SE IL JAZZ FOSSE COLORATO

Di che colore è la musica? Come suona un numero? Forse a tutti noi sarà capitato di viaggiare con la fantasia mentre ascoltiamo un concerto di musica classica; questo è normale perché la musica ci rapisce e stimola la nostra immaginazione, ma c’è chi calcola a colori, cioè vede i numeri colorati o mentre ascolta una sinfonia o una nota musicale la associa a un particolare colore o a un’immagine.

 

 

Questo modo “colorato” di pensare si chiama sinestesia (dal greco synaithésis, percezione simultanea). Ne abbiamo parlato con Daniela Biganzoli, in arte Dab (www.dabpensiero.wordpress.com), pittrice e designer di Arte Quantistica e responsabile della sezione artistica del gruppo Egocreanet, ONG di ricerca e sviluppo dell’Università di Firenze.

 

Come si spiega scientificamente questo fenomeno?

“La sinestesia è un fenomeno sensoriale che riguarda una persona su duecento. Chi possiede questa “dote” mescola le percezioni provenienti da due o più sensi, ricavandone una memoria eccezionale. Il famoso fisico Richard Feynman diceva “Quando vedo delle equazioni, vedo le cifre a colori, non so perché, e mi chiedo come diavolo deve apparire agli studenti””.

 

Esistono soggetti più portati a manifestare la Sinestesia?

“Si, statisticamente sembra colpire maggiormente pittori, poeti e romanzieri, addirittura sette volte più frequentemente. Come si può ben immaginare, nell’arte la sinestesia è un fattore ideale che favorisce le percezione emotive delle immagini e l’integrazione comunicativa tra saperi ed emozioni. Essendo un’artista sono rimasta letteralmente affascinata da questo fenomeno, tanto da creare diverse opere su questa tematica; “Sinestesia” che rappresenta in particolare quella colore-suono e altre due, ispirate a due  compositori, ”I suoni colorati di Messiaen” e “Ascoltando Scriabin”. Oggi noi siamo in grado di dare un nome a questo fenomeno, considerato probabilmente in passato, una stranezza, se non un difetto”.

 

Abbiamo testimonianze di questo?

“In passato vari artisti hanno esercitato, probabilmente inconsciamente, le loro capacità sinestetiche. Kandinskij, per esempio, era capace di associare la musica con combinazioni di forme e colori. Invece a De Chirico l’intensa attività di concentrazione procurava forti emicranie associate a immaginazione percettiva, il che favoriva la sua espressione artistica”.

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