Vincenzo Villari interviene in una riunione scientifica organizzata dall’Accademia di Medicina dal titolo “La depressione nell’anziano”.

di Piergiacomo Oderda

Vincenzo Villari, Direttore del Dipartimento di Neuroscienze e Salute Mentale e
della Struttura Complessa Psichiatria, interviene in una riunione scientifica
organizzata dall’Accademia di Medicina dal titolo “La depressione nell’anziano”.
Presenta i contenuti principali della sua lettura in un video disponibile sul
nuovo canale youtube dell’Accademia.
La depressione è una condizione che rappresenta uno dei principali problemi
della sanità pubblica ed è una delle condizioni cliniche più diffuse al mondo,
secondo l’OMS interessa trecento milioni di persone al mondo. E’ un fenomeno
in espansione, cresce con l’aumento del livello di reddito e delle condizioni di
vita; si associa all’aumento dell’età media. E’ una condizione che riguarda
anche l’età adulta ma soprattutto l’età avanzata. Va sottolineata un’importante
differenza di genere, il quindici per cento della popolazione ha nel corso della
vita un episodio depressivo. Si tratta di un disturbo vero e proprio, assume
caratteristiche di malattia e non va confuso con disordini emotivi, stati di
infelicità che tutti possono attraversare in seguito a vicende della vita (lutti, un
momento fisiologico come la menopausa, il pensionamento). Queste sono
condizioni fisiologiche che tutti affrontiamo con le nostre risorse (resilienza). La
depressione ha un inizio, può essere curata e qualche volta può anche
recidivare. Non si deve considerare patologico ciò che è una normale reazione
emotiva. Ci sono pazienti che non sono malati e vorrebbero essere curati con
farmaci quasi per anestetizzarsi dall’impegno emotivo. Viceversa, ci sono altri
gravemente malati che non vengono curati, in primis perché non la
riconoscono come malattia sia loro che i familiari che i medici non specialistici.
E’ una condizione patologica che richiede una cura. E’ richiesto l’uso di
strumenti medici come farmaci antidepressivi e un approccio psicoterapeutico
di supporto e di psicoeducazione sia per il paziente che per il suo “entourage”.
Va combattuta la convinzione che la depressione sia una sorta di dimensione
romantica esistenziale, senza riferimenti alla medicina. I depressi vanno curati,
aiutati, trattati, anche facendo opera di divulgazione e di sensibilizzazione di
tutta la popolazione e richiedendo ulteriori risorse per approntare servizi e reti
di supporto psicologico, psichiatrico e medico. L’incidenza aumenta con il
crescere dell’età, nell’anziano c’è il massimo di manifestazione di questo tipo di
disturbo che si sovrappone o si confonde con disturbi senili a carico della
cognitività, un iniziale deterioramento cognitivo o una fase conclamata di
demenza. Sussistono cause mediche, una malattia degenerativa, oncologica,
cardiovascolare; può essere un effetto collaterale indesiderato ma non meno
impattante della terapia medica che si segue per un’altra malattia ma che può
coinvolgere la sfera emotiva (p. es. cortisone). Nell’anziano è un problema da
non sottovalutare. Va curata perché correlata alla qualità di vita dell’anziano e
della famiglia. Una volta si consideravano anziani quanti avessero compiuto i
65 anni. Non si tratta di un problema di numeri ma di condizione di salute
generale e la condizione in cui ciascuno percepisce se stesso. A prescindere
dall’età, l’anziano è una persona pluriproblematica che ha bisogno di un
approccio olistico. Il grande anziano va curato dal geriatra. Uno specialista
rischia di vedere una prospettiva troppo limitata e poco utile rispetto al
benessere del paziente. La depressione va diagnosticata, trattata, si può
guarire. Può influire negativamente sulla qualità della vita, positivamente
quando passa e diventa un brutto ricordo.

L’incontro viene introdotto da Francesco Scaroina, Primario emerito di Medicina
Generale e Segretario generale dell’Accademia. Oltre al dott. Villari, interviene
anche Gianluca Isaia, Geriatra presso l’Ospedale Molinette di Torino e prossimo
Presidente della Società di Geriatria

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