive di sopravvivenza sono fra le migliori al mondo (87%) ma per

Fondazione Umberto Veronesi l’obiettivo è avvicinarsi a un orizzonte ideale del 100 per cento. Come?

  • Ottimizzando la diagnosi precoce, grazie a un approccio integrato di medicina di precisione
  • Promuovendo prevenzione e stili di vita salutari, anche in tempo di pandemia
  • Investendo sulla consapevolezza globale, senza dimenticare le donne nelle aree svantaggiate del mondo

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Il tumore al seno è il più diffuso fra le donne. Ogni anno in Italia sono 55.000 le nuove diagnosi e le prospettive di sopravvivenza sono fra le più alte al mondo (87% a cinque anni) grazie agli screening e a terapie efficaci. Ma su una patologia così diffusa anche le percentuali che appaiono piccole si traducono in un impatto devastante: sono 12.300 le vittime ogni anno, il 16% di tutte le morti per cause oncologiche fra le donne.

 A fare la differenza è ancora, nella gran parte dei casi, la diagnosi precoce. Ecco che allora è urgente arrivare prima, per curare meglio se necessario. Come? Ottimizzare i percorsi di prevenzione secondaria ricorrendo agli strumenti più efficaci che la ricerca e un approccio integrato di medicina di precisione possono offrire. In quest’ottica Fondazione Umberto Veronesi sostiene lo Studio P.I.N.K. (PreventionImagingNetwork and Knowledge), che indaga le migliori forme di diagnostica per il tumore al seno (mammografia, ecografia, tomosintesi o una loro combinazione) personalizzandole in base alle caratteristiche di ogni donna, al suo profilo di rischio, tenendo conto dei parametri clinici, della familiarità e dello stile di vita.

Lo studio, promosso dall’Istituto di Fisiologia Clinica del Consiglio Nazionale delle Ricerche (Cnr-Ifc) e finanziato da Fondazione Umberto Veronesi, è stato avviato nel 2018 e coinvolge 15 centri in Italia, con l’obiettivo di reclutare 50.000 donne in cinque anni. A giugno 2021 le pazienti esaminate erano quasi 26.500. Le prime analisi parziali raccolte* su 22.848 pazienti e 175 tumori identificati mostrano che l’integrazione della mammografia con altre modalità di diagnostica per immagini ha permesso di aumentare del 35,5% l’accuratezza diagnostica. Quest’anno lo studio verrà ampliato con un’indagine nutrizionale (per valutare nuove correlazioni tra stile di vita e rischio di specifiche forme di tumore), con la creazione di una biobanca di imaging per la ricerca epidemiologica e clinica, e con un’analisi delle radiazioni impiegate, per una valutazione costi/benefici di eventuali danni da radiazioni rispetto a maggiore precisione e tempestività diagnostica.

Diagnosticare tempestivamente i tumori permette di curarli in modo meno invasivo e meno costoso, e di ridurre la mortalità” – dichiara Paolo Veronesi, Presidente di Fondazione Umberto Veronesi e Direttore Divisione Senologia Chirurgica dello IEO. “Studiare a fondo gli strumenti straordinari della medicina odierna e calibrarli nel modo migliore su ogni donna ci aiuterà a minimizzare il rischio di sovradiagnosi e di costi inutili per la donna e per la collettività”.

Ma nel 2021 e in tempo di pandemia, l’urgenza è anche ricordare alle donne l’importanza di sottoporsi ai controlli, di tornare con fiducia negli ambulatori medici. “Le statistiche indicano nel nostro paese dati di sopravvivenza alti rispetto alla media europea e, se ciò accade, è anche perché gli screening danno a noi medici la possibilità di trattare malattie curabili – prosegue il professor Veronesi -. È urgente riattivare pienamente i servizi di prevenzione, recuperare i ritardi e rinnovare il rapporto di fiducia con i cittadini. Non possiamo permetterci che la prevenzione resti indietro”.

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