Melania Sorbera di Medical Excellence TV interroga Andrea Baragetti: “Come può la dieta influenzare il microbiota intestinale?”

di Piergiacomo Oderda

«Come può la dieta influenzare il microbiota intestinale?». Melania Sorbera di
Medical Excellence TV interroga Andrea Baragetti, Ricercatore presso il
Dipartimento di Scienze Farmacologiche e Biomolecolari dell’Università di
Milano. Presenta i risultati scientifici di una ricerca sul microbiota intestinale,
finanziata nel 2019 dall’azienda vinicola “Beni di Batasiolo”, nella seduta del 16
novembre all’Accademia di Medicina di Torino (h 1730,
www.accademiadimedicina.unito.it). «Una relazione tanto discussa, ad oggi
ancora controversa nell’ambito della prevenzione cardiovascolare». I pazienti
aderiscono poco alla dieta, quando si decidono è tardi rispetto alla disfunzione
cardiovascolare. Col medico curante e con lo specialista è molto difficile
identificare i cibi da togliere. «Ad oggi l’archetipo è stato quello di ridurre i
grassi, gli zuccheri semplici, favorire le fibre». Tuttavia, evidenze consolidate in
letteratura, almeno dal punto di vista sperimentale, portano ad un approccio
«sartoriale». Nella pratica clinica, si nota come persone che aderiscono anche
“militarmente” alle linee guida non raggiungono un target di peso o di
prevenzione cardiovascolare. Nasce per necessità clinica la volontà di
investigare la relazione fra dieta e microbiota. Il microbiota viene definito come
una galassia che sta nell’intestino dove una serie di batteri modulano
l’assorbimento dei cibi ed il loro potere infiammatorio. Lo spirito scientifico del
progetto riguarda l’identificazione dei ceppi batterici che costituzionalmente
sono presenti in ogni individuo in modo differente, determinando una maggiore
o minore capacità di assorbimento dei cibi. La giornalista chiede quali siano i
batteri che influenzano la composizione della flora intestinale. Ogni individuo
presenta bilioni di ceppi batterici, lo studio cerca di individuare quei quattro,
cinque batteri che potrebbe valer la pena investigare. Individua ceppi batterici
interessanti, presenti in modo differente in soggetti a più alto o più basso
rischio cardiovascolare. Si è notato «in maniera sorprendente» la presenza di
Escherichia coli nei soggetti con malattie cardiovascolari precliniche (“placche”
carotidee valutate con ecodoppler). Un ceppo batterico in grado di
metabolizzare alcuni cibi e di favorire l’assorbimento di nutrienti
proinfiammatori è la trimitelammina n-ossido tmao, «una molecola a forte
potere aterogeno». Per contro, i soggetti con più basso rischio cardiovascolare
esposti ad alcuni cibi come fibre portano il Faecalibacterium prausnitzii, un
forte produttore di molecole antiinfiammatorie come il butirrato. Favoriscono
l’assorbimento di cibi ricchi in fibre, associato al minor rischio cardiovascolare.
Melania Sorbera chiede ancora se il microbiota influisca sull’aumento di peso.
«Modelli sperimentali mostrano chiaramente come la variabilità del microbiota,
tanti ceppi batterici nell’intestino rendano più facile il controllo del peso».
Ridurre la ricchezza di ceppi batterici conduce al rischio di sviluppare peso e
comorbilità. Come potenziare il microbiota? Mangiare fibre, proteine
antiinfiammatorie, ridurre i grassi, la carne rossa, i dolci. Sono concetti veri ma
il progetto seguito dal dott. Baragetti porta ad una nuova visione «sartoriale».
L’intento consiste nella speranza di proporre marcatori metagenetici del
microbiota per identificare soggetti su cui certi cibi fanno meglio o peggio.

Consiglia una dieta variegata a cui associare eventualmente prodotti
nutraceutici che polarizzano contenuti di prebiotici e probiotici.
L’incontro verrà introdotto da umberto Dianzani, immunologo, Università del
Piemonte Orientale. Sarà presente anche Simona Ronchetti, Professore
Associato all’Università di Perugia. Pure il suo progetto dal titolo “Valutazione
dell’Associazione Prebiotico – Farmaco Biotecnologico per il trattamento delle
malattie infiammatorie intestinali” è stato selezionato tra 146 progetti da una
Commissione nominata dall’Accademia di Medicina di Torino.

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