PNNR: da AIGO spunti programmatici per una corretta gestione delle malattie croniche gastrointestinali, seconda causa di ricovero in Italia

AIGO (Associazione Italiana Gastroenterologi ed Endoscopisti Digestivi Ospedalieri) in occasione del Corso Nazionale 2021 in programma a Palermo (25-27 novembre) focalizza l’attenzione sulla problematica della cronicità, anche in vista del PNNR con una proposta di un modello di gestione integrata in rete ospedale-territorio delle malattie dell’apparato digerente, seconda causa di ricovero ospedaliero in Italia.

La gestione della cronicità in Gastroenterologia sarà il focus del Corso Nazionale AIGO (Associazione Italiana Gastroenterologi ed Endoscopisti Digestivi Ospedalieri) in programma a Palermo nei prossimi 25-27 novembre 2021. Un tema che diventa di fondamentale importanza in questo momento storico in cui la pandemia Covid ha portato drammaticamente alla ribalta alcune carenze storiche, insieme alla necessità di una rivisitazione della gestione di tali patologie.
Sono circa 24 milioni gli italiani che soffrono di una patologia cronica a carico dell’apparato digerente, numero in costante aumento con un parallelo incremento della spesa sanitaria che attualmente sfiora i 67 miliardi di euro, destinata a superare i 70 in pochi anni, sulla base di una recente proiezione ISTAT.
“Le malattie dell’apparato digerente rappresentano la seconda causa di ricovero in Italia (circa 900 mila/anno) dopo le malattie cardiovascolari,” afferma il Dr. Fabio Monica, Presidente Nazionale AIGO “sia per patologia acuta che per riacutizzazioni di patologie croniche; queste ultime infatti richiedono ospedalizzazioni frequenti e ripetute, a volte prolungate, con un impatto rilevante sulla salute della popolazione e sui costi di assistenza ospedaliera, indagini specialistiche, e di spesa farmacologica.”
Le patologie complesse trattate dalla Gastroenterologia ospedaliera sono numerose e richiedono competenze e specializzazione diversificate, percorsi chiari e condivisi.
“Cito a titolo di esempio” continua il Dr. Monica “un recente studio sui malati affetti da cirrosi epatica, quasi 200mila in Italia, per i quali è stata calcolata una media di 1.7 ricoveri/anno a paziente, con costi molto maggiori di quelli per scompenso cardiaco ed insufficienza respiratoria. Inoltre, in più della metà dei casi, le malattie croniche dell’apparato digerente colpiscono persone giovani, in età lavorativa: una analisi completa deve tener conto anche dei costi indiretti dovuti ad una mancata produttività.”
Ciò è fondamentale anche a fronte del perdurare dell’emergenza pandemica, ai ritardi nella ripresa di cure e soprattutto di programmi di prevenzione per le principali patologie causati da essa che si calcola – dal 2020 ad oggi – abbiano determinato una perdita di almeno 15 mesi di aspettativa di vita, disegnando una situazione epidemiologica del Paese in generale peggioramento.
AIGO, nell’ambito dell’azione promossa da FISMAD (Federazione Italiana Società delle Malattie Apparato Digerente) si fa oggi promotrice di una proposta proattiva concreta ed articolata per supportare il Governo, impegnato nella definizione del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza in ambito salute e sanità (Missione 6: Opportunità per il Sistema Sanitario Nazionale e paradigma One Health).
“La medicina di attesa nel contesto delle malattie croniche è fallimentare” – conclude il Dr. Monica. “Si tratta di un concetto scientificamente noto da molti anni ormai, ma che mai ha trovato una soluzione pratica. Occorre un’organizzazione flessibile, capace di rispondere alle necessità del paziente, che coinvolga il medico specialista ospedaliero, il medico di medicina generale, gli infermieri e i caregivers.”
La soluzione sembra dunque essere un modello di assistenza integrata in rete tra ospedale e territorio che lasci agli ospedali per acuti solo l’accoglienza dei quadri clinici ad alta complessità e non gestibili sul territorio, e che sia al tempo stesso efficace nel ridurre il rischio di ricovero stesso.
Un modello organizzativo flessibile, con una presa in carico “circolare” del paziente, capace di rispondere alle sue esigenze, e la creazione di un PDTA (Percorso Diagnostico Terapeutico Assistenziale) che preveda una distribuzione omogenea delle risorse e delle expertise sulla base dell’epidemiologia e della numerosità della popolazione in ogni provincia o regione.



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